VIDEO | Il dibattito pubblico non ha più audience mentre Sanremo sbanca l’Auditel. Le ideologie tramontano e le canzoni no. Ma qualche tema riesce ancora a scaldare gli animi. Tra gli ospiti anche Bruno Bossio, Graziano, Alberti, Furio Colombo, Abbate e Russolillo
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Sanremo sbanca l’audience mentre la politica, sempre più esangue, non attira più. Antonella Grippo apre così una puntata di Perfidia che segue il filo delle canzoni. Quelle che hanno cambiato il costume italico, quelle che lo hanno raccontato.
Un brano per ciascun ospite, giusto per stare in tema. A Orlandino Greco (sindaco di Castrolibero e dirigente di Italia del Meridione) tocca “Tutta mia la città”, anticipazione dello scontro in studio sulla fusione Cosenza-Rende-Castrolibero che animerà il finale. Per Enza Bruno Bossio “Insieme a te non ci sto più”: riferimento non troppo velato alla distanza tra la sua corrente del Pd e la segretaria Elly Schlein. Il consigliere regionale Giuseppe Graziano viene introdotto sulle note di “Dimmi di sì” dei Pooh, omaggio all’atteggiamento post-ideologico del suo partito Azione. Il consigliere regionale ci scherza su: «Viviamo alla giornata».
In collegamento la scrittrice Barbara Alberti ricorda quando «Sanremo si guardava alla radio» ed evidenzia lo shock del primo sexy maschile rappresentato dal molleggiato Celentano (Bruno Bossio confessa di preferire da sempre il più rassicurante Gianni Morandi).
A Perfidia il tramonto delle ideologie
Gli ospiti, per stare a metafore sanremesi, suonano come un’orchestra quando c’è da prendere le distanze dalle rigidità delle ideologie. Esordisce Orlandino Greco: «Graziano sa bene che non credo nella politica ideologica né in quella post-ideologica. Ormai destra e sinistra sono categorie buone per esercizi filosofici. Esempio: se a propormi la fiscalità di vantaggio al Sud fosse Autonomia operaia sarei pronto a siglare un’alleanza».
Graziano prende la nota e continua la melodia: da calendiano guarda più ai progetti che agli schemi e invita il collega: «In Azione c’è posto».
Enza Bruno Bossio non è una fan del post-ideologico ma conferma: «Categorie come comunismo e fascismo sono superate, esiste una distinzione tra conservatori e progressisti. Ma oggi a scaldare i cuori sono parole sull’umanità come quelle pronunciate da Papa Francesco: lui dice cose rivoluzionarie in un momento in cui non ci sono politici rivoluzionari».
Stacco su “L’avvelenata di Guccini” e sui ricordi politico-musicali di Antonella Grippo («noi di sinistra ascoltavamo Battisti di nascosto»). Chi oggi potrebbe lanciarsi in un’invettiva anti-politica come quella cantata da Guccini? Bruno Bossio non ha dubbi: «Mario Draghi, perché non lo hanno eletto presidente della Repubblica».
Sanremo 2024 | Il ballo del qua qua di John Travolta diventa un caso. Fiorello: «La gag più terrificante della storia della tv»
Abbate difende “Il ballo del qua qua”
Mai banale, l’intellettuale Fulvio Abbate non si fa abbagliare dalla religione dell’Ariston: «Porto un punto di vista laico: Sanremo si illumina solo quando mostra quello che Carmelo Bene chiamava l’osceno, altrimenti è noia da scaletta. Non dico che non si dovrebbe guardare, ma a volte è una cartina di tornasole di una realtà spesso schiacciata verso il basso». Il pensiero è eretico anche sul caso per eccellenza (almeno fino alla serata finale): la gag «più terrificante della storia della tv», quella di John Travolta che si cimenta nel “Ballo del qua qua”, non è poi così male. «Difendo quella scelta: avranno pensato fosse un passaggio naturale nel passaggio da Tony Manero all’insopportabile balletto in Pulp Fiction. Dal punto di vista dell’ironia ci sta tutta, rimanda la star di Hollywood in una dimensione da pensionati Cisl».
