Passa ancora una volta la linea Renzi. O meglio il compromesso che il segretario dimissionario ha trovato con le altre anime del partito durante la tarda serata che ha preceduto l’assemblea nazionale. Il documento, che è stato approvato praticamente all’unanimità (7 contrati e 13 astenuti), ha provato a tenere insieme le varie esigenze ed è arrivato praticamente pronto all’Ergife. Con i punti che poi hanno trovato la massima condivisione e cioè: l’elezione di Maurizio Martina segretario, l’avvio da subito della fase congressuale, inclusi i congressi regionali che si svolgeranno in autunno e le primarie nel 2019, prima delle elezioni europee.

Una linea che ha trovato il sì anche dei calabresi presenti all’Assemblea. Scontato quello dei renziani di ferro Magorno, Covello, Irto e Bossio, così come quello dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Voti favorevoli sono arrivati anche da Pantisano, Guglielmelli, Schirripa, Insardà, Cardamone e Mancuso. Ma sulla proposta è arrivato anche il sì dei delegati orlandiani (tra questi Enzo Damiano) guidati da Carlo Guccione.

Gli assenti di Calabria

Nella delegazione calabrese si sono fatte notare, però, diverse assenze. Tutte più o meno giustificate. Non c’era il governatore Mario Oliverio per impegni pregressi presi a Spoleto e non c’era neanche il sindaco Giuseppe Falcomatà per impegni di natura familiare. Caso vuole che gli assenti giustificati vadano a coincidere con le personalità maggiormente in rotta con l’ex premier. Assente, non giustificata almeno ufficialmente, l’assenza di Angela Marcianò, ex assessore alla Legalità del Comune e voluta da Renzi nella segreteria. Secondo rumors sempre più insistenti in riva allo Stretto la Marcianò starebbe provando a smarcarsi dai democrat per provare un’avventura da candidata a sindaco, magari alla guida di una lista civica.

Chi va con Zingaretti?

 

Archiviata la partita nazionale che ha definito il perimetro di gioco, in Calabria si comincia a pensare al congresso e, inevitabilmente, alle prossime regionali. I riposizionamenti sono già al via e Oliverio, seppure ha rallentato il suo progetto di grande alleanza civica, è pronto a farlo ripartire. Anche perché proprio tale progetto potrebbe rappresentare un punto in comune con il governatore del Lazio che al termine dell’Assemblea ha lanciato la sua sfida a Renzi. «Non si può andare avanti così, non si può tornare indietro con ricette del passato, siamo chiamati tutti a costruire una nuova strada per salvare e dare un futuro all'Italia - ha detto Nicola Zingaretti - sono ottimista che vinceremo questa sfida, sarà dura ma vinceremo. Mettere in campo un nuovo partito aperto alla società è esattamente quello che la stragrande maggioranza degli italiani si aspetta. Bando ai conservatorismi di chi fa finta di non capire che abbiamo perso perché abbiamo commesso degli errori, al bando l'illusione che si possa tornare indietro - ancora Zingaretti - al bando però anche la furbizia di chi dice non è successo niente».

Lo stesso Zingaretti che a La Repubblica, appena qualche settimana fa, aveva detto: «la strategia per salvare il Pd è un’alleanza civica con i sindaci e le associazioni». Sulla scorta della sua esperienza fatta nel Lazio. Un piano che coincide con quello illustrato da Oliverio. Che il governatore stia meditando di convergere sulle posizioni di Zingaretti? L’inconveniente, al momento, è che non tutti i suoi lo seguirebbero e che da quel lato troverebbe l’odiatissimo Guccione che con Orlando è già in transito verso quella corrente.

Riccardo Tripepi