Diciamoci la verità fino in fondo e senza ipocrisia: qualcuno si è accorto della visita del segretario nazionale del PD in Calabria? No ce ne voglia l’on. Letta, ma abbiamo motivo di credere che del suo mini tour, oggettivamente, non si sia accorto nessuno.

Del suo passaggio e del suo messaggio non è rimasto niente. Tutto si è consumato rapidamente. Rimane la foto con un signore, il commissario regionale del Pd, che nessuno conosce in questa terra ma che sarà ricordato come il distruttore di uno storico patrimonio politico. L’unica cosa che è apparsa in tutta la sua inconsistenza della visita del primo inquilino del partito del Nazareno: l’ambiguità delle sue risposte alle domande della stampa.

Letta è sembrato non avesse cognizione della “pratica Calabria”. Portato a passeggio dal commissario regionale democrat, ha parlato di una visione della regione sganciata dalla realtà. Ci auguriamo che la responsabilità di questo giro a vuoto nella nostra regione, sia da addebitare ai suoi colleghi di partito. Diversamente, dovremmo immaginare o una inadeguatezza o una sua complicità in tale sceneggiata. In entrambi i casi sarebbe grave. Nessuno, per esempio, ha compreso per quale motivo solo in questa regione, il segretario nazionale, non abbia autorizzato la consultazione libera e democratica delle primarie per scegliere il candidato a Presidente della Regione, a differenza che a Bologna, Torino, Roma. Ancora oggi, se solo Letta volesse, potrebbe chiedere a de Magistris di partecipare alle primarie del centrosinistra, ma forse qualcuno glielo impedisce. Il sindaco di Napoli, a nostro avviso, oggi, rispetto a qualche mese fa potrebbe essere indotto a partecipare ad una competizione tra lui e la dottoressa Bruni. E, comunque, potrebbe essere una proposta con la quale si comprenderebbe chiaramente chi lavora per l’unità delle forze progressiste in questa regione e chi no. E, d’altronde, se nel Pd ci fosse un gruppo dirigente degno di questo nome, pur di battere le destre, avrebbero dovuto percorrere tutte le strade utili a costruire l’unità.

Il punto è: ma il Pd vuole veramente costruire un blocco unitario forte e rinnovato per battere il centrodestra calabrese? Boccia, per esempio ha realmente lavorato a questo obiettivo? A noi, onestamente, pare di no. E, d’altronde, la risposta con la quale il segretario democrat risponde picche sull’indizione delle primarie, è emblematica.
Afferma Letta: «In Calabria il gruppo dirigente ha deciso di non ricorrere alle primarie». Il gruppo dirigente? La risposta lascia basiti. E chi sarebbe questo gruppo dirigente, considerato che, da quasi due anni ormai, il Pd calabrese, risulta commissariato dal Pd Nazionale, nella persona di tal Setefano Graziano, le cui gesta, hanno prodotto solo rotture nel blocco sociale del centrosinistra? Tra, l’altro, alcune di queste rotture, hanno assunto caratteristiche simili alla sceneggiata napoletana, al punto che, l’ex avversario del PD Carlo Tansi, appioppò al commissario regionale del Pd calabrese lo pseudonimo di Mario Merola.

Letta, dunque, dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ammettere che, tale scelta non può che essere attribuita al Pd nazionale, anzi, diciamolo senza censure: qui tutto è stato sacrificato sull’altare della tenuta di un’alleanza a beneficio delle dinamiche romane tra PD e M5S. C’è di più. In seconda istanza, questa alleanza a perdere, è funzionale agli stessi interessi del segretario democrat, il quale, impegnato, nelle elezioni politiche suppletive nel collegio di Siena, ha bisogno come il pane dei voti Grillini, considerato che, l’ultimo sondaggio lo vede in vantaggio sul centrodestra per un pugno di voti. Cinque punti in tutto. Un margine troppo risicato, senza considerare, l’incognita Renzi, il quale sembra gli abbia riservato un trappolone che potrebbe rivelarsi fatale. A tutto ciò si aggiunga la convergenza parallela dei feudatari e capi bastone locali, i quali non hanno nessuna intenzione di vincere con un candidato unico della sinistra che potrebbe tagliarli fuori dalle loro storiche rendite di posizione.

Il resto sono chiacchiere. Slogan vuoti e stanchi. Luoghi comuni usurati. Compreso la retorica eccessiva sulla candidata Amalia Bruni, paragonata a Draghi della Calabria (sic). Brava scienziata, ma specchietto per le allodole per i feudatari locali. La realtà purtroppo, è abbastanza evidente, Letta è stato portato a passeggio, e il gruppo dirigente calabrese non è stato in grado neanche di proporre un tour originale. Tempo fa, a Matteo Renzi, da segretario Pd, fu proposto lo stesso tour che, tra l’altro, gli portò pure male. Della toccata e fuga di Letta in terra di Calabria, non è rimasto niente. Solo qualche foto abbastanza curiosa e che la dice lunga su chi ancora dirige la zattera Pd in questa regione, con buona pace di Tansi, del codice etico, e della brava scienziata Amalia Bruni, aspirante Draghi di Calabria.