Il segretario cittadino e il capogruppo in Consiglio comunale, Giuseppe Candreva, reagiscono dopo la fuoriuscita di 19 dirigenti su 33 «appresa su LaC»: «Alcuni firmatari non hanno mai partecipato alla vita del circolo»
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Franco Madeo e Giuseppe Candreva
Dopo le dimissioni di 19 dirigenti del direttivo su 33, Franco Madeo e Giuseppe Candreva fanno la voce grossa. Il segretario del Partito democratico di Corigliano Rossano che potrebbe decadere se le dimissioni saranno accettate dai livelli superiori, ed il capogruppo consiliare commentano l’emorragia di “dirigenti” dopo aver «appreso la notizia dalla stampa», che sarebbe LaC News24. Sì, perché a parte i rumors, nessuno dei dimissionari gli ha mai detto in faccia alcunché. E questo, di per sé è una contraddizione, da chi si è dimesso con l’intento di «aprire una discussione» ed un confronto all’interno del partito anche dopo il voto amministrativo di giugno scorso.
I due rappresentanti, quindi, passano all’attacco dopo aver accusato il colpo. E lo fanno puntando l’indice su quanti hanno utilizzato il partito «come un taxi», o tacciando di assenteismo cronico molti di quei 19 dirigenti che hanno inviato la lettera di dimissioni alla federazione di Cosenza. Che, per la cronaca, starebbe provando a far decantare la situazione, non avendo messo ancora mano al “fascicolo” su Corigliano Rossano, da sempre – comunque – una patata bollente, considerato anche a livello regionale un problema, come se d'altronde non lo fosse l’intero partito calabrese, frastagliato tra mille rivoli e gestito dai potentati molto meno democratici, che calano dall’alto scelte, idee, decisioni, uomini da candidare.
Per questo motivo alla vigilia delle elezioni amministrative che hanno visto trionfare Flavio Stasi, nel Pd di Corigliano Rossano si è consumata l’ultima faida, con una parte del partito spinto con la forza dai livelli superiori nelle braccia del riconfermato primo cittadino, ed un’altra che avrebbe voluto candidarsi in solitaria, con nel mezzo alcuni accusati da Madeo di aver sostenuto addirittura Pasqualina Straface, candidata sindaco del centrodestra.
Se Corigliano Rossano, quindi, rappresenta un caso, i segretari provinciale e regionale, a Pecoraro e Irto, anche in vista delle prossime competizioni – con nel mirino le regionali del 2026 – tocca l’arduo compito di “calmierare” il Pd a tutte le latitudini della regione e renderlo decisamente più “dem”.
«Tra i dimissionari simpatizzanti del centrodestra»
Madeo ed il capogruppo in consiglio comunale esordiscono spiegando che «la cosa, a dire il vero, non ci sorprende né per le modalità, né rispetto ai sottoscrittori di tale scelta. In effetti, alcuni di questi non hanno mai partecipato fisicamente e attivamente alle riunioni di direttivo ma, più in generale, alla stessa vita e azione politica del partito. Anzi, è noto il sostegno di alcuni di loro alla coalizione di centrodestra alle recenti elezioni amministrative». Madeo e Candreva la toccano pianissimo sin da subito.
«Chiesta l’espulsione di dirigenti candidati in liste civiche per interessi spicci»
«Altri invece hanno deciso scientemente, nonostante i continui e risaputi inviti del partito in ogni sua articolazione, locale e regionale di non candidarsi sotto il nostro simbolo – proseguono – decidendo, per mero calcolo e per interessi spicci di farlo in liste civiche alternative a quella del Partito, seppur nella stessa coalizione. A ben vedere, di fatto, costoro, più degli altri, hanno contribuito al risultato elettorale modesto raggiunto in città, ma assolutamente dignitoso, conseguito grazie a chi crede veramente nella militanza e nell’appartenenza, non considerando il partito come un taxi, luogo delle proprie camarille, strumento dei desideri propri e del capo di turno. Anche per queste evidenti condotte e violazioni statutarie, in merito alla candidatura in altre liste, non si è potuto fare altro che dare comunicazione agli organi di garanzia competenti».
A Candreva e Madeo, ancora, «fa specie quella missiva e non solo per le evidenti contraddizioni politiche: da una parte gli ultraortodossi in linea con il sindaco, tanto da candidarsi nelle sue liste civiche, dall’altra i fieri e incalliti avversari dello stesso primo cittadino che immaginavano persino la strada solitaria e isolazionista al di fuori del centrosinistra, ma soprattutto per le evidenti criticità formali, stante il pendente ricorso e la necessaria verifica della loro presenza nell'elenco degli iscritti».
«C’è un gruppo dirigente che lavora al servizio del partito»
In tutto questo bailamme, spiegano, «c'è, nonostante tutto, un gruppo dirigente al lavoro e al servizio della propria comunità, che continua a produrre documenti e riflessioni politiche, interventi sui temi riguardanti la città, ad organizzare feste di partito e dibattiti pubblici, a preparare il tesseramento e la conferenza politica e programmatica per inizio anno, a sostenere il consigliere eletto nella sua azione amministrativa. Insomma, noi continuiamo a essere partito e proviamo ad allargare la partecipazione sulle cose da fare e le proposte da portare avanti».
Per Madeo e Candreva, insomma, prima di ogni cosa «viene la nostra comunità politica, il bene della città, mentre ad altri lasciamo il resto, convinti che l'autonomia, l'indipendenza, la buona politica del circolo sono e saranno le nostre bussole, rispetto a una politica politicante che si avvita su se stessa e preferisce invece occuparsi di tattiche e trame, ruoli e posizioni personali dando, così, corda all’ingiusta e consueta canea mediatica, i cui effetti negativi sul partito sono evidenti alla pubblica opinione. Ad ogni modo – concludono Franco Madeo e Giuseppe Candreva – come sempre, nel nostro partito, il dialogo e il confronto sarà aperto e sincero, unico strumento per rilanciare ulteriormente l'azione politica del circolo cittadino, nella chiarezza e nella coerenza delle posizioni, nella condivisione dei valori di riferimento, nel rispetto delle regole e della nostra storia».