L'ex senatore sarà chiamato al compito arduo di mettere d'accordo tutti: da un lato gli iscritti "autocostituitisi" e dall'altro i tesserati e simpatizzanti che rimangono sulla porta
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Al via la grande fase di riordino del Partito democratico in Calabria in vista degli ormai imminenti appuntamenti elettorali. Il commissario regionale, Stefano Graziano, ha inviato i suoi “legati” nei territori. E lo ha fatto anche a Corigliano-Rossano. Sì, proprio lì, nella terra dei “ribelli” dove poco meno di un mese fa si erano tenuti i congressi cittadini, poi subito annullati (a distanza di pochissime ore) dalle federazioni regionali e provinciali. E per cercare di mettere ordine nella terra di Bisanzio i democrat hanno inviato quella vecchia volpe di Cesare Marini, che nei prossimi giorni, dal suo castrum Arbëreshë scenderà nella grande Città della Piana per sistemare le cose, lì dove tra i democratici, sotto un’apparente calma, sembrerebbe vigere il caos.
Il vecchio leone arbëreshë al quale è difficile dire di no
Già perché la lettera di annullamento dei congressi, fatta recapitare al neo segretario cittadino di Corigliano-Rossano all’indomani delle assemblee elettive, per gli organi cittadini “autocostituitisi” sarebbe passata dalle mani subito nel tritacarte. Una vera e propria ribellione silente dei piddini locali che non è andata proprio giù all'élite dirigenziale del Partito democratico calabrese che non solo ha nominato un commissario anche per Corigliano-Rossano ma sembra averlo scelto con il lanternino. Perché Cesare Marini, da queste parti, è uno di quelli a cui non si può dire proprio di no, è uno di quelli dalla testa dura che difficilmente si lascia ammorbidire su posizioni preconfezionate. E questo per la sua storia politica e per essere, ancora oggi, uno degli uomini di riferimento più importanti del Pd nella Sibaritide.
Resettare tutto per inglobare anche chi ora è alla porta
Facile aspettarsi, allora, che sarà l’uomo della pace. Pace che potrebbe voler dire anche resettaggio per una nuova ripartenza. Il congresso corissanese, infatti, se da un lato ha voluto rappresentare una fase di emancipazione e coraggio dalle dinamiche del partito e da un cosentinismo imperante, dall’altro – come quanto sostengono in tanti, simpatizzanti e dirigenti dello stesso Pd - sarebbe stata un’operazione a tavolino, che avrebbe visto in campo solo una parte dei tesserati al partito, escludendo il resto della base. Vero è che a Corigliano-Rossano c’è una zoccolo democrat, probabilmente molto più consistente di quello andato a congresso, rimasto totalmente allo scuro delle dinamiche elettive degli organi di partito.
E di questa sacca di esclusi il neo commissario Cesare Marini non potrà di certo farne a meno! Soprattutto in prospettiva elettorale. Anche perché, la storia recente del Partito Democratico sullo Jonio cosentino ha registrato una vera e propria diaspora di iscritti e di tessere andati via dalle trame dei democratici proprio per le eterne conflittualità ed il disordine che ha contraddistinto il grande contenitore progressista e riformista negli ultimi anni. Addirittura alcuni di loro sono migrati in Forza Italia, altri hanno preso vie diverse ma molti altri, invece, sono li ad attendere che qualcuno metta mani al partito ridandogli la giusta forma.
Una missione difficile. Quasi impossibile
A Marini, insomma, spetta il difficile compito di mettere le mani a fondo nella “maidda” del Partito corissanese e se anche questo comporterà il sacrifico di scalfire gli attuali assetti, si spera quantomeno che possa servire a riportare integrità e unione all’interno dei democrat. Ma sarà una missione difficile. Forse impossibile!