Il Pd si prepara all’assemblea regionale del prossimo 28 novembre. Dopo aver evitato il peggio a Cosenza con il ritiro della nomina di Ferdinando Aiello e il varo di una super commissione di 18 membri, Ernesto Magorno è intento al lavoro di ricucitura fra le correnti per puntellare la sua leadership. La poltrona del segretario ha traballato parecchio nelle scorse giornate e sulla sua testa continua a pendere la spada di damocle delle 174 sottoscrizioni alla richiesta di convocazione dell’assemblea, che appartengono tutte all’area avversa alla sua. Un numero che rappresenta la maggioranza del parlamentino del Pd calabrese e che, teoricamente, potrebbe riuscire a sfiduciare il segretario. Argomento che, tuttavia, non è all’ordine del giorno del prossimo appuntamento, così come ha avuto modo di specificare il segretario provinciale del Pd cosentino Luigi Guglielmelli. La decisione di non insistere sulla nomina di Aiello, evidentemente, ha raggiunto l’obiettivo sperato e fatto rientrare la fronda bersaniana.
Adesso, però, Magorno ha la necessità di un cambio di passo se vuole recuperare autorevolezza all’interno del partito. Prima di tutto deve essere in grado di far funzionare la commissione cosentina che dirige in vista delle prossime comunali. Riuscendo non solo a mantenere l’unità interna, ma anche individuando i nomi giusti per candidature e liste. Perdere le elezioni, a questo punto, diventerebbe un grosso problema, dopo aver già subito una brutta battuta d’arresto alle ultime amministrative che hanno visto il centrodestra vincere a Vibo. Lamezia e Gioia Tauro.
Secondo: Magorno dovrà trovare il modo di far superare le contrapposizioni in atto tra gli uomini di Oliverio e i renziani della prima ora. Il governatore e i suoi uomini, in questo senso, hanno abbozzato una strada: superare le vecchie contrapposizioni iniziali e fare squadra intorno al governo regionale. Facile a dirsi e assai difficile a farsi, avendo ben chiare le antiche e profonde divisioni interne. Dalla sanità, però, come si è potuto intuire durante i giorni della “Leopolda” voluta dal segretario si potrebbe provare a fare un tentativo. La linea sullo stop al commissariamento, ad esempio, sembra diventare quasi unitaria nel Pd e potrebbe essere veicolata a Roma dalla deputazione calabrese. Una prima battaglia che insieme a quella sul piano di rientro potrebbe servire ad avviare un processo di ricompattazione.

 

Riccardo Tripepi