Prosegue il silenzio dei big democrat dopo l'inchiesta Passepartout e cresce il timore che il partito possa subire un contraccolpo alle elezioni del 26 maggio. Dopo la chiusura delle urne arriverà il momento delle decisioni sul commissariamento e sulla ricandidatura del governatore
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Il silenzio Pd sull’inchiesta “Passepartout” sta diventando sempre più assordante. Anche perché è identico all’atteggiamento tenuto dai vertici del partito durante le prime evoluzioni dell’inchiesta “Lande Desolate” e anche successivamente al venir meno dell’obbligo di dimora che aveva tenuto il governatore Mario Oliverio confinato a San Giovanni in Fiore. Il commissario regionale Stefano Graziano temporeggia per capire bene la gravità del quadro accusatorio. Punto nevralgico è quello relativo alle prassi clientelari descritte dalla Procura. Esiste un vincolo di natura associativa tra i soggetti indagati? Il quesito potrebbe avere un peso determinante per descrivere l’impatto della nuova inchiesta sul futuro del governatore e dell’attuale maggioranza di centrosinistra. Per il momento, dunque, la linea è quella della massima prudenza. Anche perché le elezioni europee sono imminenti e nessuno vuole ulteriormente mettere a rischio il risultato delle urne. «C'è solo una cosa peggiore del giustizialismo, ed è il giustizialismo di partito, per il quale si fa dimettere una persona per l'interesse del partito», ha detto il segretario nazionale Pd, Nicola Zingaretti nel precisare che «la politica deve valutare la scelta migliore da fare, a salvaguardia del territorio».
È chiaro, però, che una volta archiviato il voto e valutato meglio il quadro accusatorio, i vertici del Pd saranno chiamati ad assumere decisioni. Intanto per motivi di scadenze. Le valutazioni sulla prosecuzione del commissariamento erano già state destinate a suo tempo al dopo elezioni, così come quelle relative alle regionali di fine anno. Intanto, la posizione di Mario Oliverio continua a indebolirsi e logorarsi davanti all’opinione pubblica. E se le liste Pd non dovessero avere i risultati sperati dopo il trionfo delle liste di Zingaretti alle primarie regionali, il governatore verrebbe indicato tra i principali responsabili. Dopo le elezioni europee, inoltre, tornerà a riunirsi il Consiglio regionale dopo la pausa per la campagna elettorale. E non è per nulla detto che il governatore ne troverà beneficio. Il presidente della Commissione antindrangheta Arturo Bova ha già sollevato la necessità di affrontare la questione morale in Calabria,mentre la maggioranza a palazzo Campanella non ha da tempo i numeri per governare.
Inevitabile, dunque, che la corrente di partito avversa al governatore, dagli uomini di Maurizio Martina (Ernesto Magorno, Nicola Irto, Mimmetto Battaglia tra gli altri) alla fazione che ha votato Zingaretti come il governatore ma è a lui avversa (Bruno Censore e Carlo Guccione ad esempio), proveranno a sfruttare la situazione per provare a dare una spallata con l’obiettivo di ottenere almeno le primarie e non dare per la ricandidatura del governatore uscente per scontata.
Riccardo Tripepi