A poche ore dall’avvio dell’operazione Waterfront che ha portato alla luce l’esistenza di un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare la cosca dei Piromalli, arrivano le reazioni dei sindaci di Gioia Tauro e Rosarno. Tecnici comunali di entrambi i centri del Reggino, infatti, sono risultati coinvolti nell'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria.  

Il sindaco di Gioia Tauro: «Governo ci dia sostegno»

«L’operazione Waterfront- scrive in una nota Aldo Alessio, primo cittadino di Gioia Tauro - rivela e conferma la capacità di infiltrazione delle organizzazioni criminali nella Pubblica Amministrazione, la sua pervasività, la sua forza nel condizionare e corrompere pubblici funzionari. Ancora una volta le indagini si estendono a parte dell’apparato amministrativo del nostro Comune, che già ha duramente pagato le conseguenze del malaffare con il blocco della realizzazione di importanti opere pubbliche in corso e con lo smantellamento degli organici dell’Ufficio Tecnico. Una intera Città, ancora una volta, paga per la presenza di organizzazioni criminali e di profittatori del pubblico denaro che ne impedisce il sano ed operoso sviluppo».

Alessio poi sottolinea «l’inadeguatezza della legislazione relativa allo scioglimento dei Consigli comunali a cui sistematicamente non segue un dovuto e rigoroso controllo sugli apparati amministrativi, titolari della Gestione, che verosimilmente agevolano l’infiltrazione o non la contrastano secondo i loro doveri. La conseguenza – come oramai è noto – è l’oggettivo mantenimento delle condizioni per il perpetuarsi degli attacchi criminali contro la Pubblica Amministrazione e quindi contro il diritto di tutti i cittadini. Occorre, pertanto, rinforzare gli argini contro la criminalità. Ed in questo senso chiedo che il Governo guardi con rinnovato e giusto interesse al Comune di Gioia Tauro, assicurandogli il sostegno che la situazione impone».

 

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Il sindaco di Rosarno: «Ci costituiremo parte civile»

«Si è fatta finalmente luce – si legge nella nota del sindaco di Rosarno Giuseppe Idà - su intrecci e relazioni che hanno poco a che fare col concetto di buon andamento della Pubblica Amministrazione, che in passato sono stati tollerati da amministrazioni che predicavano la legalità solamente in maniera propagandistica, addirittura premiando gli stessi funzionari (coinvolti nella operazione odierna), e che noi, invece, abbiamo licenziato a seguito di procedimenti disciplinari riguardanti le medesime condotte contestate dalla Dda di Reggio Calabria. Fiumi di denaro pubblico che avrebbero potuto riqualificare la nostra Città e restituire servizi ed opportunità ai tanti giovani ormai privi di speranza, sono stati vanificati da funzionari collusi e imprenditori senza scrupoli legati tutti indissolubilmente ad unico comune denominatore, la ‘Ndrangheta».

 

«Questa operazione giudiziaria – continua Idà - rafforza in noi il convincimento, che bisogna operare con dedizione, con perseveranza e con determinazione nell’affermazione della legalità attraverso azioni coraggiose ed in alcune circostanze controcorrente, perché la Giustizia prima o poi arriva. E soprattutto infonde speranza nella stragrande maggioranza di cittadini calabresi che lotta ogni giorno per affrancarsi da tentacoli della malavita che tanti danni ha fatto nel nostro territorio. Ci costituiremo parte civile anche nell’istaurando procedimento penale e non lasceremo nulla di intentato per recuperare le somme indebitamente percepite e per restituire alla Città le opportunità che gli sono state negate».