C’è spazio per un collegamento in diretta: dal cuore del festival Enzo Russolillo, l’inventore di Casa Sanremo che Grippo definisce «uomo omerico e coraggioso», racconta un altro anno di successi. E per due passaggi dedicati ad altrettanti racconti – diversissimi e necessari – della Campania: prima il regista Diego Santangelo illustra i temi del suo film A Muzzarell’, definito una pellicola a costo zero e impatto 100, poi – ancora da Casa Sanremo – Maria Martino, responsabile comunicazione Terre del Bussento, illustra senso e bisogno di una narrazione delle bellezze del territorio che si apre sul Golfo di Policastro.
Il caso | Ilaria Salis, il padre incontra Tajani e Nordio: «Siamo stati lasciati soli, mia figlia resterà ancora a lungo in carcere»
Le catene di Ilaria Salis e quelle dei Cpr. Furio Colombo: «Pessimo comportamento di Giorgia Meloni»
È sempre la musica a cambiare pagina. “Fai rumore” di Diodato per introdurre il segmento della trasmissione dedicato al rumore delle immagini giunte dall’Ungheria: l’italiana Ilaria Salis in catene davanti alla corte ha scosso coscienze e politica. Vero, anche se tutti gli ospiti ricordano che l’Italia non ha poi troppo da insegnare in tema di rispetto dei diritti umani nelle carceri. Enza Bruno Bossio sottolinea il caso dei Cpr, dove gli immigrati vengono reclusi senza avere neppure i diritti delle persone incarcerate. Le fa eco Graziano: «Nelle carceri italiane non si sta meglio. E poi non è facile entrare nelle questioni interne di un altro Paese: dovremmo pensare a risolvere i problemi di casa nostra». Orlandino Greco suona lo stesso spartito e usa l’estensione di un aforisma di Voltaire: «Il grado di civiltà di un Paese si misura dalle sue scuole e dalle sue carceri. In Italia non ci siamo ancora».
Tutti glissano sui balbettii del governo italiano riguardo al caso. Furio Colombo, uno dei decani del giornalismo italiano, entra invece a gamba tesa. La sua è una bocciatura tout court per Giorgia Meloni: «Una cittadina italiana è stata totalmente abbandonata. Nessuna premier si era mai macchiata di un comportamento simile, senza offrire neppure l’assistenza del console».
Il confronto | Città unica, punto fermo a Dentro la notizia: la fusione non può prescindere dalla volontà popolare
Scontro sulla Nuova Cosenza. Greco: «La legge è una porcheria»
La Perfidia è nella coda. Antonella Grippo rilancia “Tutta mia la città” e il dibattito si infiamma. Greco, strenuo oppositore della legge che vuole istituire la città unica Cosenza-Rende-Castrolibero, non usa parole dolci per la proposta: «Con un foglietto di carta che parla di fusione il consiglio regionale vuole estinguere tre città». L’obiettivo del sindaco di Castrolibero è Pierluigi Caputo (Forza Italia), primo firmatario della legge. Ma anche Graziano l’ha sottoscritta e tenta di difenderla: «La nuova città potrà accedere a finanziamenti che al momento sono preclusi. I vantaggi sono tantissimi». Il problema è anche di metodo. Bruno Bossio evidenzia che i consigli comunali sono stati scavalcati: «Non si può costruire la fusione con un foglio di carta. I tre sindaci avevano già intrapreso il percorso. Con l’iter pensato dal Consiglio regionale la città unica si cala dall’alto per iniziativa di un singolo consigliere», cioè Caputo. Iniziativa che, per Orlandino Greco, si può definire una «porcheria». Anche Graziano si infervora e ribatte che il vero motivo per cui i consigli comunali non vogliono la legge è che «tanti perderebbero scranni e stipendio». Nell’orchestra i volumi si alzano, le voci si sovrappongono. Un crescendo in cui le opinioni faticano a emergere. La politica sarà pure esangue ma ancora riscalda gli animi. Basta scegliere il tema giusto.