Come risponderà, stavolta, Mario Oliverio alla corte di Tonino Gentile? Se lo iniziano a chiedere in tanti all’interno del Pd e della maggioranza di centrosinistra che governa la regione da quasi un anno. Fino ad oggi il governatore ha resistito confinando il Nuovo centrodestra al ruolo di “stampella” del suo governo. Gli alfaniani di palazzo Campanella hanno quasi sempre votato con la maggioranza e non hanno fatto mai mancare il proprio apporto nei momenti più difficili. Ad esempio in occasione della riforma dello Statuto o della votazione del presidente del Consiglio. In cambio hanno ottenuto molta visibilità e anche la carica della vicepresidenza di minoranza (con Pino Gentile fratello di Tonino), eletto grazie ai voti della maggioranza.
Il governatore, però, si è sempre opposto ad un’alleanza organica. Lo aveva fatto con decisione nella campagna elettorale che ha preceduto la sua vittoria. Nonostante le pressioni romane, Oliverio è riuscito ad evitare l’alleanza barricandosi dietro la presenza di troppi esponenti del governo Scopelliti nelle liste degli alfaniani. Ragione che ha prevalso e costretto Gentile e i suoi a trovare una strada alternativa e presentare un autonomo polo.
Adesso, però, la situazione è assai mutata e la questione di un allargamento della maggioranza potrebbe porsi nuovamente. Intanto perché Gentile stesso l’ha rimessa in agenda proponendo ad Oliverio una piattaforma di confronto sulle principali questioni politiche da affrontare nei prossimi mesi. Poi perché proprio durante gli scorsi giorni si è avuto un precedente in tal senso in un’altra Regione. La dirimpettaia Sicilia, sempre a guida Pd, ha aperto agli uomini di Alfano che entreranno nella maggioranza di Crocetta della quale fa parte anche l’Udc.
Uno dei primi effetti, secondo molti, delle manovre in atto a Roma dove sono giornate caldissime in vista della riforma del Senato. Il testo di legge che ridisegna la Camera Alta non convince la minoranza del Pd e il rischio per il governo di non avere i numeri è assai alto. Specie sull’articolo due del decreto Boschi che riguarda l’elettività dei senatori. Ed allora Alfano da un lato e Denis Verdini dall’altro sono alla ricerca delle soluzioni migliori per garantire un esito positivo al percorso delle riforme. I senatori calabresi, lucani e siciliani di Ncd sono stati attenzionati da tutti per capirne le intenzioni. I calabresi, in particolare, avrebbero messo sul piatto due questioni: una riguarda il sottosegretariato pe Gentile, sfumato all’ultimo istante poco più di un anno fa. La seconda è quella relativa all’autorizzazione all’arresto di Giovanni Bilardi su cui palazzo Madama sarà chiamato ad esprimersi nella seconda metà di ottobre, a riforma arrivata in porto. L’ultima apertura di Gentile fa pensare che l’accordo romano ci sia e che, stavolta, Oliverio potrebbe anche assumere nuove decisioni. Anche per mettere a tacere le fibrillazioni del gruppo Pd che ha aperto un pericoloso fronte di scontro con palazzo Alemanni.