In Italia a giugno scorso risultavano operative 187 case e 76 ospedali di comunità, mentre in Calabria è tutto fermo alle fasi di progettazione. Roberto Occhiuto dovrà decidere quali strutture tagliare dopo la rimodulazione del Piano da parte del Governo
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In Italia, allo scorso 20 luglio, sono 1097 gli ospedali e le case di comunità andate in appalto. In Calabria, invece, sono zero.
Quasi tutte le nuove strutture previste nel Pnrr Sanità sono ancora ferme alla fase della progettazione. E raramente questa fase è terminata.
Quasi nessuna delle strutture ha raggiunto l’ultimo step di progettazione, ovvero il progetto esecutivo concluso e validato. Nella maggioranza dei casi siamo ancora nella fase del progetto di fattibilità tecnico-economica.
Basta questo dato per capire le preoccupazioni di Bruxelles sui ritardi dell’Italia, registrati soprattutto nel Mezzogiorno, nella realizzazione del programma.
Una preoccupazione che arriva dopo il sì alle modifiche al Pnrr chieste dal Governo italiano. Il nulla osta riguarda la modifica di obiettivi che, a essere pignoli, erano fissati a giugno e invece siamo ancora qui ad attendere i 18,5 miliardi per i target di dicembre scorso. Ma l’importante è che per Natale arrivino i soldi.
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Parola d'ordine: accelerare, soprattutto in Calabria
Al di là di questo, la parola d’ordine è accelerare, soprattutto in Calabria dove la sanità è alle corde.
Il Pnrr nasce dopo la pandemia non solo per dare slancio all’economia della zona euro, ma soprattutto per cambiare il modello sanitario del Paese, finora troppo incentrato sugli ospedali e poco, o quasi zero, sulla medicina territoriale o di prossimità. Insomma il Pnrr avrebbe dovuto cambiare volto alla nostra sanità e rappresenta un’occasione straordinaria per la Calabria per poter uscire dal piano di rientro.
I numeri, però, dicono che le cose non stanno andando così e che in Calabria la realizzazione di ospedali di comunità, case di comunità e centrali operative territoriali sono ancora ferme al palo.
Uno studio dell’Agenas - l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali - sull’attuazione del Pnrr dice che a giugno scorso risultavano pienamente attive 187 case di comunità e 76 ospedali di comunità.
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Le regioni più celeri sono soprattutto al nord (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna), ma anche in Puglia le procedure vanno avanti spedite. In Lombardia mettono a gara la progettazione volta ad “umanizzare” uno spazio di oltre 12mila metri quadrati del nuovo Policlinico di Milano, per creare ambienti capaci di aumentare il benessere dei bambini e dei loro familiari, in cui sono previste zone di incontro e relax e spazi per lo smart working.
Sono numeri ancora contenuti, se si pensa che nel Piano sono state previste 1.430 case e 424 ospedali di comunità: ma la tabella di marcia è positiva, se si guarda alla scadenza di giugno 2026. Il tempo per recuperare c’è insomma, ma bisogna accelerare e soprattutto fare delle scelte.
I tagli: gli ospedali di comunità passano da 400 a 304 nel Piano nazionale
La rimodulazione del Pnrr da parte del Governo ha previsto un taglio delle case di comunità, che nel piano nazionale scendono da 1350 a 936 e una sforbiciata agli ospedali di comunità, che passano dai 400 previsti a 304. Come impatterà questo taglio nel sistema calabrese?
Qui il commissario Occhiuto aveva previsto la realizzazione di 20 ospedali di comunità e 67 case di comunità. Adesso, dopo i tagli del Governo, si aprono due scelte.
La prima è decidere quali strutture non realizzare. Ad esempio nel piano era prevista una casa di comunità a Casali del Manco e un’altra a Spezzano Sila, entrambi nel cosentino.
Quale delle due verrà realizzata? Magari entrambe e qui entriamo nella seconda scelta cui è chiamato Occhiuto, ovvero finanziare con fondi della Regione la realizzazione di tutte le infrastrutture previste.
L'obiettivo è abbassare la pressione sugli ospedali
Bisogna considerare che una volta operative queste strutture faranno diminuire, e di molto, la pressione sui nostri ospedali. Giusto per fare un esempio all’Annunziata di Cosenza si registrano 300 accessi quotidiani al Pronto soccorso, oltre il 70% sono accessi impropri perché si tratta di malati cronici che potrebbero essere seguiti benissimo in strutture territoriali.
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Anche qui, però, bisogna scegliere in fretta perché il vero problema, oltre a costruire queste nuove strutture, è dotarle di personale adeguato.
Occhiuto da tempo lamenta la difficoltà di reclutare medici, al punto che ha deciso di andarli a prendere dall’altro capo del mondo. Eppure la Calabria ha avuto soldi e deroghe per le assunzioni.
La Regione non ha usato i fondi per le assunzioni del personale sanitario
Attraverso i decreti Calabria I e Calabria II si erano stanziati dei fondi, ma soprattutto si era data una deroga al blocco del turnover. Con i decreti si autorizzava l’assunzione di 356 infermieri, 20 medici, 190 Oss, 200 assistenti sociali e altre figure professionali. Dagli esiti del tavolo interministeriale di controllo si apprende che quei soldi sono stati accantonati dalla Regione.
Se a questo aggiungiamo i tempi medi dei concorsi (all’Asp di Cosenza passano due anni e mezzo dalla pubblicazione del bando alla firma del contratto) si capisce come anche sul fronte del reclutamento Occhiuto debba necessariamente accelerare.