Un’anomalia presente nel bando per la concessione di parte del complesso Monastico, apre alla possibilità di insediare attività di trasformazione casearia tra le mura millenarie della struttura. L'ex senatrice e primo cittadino: «Spero che non sia vero»
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La recente determinazione dirigenziale con cui l’amministrazione comunale di Paola ha aperto alla possibilità di insediare laboratori caseari all’interno del complesso monumentale di Badia, borgo rurale nella periferia meridionale della città, ha suscitato veementi reazioni negli ambienti politici e culturali, con l’ex sindaco e senatrice Antonella Bruno Ganeri, scesa in campo in prima persona per difendere la struttura dagli interessi commerciali che potrebbero generarsi.
Divenuta di dominio pubblico grazie al consigliere Andrea Signorelli, capogruppo della minoranza consiliare per conto del movimento “Rete dei Beni Comuni”, la notizia ha fatto sobbalzare quanti – nel corso degli ultimi decenni – si sono impegnati anima e corpo per tutelare il bene culturale che, proprio di recente, è stato consegnato dall’Agenzia del Demanio al comune di Paola.
Come si ricorderà, agli inizi dello scorso mese di dicembre, tra la sede del municipio e la struttura millenaria eretta sotto il monte Luta, si tenne una cerimonia per il passaggio di consegne tra le due istituzioni, occasione durante la quale il sindaco Giovanni Politano, prese solennemente l’impegno di valorizzare il bene culturale con iniziative compatibili alla sua storia, della quale però – al netto degli atti pubblicati sull’albo pretorio – non era stato in alcun modo menzionato un utilizzo produttivo finalizzato al commercio (come può essere, e sarà, la produzione di latticini e formaggi).
«Sono venuta a sapere che l’Amministrazione comunale intenderebbe allocare a Badia un non meglio identificato “Laboratorio di trasformazione casearia” – ha detto la prima cittadina alla guida della città nel decennio tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 – spero che non sia vero, anche perché so per certo, che, sempre a Badia, è in corso di allestimento un Museo della memoria (MUSME, ndr) a cura del circolo Rotary di Paola. Costringere alla coabitazione forzata storia, memoria e formaggi, mi sembra proprio un obbrobrio».
Puntando dritto al sodo, colei che fu eletta senatrice con un ampio suffragio sull’intera costa tirrenica cosentina, ha messo all’indice la determina n.99 del 26 maggio scorso, definendola «un capolavoro di incomprensibilità» che «denota un uso quanto mai farraginoso e burocratico della lingua italiana».
«Mi spiego – ha precisato la Ganeri – la prima parte, chiara e condivisibile, elenca le attività che possono (direi debbono) aver luogo in quel capolavoro architettonico che è Badia. E cioè: attività musicali, museali, conferenze, mostre, concerti etc. La seconda parte, invece, genera il caos e suscita una serie di domande: chi ha avanzato la proposta di questa elaborazione casearia? La domanda è retorica: perché io e non solo io, crediamo di saperlo. Il comune ha mai espresso attraverso un avviso pubblico la volontà di realizzare a Paola un laboratorio di tal tipo?».
Seguitando, l’ex sindaca ha anche ricostruito le azioni messe in campo negli ultimi anni, soprattutto da associazioni di volontariato che si sono spese gratuitamente per la valorizzazione del bene. «L’Auser di Paola ha speso molti soldi dei soci stessi per rendere Badia accogliente – ha rivelato la senatrice – si sono tenuti in questi anni eventi di grande interesse culturale: mostre, concerti, convegni, dibattiti. Chiedo, per tutto questo e quello che non ho potuto dire, per non farla troppo lunga, di ripensare a questa soluzione, ritirando la determina in questione».
Infine il disperato appello: «Ove questo non dovesse avvenire per quanto sta in me e in tutti i coloro che hanno a cuore il futuro di questa Città si andrà fino in fondo attivando ogni via, anche legale, per sottrarre Badia ad una destinazione utilitaristica».