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E’ una fase nuova, incerta e senza reti, quella che si è aperta nel Pd dopo la batosta rimediata alle elezioni. Anche in Calabria il partito è scosso e vuole provare a rialzare la testa per non soccombere. L’assemblea regionale che, da Lamezia, ha avviato la fase congressuale ne è stata plastica dimostrazione. Con due inediti rispetto alla storia recente del partito: il primo è legato alla discussione interna che non è stata soffocata, ma anzi stimolata anche dall’intervento introduttivo del segretario uscente Ernesto Magorno. Tantissimi gli iscritti a parlare tanto da rendere necessario un rinvio al 4 aprile per poter completare la discussione che dovrebbe portare alla data del futuro congresso. E c’è attesa per gli interventi degli amministratori e dei sindaci che dovranno far capire quale direzione hanno intenzione di imboccare dopo lo smottamento elettorale. In movimento sembra il primo cittadino di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà che in progressivo allontanamento delle posizioni di Renzi da tempo sottolinea che nel partito abbiano spazio gli amministratori locali.
Il secondo inedito è legato all’assenza dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Il vero burattinaio del partito calabrese prima della rottura consumata con il rifiuto a candidarsi in Calabria alle ultime politiche. Una decisione che, stavolta, potrebbe allontanare definitivamente Minniti dal partito regionale o quantomeno dalla gestione della sua fase organizzativa. Come confermato dalla circostanza che nessuno degli astanti, dal segretario uscente ai semplici iscritti, lo abbia nominato in alcun modo o notato la sua assenza. E non può essere considerato un fatto fisiologico, considerato che Minniti, almeno fino ad oggi, è stato l’uomo che ha sedato ogni tensione interna e tenuto insieme le correnti ad ogni riunione regionale di una certa importanza.
Dal 4 aprile, insomma, si comincerà a fare sul serio per capire se i democrat calabresi riusciranno a fare sintesi e celebrare davvero il congresso che inevitabilmente slitterà al mese di giugno. L’idea è quella di arrivare ad una soluzione unitaria senza passare dalla conta delle primarie. Non è per niente detto, infatti, che il partito sia in grado di reggere ad una lotta interna come quella all’ultimo voto che ci fu in occasione dell’ultimo congresso tra Ernesto Magorno e Massimo Canale. Specialmente se si considera il rischio commissariamento che Magorno ha paventato come altamente probabile nelle settimane che hanno preceduto l’assemblea di Lamezia Terme.
Un eventuale nome per un segretario unitario ancora non c’è, anche se dopo il cosentino Magorno potrebbe arrivare da Reggio il nuovo segretario. Ed ai nomi di Demetrio Naccari e Demetrio Battaglia, in campo già da qualche tempo, adesso si è aggiunto anche quello del capogruppo in Consiglio regionale Sebi Romeo. Più remote le possibilità legate Luigi Guglielmelli e Franco Laratta.Lo slittamento dei lavori dell’assemblea regionale ha avuto come ulteriore effetto un ulteriore rinvio delle decisioni di Mario Oliverio in ordine al rimpasto di giunta che continua ad allontanarsi ogni volta che pare pronto. Operazioni spostate a dopo il 4 aprile per capire a cosa porterà la discussione interna al partito.
Riccardo Tripepi