Maria Locanto è stata il sub-commissario del Partito Democratico nella Federazione di Cosenza. Si è candidata da subito a ricoprire il ruolo di segretario ed è la figura su cui, a margine di 48 ore infuocate, hanno deciso di convergere le anime nazionali e regionali dei democrat. Non era l’unico nome in ballo, tanto che venerdì nelle discussioni sono stati vagliati anche dei profili alternativi, tutti di donne come suggerito da Nicola Irto. Locanto se la vedrà con Antonio Tursi, a cui ha indirizzato qualche messaggio nella nostra intervista. 

Locanto, la sera del 4 febbraio è proseguita ben oltre le 20…
«È terminata quando è arrivata una mail dalla commissione regionale in cui si annunciava il ritiro della candidatura di Vittorio Pecoraro. Io amo definire la sua decisione un passo in avanti perché ha certificato la vittoria della politica. Cerchiamo un’unità sostanziale che dia il via ad un percorso nuovo».

Quanto avete litigato?
«Non utilizzerei il termine lite, ma confronto. L’importante è far vincere la politica e arrivare alla sintesi».

Pecoraro si è esposto pubblicamente, lo fa anche lei dicendo che in caso di vittoria il suo ex sfidante farà il presidente della Federazione di Cosenza?
«Sì, assolutamente. Con lui ho un rapporto splendido: ha sostenuto la mia candidatura alla Regione insieme agli altri Giovani Democratici. E c’è una cosa che mi ha colpito positivamente».

Cosa?
«Il metodo fresco e, appunto, giovane di affrontare le cose».

A Roma, però, a trattare non c’erano i giovani, né tantomeno hanno preso le decisioni che contavano…
«C’era la classe dirigente che dal mio punto di vista è riuscita ad innovarsi. Ha dato segnali importanti».

Quali?
«Voler mettere da parte la voglia di predominare sull’altro e ricercare la sintesi. Guardiamo insieme ad un obiettivo: la crescita del Partito Democratico».

Il Pd di Cosenza riparte da meno di 4mila tessere. Poche?
«Dobbiamo mirare ad altri numeri, ma diciamo che parzialmente siamo stati penalizzati dalla novità del tesseramento telematico. In molti, specialmente i militanti di vecchia data, non erano abituati a questo cambiamento. Speriamo quindi di crescere nelle sottoscrizioni, ma soprattutto nel consenso tra la gente».

Non tutti hanno sposato il ticket con Pecoraro. Guglielmelli e Mazzuca sono usciti allo scoperto ad esempio.
«Ho letto le loro dichiarazioni. Hanno preso una posizione un po’ polemica perché estromessi dalla decisione. Ma le scelte spettano alla classe dirigente, fermo restando che individualmente ognuno può fare ciò che vuole».

È giusto dire che è passata la linea di Boccia?
«Gli dobbiamo riconoscere un grande intuito e una capacità politica. Boccia ha portato la classe dirigente di cui sopra ad un ragionamento unitario».

A parti invertite, avrebbe accettato di fare da presidente con Pecoraro segretario?
«Ero aperta a qualsiasi forma di vittoria della politica. L’importante erano i percorsi comuni».

Come crede di chiudere l’era delle divisioni?
«Con un metodo fatto di dialogo e rispetto. La politica è confronto, un’arte bellissima che va rispolverata. E’ il momento di farla davvero chiedendoci cosa vogliamo per la nostra terra».

Con lei il Pd di Cosenza si sposta al centro?
«No. Io ho raccolto le firme in maniera autonoma e la maggior parte delle sottoscrizioni della mia candidatura viene dalla sinistra del Partito Democratico. Questo mi rende orgogliosa. Io vedo un Pd di sinistra, riformista e che riesca a battere strade innovative».

Maria Locanto e la sanità.
«È un vulnus della Calabria, che deriva da una popolazione anziana. Nella nostra regione dobbiamo puntare al fatto che il servizio pubblico sia il più efficiente possibile. Non dimentichiamoci, però, che alla Regione siamo opposizione».

Sul Pnrr il vice sindaco di Cosenza Funaro, un paio di settimane fa, ha teso una mano alla minoranza. A Palazzo dei Bruzi qualcuno in maggioranza non ha gradito.
«Per fare il bene della collettività ed intercettare questi fondi bisogna stare molto attenti. È un treno che passa adesso e mai più. Cosa vogliamo fare? Diamo una visione alla cosa e magari gli altri ci verranno dietro». 

Chiudiamo con un messaggio a Tursi.
«Ho letto la sua mozione. È parzialmente sovrapponibile alla mia, parla di recuperare il rapporto con il territorio e della nostra assenza. Si reputa indipendente, ma in un partito siamo tutti un po’ dipendenti l’uno dall’altro. Bisogna sempre trovare una mediazione, una volta concluso il congresso ci confronteremo in assemblea argomento dopo argomento».