È Maria Stefania Caracciolo il nome forte, uno dei due nuovi, che si incastra nel gioco al rialzo della architettura di Roberto Occhiuto. Che disegna la sua nuova giunta come fosse la prima, o forse l'ultima. Certamente quella che a metà legislatura deve tenere conto del peso specifico e degli equilibri ormai definitivi emersi a più livelli nel centrodestra regionale e nazionale. Con uno sguardo al presente e forse persino due rivolti al futuro. Come avesse tre occhi.

Maria Stefania Caracciolo non sostituisce Giusy Princi alla "destra" del Padre, benché con lo stesso retaggio. Se possibile, però, va oltre. Viceprefetto vicario a Reggio (indicata più volte in giro per il Paese nella gestione dei Comuni sciolti per mafia) Caracciolo spalma livello superiore da dentro la "quota" dello Stretto. Improponibile non intravedere la mano di Ciccio Cannizzaro che cede ben volentieri una vicepresidenza irripetibile a guida Princi in cambio di un peso specifico griffato in giunta. Peraltro mutuando anche parte delle deleghe della stessa cugina oggi parlamentare europeo.

Insieme, Cannizzaro e Occhiuto, declinano che politicamente avrebbe reso e renderà di più consegnare al tavolo il peso specifico che "merita" sul campo Fratelli d'Italia che ostinarsi sulla poltrona di vice. Che con Pietropaolo, già presente in squadra, chiude il cerchio. Doppio il simbolo e la simbologia. Fdi nella stanza vera dei bottoni, da un lato. Wanda Ferro, nello specifico, dall'altro perché sarebbe da ingenuamente superficiali non intravedere il sottosegretario agli Interni dietro le movenze dell'assessore catanzarese. Ove mai e per qualsiasi ragione al mondo (indotta, subita, generata, desiderata) Occhiuto dovesse non completare il suo mandato è Pietropaolo (con Wanda) il "Virgilio" che deve traghettare verso urne nuove. E se non basta il peso del vice a osannare il nuovo perimetro di Fratelli d'Italia ecco Giovanni Calabrese che fa shopping di deleghe.

Al Lavoro che già aveva ecco altro incarico di peso, il Turismo. Un tempo di Fausto Orsomarso. Forza Italia gioca di fino il nuovo disegno del potere. Soprattutto al proprio interno. Tiene tutte le deleghe che aveva e ne aggiunge anche di più. E bilancia il "rispetto" nei confronti di Tajani non proprio scontato negli ultimi tempi da queste parti. Già detto di Cannizzaro, sale la "quota" Reggio, il resto lo fa un'altra delega robusta per Gianluca Gallo. Già alle prese con l'Agricoltura ora dovrà vedersela anche con i Trasporti. Il record dei consensi di quasi tre anni fa non basta più come movente.

C'è evidentemente dell'altro a partire da un equilibrio nazionale interno e di prospettiva in Forza Italia che non lascia per niente ai margini proprio lui, Gianluca Gallo. Più o meno la stessa resa dei conti interna rende la Lega invece "brodo" di se stessa. Tre quarti di partito (se non di più) a puntare il dito contro Emma Staine. Che viene fatta fuori senza incontrare la benché minima resistenza di Roberto Occhiuto. Tutt'altro semmai. Solo Minasi a fianco di Staine ma evitare le sberle è impensabile. Non la vuole quasi nessuno e tocca sostanzialmente a Gelardi sussurrare la sostituzione a Salvini, nell'impotenza generale degli altri consiglieri mascherata da disinteresse. Da qui alla solita intifada è un attimo. Così come meno di un attimo ci si mette a far fuori Staine dalla giunta.

Arriva Caterina Capponi da Melito Porto Salvo al posto suo. E già più d'uno è pronto a ribattezzarla la "nuova" Staine. Che viste le premesse non suona proprio come un incoraggiamento.