Nessuno si lasci ingannare della rissa in atto a Crotone sul commissariamento del Pd della città. Le prese di posizione di principio. Le paternali o le maternali sulla libertà di esprimersi territorialmente sono fuffa. Fuffa per perpetuare i vecchi vizi del Pd calabrese che una classe dirigente ultra trentennale compie ai danni della credibilità della sinistra. Lo scontro nel Pd crotonese ruota intorno ad un’alleanza con un area politica, quella dei Demokratici, la quale è fuori o dentro del Pd a secondo delle convenienze. L’area politica è alleata del presidente della Regione Mario Oliverio. Patron di tale area è Enzo Sculco. Un passato nella Dc e nella Cisl, vice presidente della Provincia di Crotone e consigliere regionale. Una condanna definitiva a quattro anni di reclusione per concussione.

 

I demokratici di Enzo Sculco sono considerati una macchina da guerra clientelare ed elettorale. Alle elezioni regionali del 2014, Sculco presenta una lista e la schiera con Oliverio. Garante dell’accordo, Nicola Adamo, il quale nel 2014 costruisce un puzzle di spregiudicate alleanze intorno all’attuale Governatore regionale. Enzo Sculco, elegge la figlia Flora, ma il resto della lista viene costruito sotto la regia dell’ex vicepresidente della regione Adamo. Nella stessa lista viene candidato un fedelissimo di Adamo, il vibonese Pietro Giamborino già consigliere regionale. Oliverio qualche mese più tardi lo inserisce in una struttura speciale della Regione. Sia Sculco che Giamborino erano in rotta di collisione con il Pd ufficiale dei rispettivi territori. Il metodo Adamo è sempre stato quello del tenere assieme il “diavolo e l’acqua santa”. Nei territori si litiga. Ma al decimo piano della cittadella regionale tutti a fare anticamera e a sostenere il Governatore.

 

In tempo di primarie, di congressi o di preferenze, i demokratici sono il serbatoio per dopare qualsiasi risultato. Il “sistema” è noto. Tutti lo conoscono. E, tuttavia, nessuno si ribella. Il commissariamento del Pd cittadino, deciso dal commissario regionale Stefano Graziano, rappresenta un colpo al sistema. Ecco perché la pattuglia di potere asserragliata intorno alla difesa delle posizioni oliveriane si precipita a Crotone per difendere l’avamposto. È evidente invece, che i motivi del commissariamento si basano su di un nodo squisitamente politico e appaiono più che legittimi: la qualità dell’opposizione dei democrat all’amministrazione della città pitagorica, la quale è guidata da un sindaco targato Sculco e il Pd dovrebbe essere all’opposizione.

 

Con onestà intellettuale lo denunciano proprio i giovani del Pd, i quali dichiarano in una nota: (…) “Fare opposizione ad un sindaco ed alla sua giunta, significa contestare la sua attività di iniziativa politica costantemente. Significa metterlo in difficoltà con altre e migliori proposte, utilizzando ogni tecnica consentita dallo Statuto comunale e dalla tattica politica. Significa contestarlo ripetutamente in Consiglio comunale e fuori di esso. Ma come è possibile fare ciò senza avere nemmeno un capogruppo all’interno del consiglio stesso? Come è possibile con dei consiglieri comunali che agiscono autonomamente, garantendo sempre il numero legale in consiglio? Quanto è credibile un partito di opposizione che vota il sindaco avversario eleggendolo Presidente della provincia? (…) Fare opposizione non è mai stata la linea politica del Pd crotonese. Chi nega questa evidenza forse dovrebbe utilizzare il periodo di commissariamento per una profonda e dovuta autocritica.”

 

La reazione di alcuni dirigenti del Pd, invece, dimostra che nessuno intende fare autocritica sullo stato del Pd crotonese e calabrese. Una situazione che Nicola Zingaretti, evidentemente, deve avere ben chiara, usando il commissariamento come un mezzo per lanciare un monito e indicare una linea che vada in direzione diametralmente opposta a quella tenuta fino ad oggi. E, d’altronde, un’altra agguerrita democrat, Alessia Bausone, ex responsabile regionale mozione Boccia, che non ha mai avuto peli sulla lingua nel denunciare la deriva anche morale del Pd calabrese, qualche mese fa avvertiva proprio il segretario nazionale Zingaretti sui rischi dell’alleanza con l’area Sculco per il Pd. E soprattutto stigmatizzava una sorta di investitura di Mario Oliverio a Flora Sculco che veniva indicata come  candidata della federazione Pd crotonese alle regionali con l’assenso del Governatore.

 

Scriveva la Bausone:  (…) L’ultimo episodio riguarda l’indicazione, con il placet di Mario Oliverio, di Flora Sculco quale candidata alle future regionali da parte della federazione provinciale del Pd Crotonese (una delle federazioni maggiormente coinvolta nei brogli alle primarie, per intenderci). Già da tempo l’intera provincia di Crotone è stata lasciata in mano non ad una parte politica, ma ad una famiglia, che ha a capo Enzo Sculco. Per essere più chiari, colui che da vicepresidente provincia di Crotone nel 2001 è stato arrestato con l'accusa di corruzione, turbata libertà degli incanti, frode nelle forniture pubbliche, estorsione e truffa. (…). (…) l’ex Presidente della Provincia di Crotone ed ex sindaco di Cirò Marina, Nicodemo Parrilla, vicino alla famiglia Sculco, è stato arrestato per mafia nell’ambito dell’operazione Stige nel gennaio 2018(…)”.

 

Implacabile la denuncia della Bausone nel descrivere la grave situazione politica del Pd crotonese. Al di là di questi aspetti, dunque, è evidente che intorno alla vicenda crotonese si stia consumando la difesa di una posizione di potere. Il tentativo di semplificare lo scontro, riducendo il tutto ad una guerra con Guccione, Magorno, Graziano e Iacucci, tenta di spostare una seria e delicata discussione sul binario di uno schema semplicistico e cialtronesco di guerra tra bande, al fine di impedire che la base democrat rifletta autocriticamente sulle scelte che sono state consentite ad un gruppo dirigente o meglio ad un ceto politico che più che dirigere tiene in ostaggio il Pd calabrese da molto tempo.

 

Pa.Mo.