L’inedito letargo del “lupo” è finito. Ogni mese incamera tre pensioni (da consiglio regionale, Parlamento e ministero dell’Istruzione), ma ad andarci sul serio, in pensione, non ci pensa proprio.

 

Mario Oliverio, il “lupo della Sila”, sta tornando. Dopo lo sgarbo subìto dal “suo” Pd – che non lo ha ricandidato alla guida della Regione preferendogli Pippo Callipo – l’ex governatore, per sette lunghi mesi, si è chiuso in un silenzio quasi monastico.

 

Non si è mai fatto vedere, non ha rilasciato interviste: ha formattato la sua più che quarantennale vita pubblica per rintanarsi a San Giovanni in Fiore, il suo buen retiro silano.

Quel che poteva fare

Perfino nel periodo più terrificante della pandemia da Covid-19, quando anche la Calabria si è fermata per il lockdown, Oliverio, che pure la regione l’aveva governata per cinque anni, non ha sentito il dovere politico o civico di uscire dal suo torpore indotto e di fare qualcosa.

 

Da guida politica, avrebbe forse potuto provare a trasformarsi in una guida morale, nel tentativo di dare un aiuto durante una delle fasi più difficili della storia regionale. Poteva proporsi al suo successore, Jole Santelli, come una sorta di consulente gratuito, visto che, in un lustro, aveva avuto modo di conoscere a fondo i meccanismi zoppicanti, e spesso infernali, della Cittadella; poteva – sempre in virtù di quella esperienza politico-amministrativa – avanzare idee e teorizzare soluzioni in grado di alleviare il disagio e le sofferenze dei calabresi; poteva, magari, e come minimo, scrivere una lettera aperta di incoraggiamento ai cittadini, mettersi al servizio gratuito della comunità, atteggiarsi a padre nobile della politica regionale e porsi come punto di riferimento almeno per il suo “popolo”, quello del centrosinistra.

Oliverio è sparito

Oliverio, invece, è scomparso. Non ha detto alcunché, non ha proposto nulla. Nell’ora più buia si è eclissato, comunque confortato dai vitalizi in arrivo da Regione e Parlamento e dalla pensione garantita dalla scuola (è stato, per pochi anni, assistente amministrativo in un istituto di San Giovanni in Fiore).

 

Sembrava un letargo senza risveglio, ma l’uscita di scena era tutto fuorché definitiva. Il lupo aspettava solo il momento giusto per tornare a ululare.

 

Il momento, ora, sembra più che propizio, considerato che proprio quel Pd che lo aveva rinnegato è diventato un pollaio incustodito. I “cani pastore” che lo presidiavano con zelo sono ormai fuggiti da tempo. Il segretario Nicola Zingaretti – obbligato a tenere a bada le continue fibrillazioni del governo Conte e alle prese con una leadership, la sua, sempre più traballante – ha da tempo abbandonato il partito calabrese al suo destino, come ben dimostrato dal caso Callipo.

 

L’ex candidato governatore, scelto d’imperio proprio da Zingaretti, ha rassegnato le dimissioni – peraltro lanciando pesanti strali contro l’intero “sistema” che dirige la Regione – ma questo non ha determinato alcuna reazione da parte del segretario dem.

 

Un’inerzia cui si è sostanzialmente adeguato anche chi ha coordinato il (fallito, evidentemente) processo di «cambiamento» del Pd calabrese: il responsabile per il Sud Nicola Oddati e il commissario regionale Stefano Graziano.

Il pollaio incustodito

La fuga dei custodi e il passo indietro di Callipo hanno, di fatto, messo fine al letargo di Oliverio, che ora si appresta a tornare sul campo, con la stessa circospezione di un predatore.

 

Il primo, timido, graffio avverrà con la «conferenza stampa-webinar», convocata per giovedì prossimo, dal titolo impegnativo («Sud d’Europa - radici e futuro della civiltà») e accompagnata dal proditorio hashtag #entriamonelmerito (sic).

 

Alcuni osservatori si interrogano da giorni: di cosa parlerà Oliverio? Si limiterà a riflettere sul «futuro della civiltà» da novello filosofo o proverà, invece, a togliersi qualche sassolino dalla scarpa?

 

Entrambe le cose. Perché in molti, nel Pd calabrese, interpretano la «conferenza stampa-webinar» come l’annuncio del ritorno dell’ex governatore, che vorrebbe approfittare del caos attuale per riorganizzare la sua corrente e così lanciare un’opa sul partito-pollaio calabrese, in vista di un possibile congresso.

I segni del ritorno

Le impronte già lasciate sul terreno non lasciano spazio a dubbi. Nel Cosentino, feudo dell’ex presidente, sono iniziate le grandi manovre, come dimostra lo scontro a carte bollate sulle modalità di tesseramento tra l’area oliveriana (rappresentata dalla deputata Enza Bruno Bossio, da suo marito, Nicola Adamo, e dall’ex segretario provinciale Luigi Guglielmelli) e il commissario, Marco Miccoli.

 

Quest’ultimo ha inviato alla Commissione nazionale di garanzia il nuovo regolamento, con richiesta di parere, per l’iscrizione al Pd. Un regolamento, oggetto di ricorso da parte di Guglielmelli e altri dirigenti, che contiene norme per favorire il tesseramento online e che, ha precisato Miccoli, «non prevede alcuna discriminazione nei confronti dei circoli e non riduce in alcun modo le loro prerogative». Determinerebbe, anzi, «livelli di garanzia e trasparenza al fine di evitare degenerazioni e irregolarità, che rendono i circoli più liberi, trasparenti e non scalabili da cordate e capibastone».

 

Messaggio chiarissimo, quello del commissario, secondo cui le nuove regole farebbero paura alla vecchia nomenclatura, cioè agli oliveriani. Che stanno lasciando impronte anche in altri territori, tra cui proprio San Giovanni in Fiore (dove l’ex presidente potrebbe spostare gli equilibri per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra) e Siderno, dove ad aspirare alla fascia tricolore è Maria Teresa Fragomeni, ex assessore al Bilancio dell’ultima giunta di centrosinistra.

Semplici coincidenze?

Potrebbero essere semplici coincidenze, oppure no. Fatto sta che Oliverio sarebbe deciso a rioccupare la scena repentinamente abbandonata, forse in cerca di un riscatto, di una nuova ribalta politica.

 

Il Pd – questo Pd calabrese – sarebbe l’occasione mancata per sette lunghi mesi. E poi, chissà: l’eventuale scalata al partito potrebbe essere l’atout giusto per tornare a contare davvero, dopo tanto letargo.

 

Insomma, questo strano lupo è tornato e si accinge a entrare nel pollaio. Anzi, nel merito.

bellantoni@lactv.it