Dopo la pronuncia della Cassazione il sindaco di Reggio Calabria può rientrare a Palazzo San Giorgio, ma due anni di assenza si fanno sentire. E accanto alle beghe politiche ci sono quelle giudiziarie ancora da risolvere
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Se il rinnovo del consiglio comunale nel 2020, con la riconferma di Giuseppe Falcomatà, aveva dato il via al “secondo tempo” della sua amministrazione, adesso con il processo Miramare alle spalle e la fine della sospensione il sindaco di Reggio può iniziare un “terzo tempo”. E sarà anche l'ultimo, sempre che riesca ad arrivare a fine mandato nel 2025. Ieri sera la decisione della Cassazione (di cui si attende il dispositivo) ha stabilito per tutti gli imputati una ipotesi ex art. 56 coma 3 codice penale e ha ravvisato “desistenza”. Ha accolto la tesi difensiva secondo cui il delitto non si è mai concretizzato perché, nel caso di specie, la delibera della discordia è stata modificata in fase di discussione.
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Il processo Miramare
Al centro del processo Miramare, l’affidamento del Grand Hotel Miramare, uno dei palazzi storici della città, all’imprenditore Paolo Zagarella. Il Comune di Reggio aveva assegnato la gestione dopo che Zagarella, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso i suoi locali per la segreteria di Falcomatà. Secondo l’accusa sindaco e assessori avrebbero violato «i doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione». Per i pm Ignazitto e De Caria, la Giunta aveva adottato una delibera con la quale «statuivano l’ammissibilità della proposta proveniente dall’associazione “Il Sottoscala”» mentre avrebbero dovuto predisporre un bando pubblico. In primo grado, nel novembre del 2021 la condanna che il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Fabio Lauria, ha deciso per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà è di un anno e quattro mesi per abuso d'ufficio.
Condannati a un anno anche gli assessori appartenenti alla sua prima giunta: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Stessa sorte anche per il segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva, per la dirigente comunale del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” Maria Luisa Spanò e per l’imprenditore Paolo Zagarella. Dopo la condanna Falcomatà viene sospeso per l'effetto della Legge Severino. Decide di affidare il Comune di Reggio a Paolo Brunetti (già assessore che ha ricoperto ruoli delicati, prima la delega all'idrico e poi quella all'Ambiente) e la Città metropolitana a Carmelo Versace.
Un anno dopo, a novembre 2022, in appello arriva la conferma della condanna per abuso d’ufficio per Falcomatà condannato alla pena di un anno. Condanna a sei mesi per gli assessori della prima giunta. Ancora in sella Brunetti e Versace. Il sindaco chiede ai suoi facenti funzione e alla città di resistere. Di ieri la decisione della Cassazione, a cui il sindaco e gli altri protagonisti della vicenda avevano fatto ricorso ad aprile. Falcomatà, finita la sospensione, torna a sedersi a palazzo San Giorgio.
Lo scenario politico
Due anni di assenza se, da un lato, a lui hanno consentito di avere una visione più chiara delle vicende politiche della città, dal di dentro hanno minato la serenità del consiglio comunale di Reggio. E non per le recriminazioni da parte dell'opposizione, ma per vicende interne della maggioranza che ha perso pezzi per strada e ne continuerà a perdere adesso col ritorno nell'aula Battaglia. Mario Cardia, fedele di Falcomatà, ha mollato la maggioranza per sedere nel gruppo misto ed è pronto a passare alla Lega insieme al vice di Falcomatà, Armando Neri che siederà tra le fila del misto all'opposizione. Antonino Castorina lascia il Pd e va al misto ma non con la minoranza. Altro tassello, Nino Zimbalatti rientra ma è pronto a fare sentire la sua voce, anche contro la maggioranza se dovesse essere il caso. Una minoranza che si gonfia, al netto di una maggioranza che si nutre di rancori e conflitti. E poi la grande sfida sarà ricomporre una nuova giunta.
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Da quanto è dato sapere, al suo ritorno, Falcomatà gradirebbe che le deleghe degli assessori della giunta nominata da Brunetti gli fossero rimesse in modo da consentirgli di accettare le dimissioni di alcuni e di mantenerne altri. Non si può pensare, con tutto ciò che c'è da fare nei due anni che restano, di azzerare gli assessori. Soprattutto Falcomatà pensa a nomi nuovi e di una certa caratura in modo da compattare i suoi. Il tempo che rimane è poco è bisogna concentrare energie e risorse per ripartire. Punti fissi da cui iniziare a lavorare saranno i due facenti funzioni che resteranno come vice: Paolo Brunetti al Comune e Carmelo Versace a Metrocity.
Altro ritorno ma non a palazzo San Giorgio, bensì a palazzo Campanella, sarà quello di Giovanni Muraca che tornerà al consiglio regionale della Calabria tra i banchi del Pd al posto di un altro reggino, Antonino Billari.
Le beghe giudiziarie
Ma le gatte da pelare per Falcomatà non si esauriscono qui nella corsa contro il tempo per recuperare quanto non fatto in questi due anni. Su di lui pendono ancora situazioni in sospeso. Il 3 ottobre è arrivato un secondo rinvio a giudizio, per il caso Miramare bis. Un processo che nasce dalla denuncia del movimento Reggio Futura per la mancata costituzione del Comune di Reggio come parte civile proprio nel processo Miramare. Secondo la denuncia in Procura, Falcomatà, con comportamento omissivo, avrebbe impedito la costituzione, arrecando a se stesso e agli altri imputati un ingiusto vantaggio patrimoniale. L’accusa, anche in questo caso, è di abuso d’ufficio.
La trafila con un solo imputato potrebbe non essere poi così lunga e si arriverebbe a sentenza in pochi mesi.
E l'ultimo tassello è l'invio degli atti alla Procura, in relazione alla posizione di Falcomatà, deciso dal giudice del tribunale di Reggio per la vicenda dei brogli elettorali nell'udienza del 12 ottobre scorso.
Un ritorno difficile
Era un ritorno atteso quello del sindaco sospeso che chissà quante volte, dalla vicenda di Arrical con la Regione, fino alle società per la creazione della nuova squadra amaranto, si sarà morso le mani per non poter fare nulla. Adesso è il suo momento. Ma forse non è come lo aveva immaginato.
Insomma un cammino in salita. Una prova del nove. Forse la più dura che il politico Falcomatà abbia mai affrontato finora.