La svolta della segretaria dem piace al vicepresidente del Consiglio regionale ma fino a un certo punto: «L’azione degli iscritti nell’organizzazione del partito deve essere prioritaria»
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«Estirpiamo cacicchi e capibastone del Partito Democratico». Furono le prime dichiarazioni di Elly Schlein appena eletta segretaria dei dem. Un diktat più che un programma, al netto del trasformismo interno che ha cristallizzato un dualismo di fondo tra i pro e i contro. Da un lato si sdogana la parola sinistra, dall’altro si alimenta il fuocherello del riformismo che, tradotto, significa posizioni moderate e più centriste.
Questa mattina su Repubblica è stata pubblicata un’indiscrezione che, se confermata dai fatti, sarebbe destinata a ridisegnare lo scacchiere del Pd. Contro il gioco delle correnti, che al pari dei suoi predecessori sta cercando di logorare e frenare l’azione politica della leader, Schlein sta alimentando un’idea forte: dare al partito una svolta ancora più movimentista.
Come? Consultazioni aperte ad associazioni e militanti e non solo ai tesserati per indicare i segretari di ogni livello. L’obiettivo, a suo avviso, sarebbe duplice: sradicare la convinzione che il Pd sia un partito verticale e mettere fuorigioco i notabili locali. In particolare in Campania. Il ruolo dei tesserati diventerebbe predominante, invece, sul programma: voterebbero su ogni punto chiave, mentre a cadenza periodica potrebbero essere introdotti dei referendum online sui temi del momento.
Schlein non ha per adesso messo mano alla Calabria, si fida del senatore Nicola Irto a cui delega di risolvere tutto ciò che succede dal Pollino allo Stretto. A dire la sua sull’idea delle primarie aperte per i congressi locali è il vicepresidente del consiglio regionale Franco Iacucci. «Non sono d’accordo, lo dico subito - spiega al nostro network -. L’azione degli iscritti nell’organizzazione del partito deve essere prioritaria. Altrimenti la tessera perderebbe ogni sua valenza».
Per il consigliere regionale, tuttavia, «è fondamentale aprirsi come sta facendo la nostra segretaria che ha portato 30mila adesioni in più». «Capisco il suo discorso - aggiunge - ma io ribalto la domanda: chi ci garantisce che non si crei una lobby che sfrutti la situazione per imporre una figura che altrimenti non si sarebbe affermata?». Iacucci ne fa quindi un discorso politico. «Assolutamente sì, noi siamo un partito plurale e di conseguenza ognuno deve sentirsi a casa. Schlein sta battendo sentieri che condivido, come il recupero di ragionamenti di carattere sociale che avevamo smarrito: ad esempio le garanzie per ceti deboli e minoranze».
C’è spazio anche per una sortita in provincia di Cosenza, dove Iacucci e Bevacqua non riconoscono l’azione di Pecoraro dopo la composizione della segreteria. «Non c’è più il partito - taglia corto -. Sarebbe semplice sfiduciarlo, ma non vogliamo portare avanti azioni di rottura eclatanti nonostante il contesto non sia più tollerabile. C’è da chiarire tutta una serie di situazioni e ritrovare l’unità per scrollarsi di dosso l’immobilismo che caratterizza la Federazione».