Pensione a vita e trattamento di fine rapporto, con assegno a 65 anni di età. Basterà almeno un anno e 6 mesi di anticipo rispetto ai lavoratori con 20 anni di anzianità per i consiglieri regionali calabresi per avere diritto alla reversibilità e pure all'indennità di fine mandato: un mese di stipendio per ogni anno di servizio, fino a un massimo di dieci. Ci provano in tanti, con una proposta di legge (la numero 2016), firmata dal Partito democratico ma che ha subito trovato sponda in altri consiglieri regionali: dal centrosinistra a Forza Italia per finire a Ncd. Non male per consiglieri regionali che si riuniscono solo 15 volte l’anno (o poco più) ricevendo già un’indennità di 6mila euro lordi più 3mila euro di “aggiunte forfettarie”. Una sorta di vitalizio camuffato, dunque, con la previsione che in caso di decesso del consigliere regionale, in attesa della pensione vi sia un un trattamento di reversibilità che va ai familiari superstiti.

 

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Con l’istituzione del trattamento di fine rapporto stabilita “in una mensilità dell’indennità di carica e di funzione per ogni anno di servizio svolto e sino al massimo di dieci anni”, si spenderanno così oltre 560 mila euro per l’adeguamento del sistema contributivo e altri 101mila euro per l’assegno di fine mandato. Soldi dei calabresi, anche se gli aspiranti pensionati rivendicano che saranno soldi pagati con i contributi dagli stessi versati. Al di là delle “formule” e dei “giochi di parole”, sempre di soldi publbici in ogni caso si tratta.

 

I firmatari. A firmare la “brillante” proposta di legge - primo firmatario il consigliere regionale del Pd, Mimmo Battaglia – sono stati: Sebi Romeo, Michele Mirabello, Antonio Scalzo, Giuseppe Aieta, Domenico Bevacqua (tutti del Pd). A loro si sono aggiunti altri consiglieri regionali di centrosinistra: Vincenzo Pasqua, Francesco D’Agostino, Arturo Bova, Olrlandino Greco, Mauro D’Acri, Giuseppe Giudiceandrea, Franco Sergio, Giovanni Arruzzolo (Ncd), Francesco Cannizzaro (Casa delle libertà), Baldo Esposito (Ncd), Giuseppe Graziano (Cdl), Ennio Morrone (Forza Italia) e Giovanni Nucera (La Sinistra).

 

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Per il Movimento Cinque Stelle, la proposta di legge che dovrà essere discussa ora in Consiglio regionale (salvo ritiri della proposta di legge) rappresenta nell’ennesima “riprova di quanto inadeguata, cialtrona e arrivista sia la classe dirigente che attualmente guida la Regione Calabria”. (g.b.)