All'iniziativa promossa dalla segreteria nazionale in difesa della democrazia hanno partecipato in pochissimi. Annullati tutti i pullman prenotati a Catanzaro, Crotone, Vibo e Reggio: alla fine è partito solo un bus da Cosenza. Ecco chi c’era e cosa ha fatto
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Da partito di maggioranza schiacciante capace di sfondare il muro del 40 per cento alle Europee di 4 anni fa, ai quattro gatti spelacchiati di oggi. Da classe dirigente che dettava temi, tempi e luoghi del dibattito politico nazionale, a gruppetto da dopolavoro ferroviario in gita aziendale.
Nella foto della pattuglia del Pd calabrese, scattata a Roma in occasione della “grande manifestazione nazionale in difesa della democrazia”, c’è la rappresentazione plastica di un partito alla frutta, ormai incapace di mobilitare pure i parenti stretti.
Dei cento sindaci calabresi la cui adesione era stata annunciata con un roboante comunicato mercoledì scorso, non si è visto quasi nessuno. Non si è visto di certo Giuseppe Falcomatà, primo cittadino della città metropolitana di Reggio Calabria, né Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria.
Non c’era nemmeno il segretario provinciale del Pd di Catanzaro, Gianluca Cuda, amareggiato dal fatto di aver dovuto annullare l’autobus prenotato con tanto entusiasmo per condurre nella Capitale il drappello catanzarese, «un pullman gratuito per la partecipazione alla manifestazione a difesa della democrazia, della Costituzione, dell'Europa e contro le forze populiste, sfasciste e sovraniste». Troppe cose “iste”, avranno pensato i militanti del capoluogo regionale. E infatti all’appello eccessivamente pretenzioso non ha risposto nessuno, nonostante Cuda nel suo accorato messaggio organizzativo esortasse gli interessati a «contattarlo con qualsiasi mezzo». Ma nemmeno un piccione viaggiatore è volato sulla sede del Pd di Catanzaro. Dunque, non è restato altro da fare che rinunciare: «Per motivi logistici improvvisi, si comunica che il pullman previsto per la manifestazione di domani è stato annullato. Un saluto, Gianluca Cuda». La delusione è stata tanta che alla fine non c’è andato nemmeno lui.
Annullato tristemente per mancanza di partecipanti anche il bus granturismo che doveva partire da Crotone. E nessuno si è mosso da Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Solo la città di Cosenza è riuscita a riempire i posti sufficienti a giustificare il viaggio di 550 chilometri fino alla Capitale. Ma in questo caso, dietro l’organizzazione della trasferta romana c’erano i coniugi più potenti del Pd calabrese, l’onorevole Enza Bruno Bossio e il marito Nicola Adamo. Quindi poche chiacchiere, tutti a bordo che si va.
Dal canto suo, il segretario provinciale democrat della città dei Bruzi, Luigi Guglielmelli, deve aver rimuginato sull’antico detto latino “ubi maior, minor cessat” e ha preferito restare a casa, a Pedace.
A Roma c’era invece l’ex deputata Stefania Covello, costretta alle scorse Politiche a candidarsi (senza successo) in Campania per fare spazio alla Bruno Bossio a Cosenza. Non è un caso, dunque, che alla manifestazione capitolina Covello sia stata quasi sempre con la pattuglia campana del Pd, per rinsaldare il suo rapporto d’amicizia con il segretario regionale del partito, Assunta Tartaglione, e con la deputata Lucia Annibali, a sua volta molto vicina a Maria Elena Boschi.
Nessuna traccia, invece, del deputato Antonio Viscomi, che a dire il vero non ha proprio l’aplomb da manifestazione di piazza, e se anche c’era nessuno l’ha notato.
Infine, in piazza Santi Apostoli, si è visto il terzo e ultimo parlamentare calabrese del Pd, nonché segretario regionale (uscente, ma con calma) del partito, Ernesto Magorno, che nonostante i 30 gradi non ha mai rinunciato alla cravatta e alla giacca d’ordinanza, forse consapevole che l’iniziativa annunciata con i toni bellicosi di chi si pone come ultimo baluardo a difesa della democrazia stava cominciando a somigliare sempre più a una gita dei soci della bocciofila.
Enrico De Girolamo