VIDEO | L'Assemblea, seppure a maggioranza e con una profonda divisione nel centrosinistra, aveva chiesto all'imprenditore di ripensare alla sua decisione. L'inerzia del candidato governatore per qualcuno prelude a un suo possibile ritorno
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Ancora giallo intorno alle dimissioni di Pippo Callipo respinte a maggioranza dal Consiglio regionale. L’Assemblea con l’eccezione dei voti di Giuseppe Aieta e Flora Sculco dei Dp e di Luigi Tassone del Pd, che di fatto hanno provocato una lacerazione all’interno del centrosinistra, ha votato per non accogliere le dimissioni dell’imprenditore vibonese chiedendogli un ripensamento.
Questo almeno nelle intenzioni del centrodestra e dalla gran parte della minoranza. Per i Democratici e Progressisti e per Tassone, invece, l’accoglimento delle dimissioni sarebbe stato un segnale politico di autorevolezza dopo le gravi accuse che Callipo ha rivolto al Palazzo e alla classe dirigente calabrese. Tassone lo ha anche spiegato con un comunicato stampa: «respingendo le dimissioni il Pd rischia di dare un ulteriore segnale di debolezza». Chiara presa di posizione anche in vista del prossimo congresso regionale con Tassone, e il suo sponsor Censore, che hanno lasciato la corrente di Andrea Orlando per trasferirsi alla corte di Nicola Zingaretti.
In ogni caso, dal Consiglio dello scorso 14 luglio che ha respinto le sue dimissioni, non si è mai interrotto il silenzio di Pippo Callipo che ha preso atto della decisione del Consiglio ma non ha nuovamente ripresentato le dimissioni, rimanendo di fatto ancora in carica. Ovviamente potrebbe presentarle in qualsiasi momento e il Consiglio dovrebbe prenderne atto stavolta, almeno secondo l’interpretazione prevalente. Secondo un’altra sarebbe necessario un nuovo voto in Consiglio fino al definitivo accoglimento.
Questa inerzia, però, è stata valutata dai consiglieri del centrosinistra come uno spiraglio rispetto alla possibilità che Callipo decida di rimanere in Consiglio magari rinunciando al ruolo di capogruppo che passerebbe a Marcello Anastasi.
Sicuramente l’opposizione ha necessità di fare in fretta e di capire come riorganizzarsi specialmente dopo lo scontro tra il capogruppo del Pd Domenico Bevacqua e il gruppo dei Dp in ordine alla composizione delle Commissioni, con Flora Sculco che non ha nessuna intenzione di rinunciare alla vicepresidenza della Commissione Bilancio ponendosi in posizione autonoma rispetto ai gruppi di centrosinistra, con il benestare del presidente Aieta che non nasconde il suo ottimo rapporto con Mario Oliverio e ha lodato pubblicamente il suo ritorno sulla scena politica con la recente conferenza stampa.
Anche sul nodo Commissioni il momento della verità dovrebbe arrivare a fine mese quando saranno convocate le Commissioni per l’avvio dei lavori, così come annunciato dal presidente Mimmo Tallini. Rimanere senza una leadership chiara dentro palazzo Campanella non sarebbe certo il miglior viatico per i gruppi di minoranza che fin qui hanno viaggiato in ordine sparso.