«Ho partecipato alle visite che hanno fatto Schlein e De Micheli nella città di Reggio, perché siamo un partito a prescindere da chi votiamo. Io ho dichiarato il mio voto nel momento in cui si erano insediati gli organi di garanzia, dando la mia preferenza al candidato Bonaccini che domani chiuderà la campagna elettorale nazionale a Reggio Calabria, e questo, è già un elemento di grande cambiamento rispetto al passato perché se quattro anni fa al Congresso Nazionale in Calabria, non in Belgio, ma in Calabria, nessun candidato premier se non uno per sbaglio, si fece vedere, come se la Calabria non avesse diritto di tribuna, in questa tornata tutti i candidati al primo turno sono venuti».

Il segretario regionale del Partito democratico Nicola Irto lo ha detto più volte nel corso di questa campagna elettorale per le Primarie. E lo ha ripetuto anche questa mattina a Reggio, nel corso della conferenza stampa organizzata dai rappresentanti della mozione che si rifà al presidente dell’Emilia Romagna. Il partito calabrese, superato il commissariamento che ha acuito gli scontri tra fazioni, è ripartito. E la scelta di Bonaccini di chiudere a Reggio la campagna delle primarie, è per questo «un segnale importante per tutta la comunità democratica calabrese, a prescindere da chi si volta. E’ importante perché si è acquisita una credibilità forte, con un partito che si sta riorganizzando. Abbiamo fatto i congressi a tutti i livelli, siamo ripartiti, c'è tantissimo lavoro ancora da fare e noi auspichiamo che questo Congresso nazionale ci aiuti anche per continuare, per rafforzare, il percorso che dal basso stiamo facendo. Perché non è tutto da buttare».

Irto ha poi parlato della gigantesca fase organizzativa delle Primarie: «Siamo una grande comunità politica che non è autoreferenziale. Siamo l'unica comunità politica che sceglie il suo segretario, forse pure troppi per la verità, ma lo si sceglie democraticamente facendo una discussione e un confronto politico. Le primarie anche questa volta possono e devono rappresentare un momento di discussione politica ma soprattutto di grande spinta per il futuro».

Il segretario regionale si dice quindi convinto che Stefano Bonacini possa essere «la persona giusta per rigenerare e far ripartire il Partito Democratico in Italia e soprattutto per collocare il Partito Democratico, con un profilo europeista ma fortemente d'opposizione al governo Meloni, senza sfumature. La dobbiamo fare bene, per poter tornare a governare il paese ma solo se vinciamo le elezioni, non con operazioni di palazzo».

Auspicando quindi un grande risultato, domenica, Irto benedice le liste confezionate in tutti e tre i collegi calabresi, «molto competenti, forti, radicate nei territori». Un’affermazione che gli serve per rimarcare come si sia lavorato sui «simboli»: «Il fatto che i tre capilista della mozione Bonacini siano tre sindaci di piccoli comuni, che però fanno un lavoro enorme e quotidiano sui territori è un segnale gigantesco perché Vittorio Zito ogni giorno vive il dramma della migrazione e delle non risposte che il governo dà ; c'è la sindaca di Borgia, Elisabeth Sacco, nell'aria centrale della Calabria, c'è il sindaco di Spezzano Sila, Salvatore Monaco, al Nord, a Cosenza. Insomma abbiamo voluto dare il segnale che si parte dagli amministratori, quell'esempio positivo che dobbiamo raccontare, messo assieme ad altre esperienze, che oggi abbiamo qui presentato: dal radicamento territoriale, dalla militanza senza se e senza ma in un partito, la credere nella vita di questo partito, alle esperienze più giovani che possono rappresentare anche la prospettiva»

«Noi siamo criticabili su tante cose – ha concluso Irto - ma sicuramente i congressi ci hanno sempre dimostrato che siamo riusciti a tirare sempre un pezzo di nuova classe dirigente da impegnare nelle istituzioni. Lo abbiamo fatto negli anni scorsi, lo abbiamo fatto nelle varie fasi della nostra complicata vita di partito, e sono convinto e spero che anche questo congresso riesca a tirare fuori delle energie nuove che potranno essere protagoniste del Partito Democratico dei prossimi anni».