Il governatore ha messo in scena la sua investitura per le Regionali del 2019 alla presenza dei fedelissimi e dei sindaci che non gli hanno potuto dire No. Quella che formalmente doveva essere una riunione istituzionale tra amministratori calabresi è stato invece a tutti gli effetti un appuntamento elettorale
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Alla fine il copione, che lui stesso aveva scritto, è stato rispettato alla lettera, senza sbavature e improvvisazioni. Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, si è preso la sua investitura e ha ufficializzato la ricandidatura alle elezioni regionali del 2019. Un epilogo scontato come il finale del Titanic di James Cameron, con Rose che continua a galleggiare e Jack che si inabissa portandosi appresso il lieto fine.
La “zattera” di Oliverio è stata progettata e realizzata in una manciata di settimane, legando stretti 230 sindaci sui quali il governatore è salito per non affondare insieme ai deludenti risultati del suo governo. La corda usata per tenere insieme la scialuppa improvvisata ma efficace è stato un documento, che lo stesso entourage di Oliverio ha predisposto, attribuendolo però a un’iniziativa autonoma dei sindaci, che lo “invitavano” a continuare, dandogli appuntamento a Lamezia per l’incoronazione ufficiale.
Una sceneggiatura seguita pedissequamente e giunta poi al gran finale, con lacrime di commozione, applausi a scena aperta e solenni ringraziamenti per la fiducia accordata. Una rappresentazione grottesca di ciò che dovrebbe essere, e che in effetti è stato, ma solo perché quei sindaci hanno ricevuto un’offerta che non potevano rifiutare. Dietro la presenza di molti di quei primi cittadini c’è la spinta di un ricatto politico che in Calabria tutti conoscono ma che pochi, tra quegli amministratori, hanno il coraggio di denunciare.
Anche chi a Lamezia non ci è andato ha preferito glissare, evitare l’argomento. Mettersi di traverso adesso, mentre la Regione ha ancora parecchie frecce al suo arco, è troppo rischioso per quei territori che confidano nelle risorse che gestisce la Cittadella. Troppi i soldi ancora in ballo, troppi i programmi da finanziare o confermare, tanti ancora i progetti da definire soprattutto facendo leva sui fondi europei.
Oliverio si è mosso con largo anticipo sulla scadenza elettorale, probabilmente novembre 2019, perché solo ora, a distanza di più di un anno dalle elezioni, può esercitare una forza di persuasione davvero efficace. Solo ora può ottenere e ha ottenuto che i sindaci, anche quelli con i quali non ha mai flirtato, anche alcuni eletti con liste di centrodestra, si esponessero mettendoci la faccia.
L’assenza totale dalla scena politica del Pd, in fin dei conti, non è stata un ostacolo, anzi ha rappresentato un vantaggio, consentendo a Oliverio di aprire l’ombrello multicolore del civismo sotto il quale accogliere un po’ tutti senza eccessivi imbarazzi. E così, in tanti hanno accettato l’alibi della riunione istituzionale, facendo finta di partecipare a un incontro operativo tra amministratori della stessa Regione. In realtà, come volevasi dimostrare, si è trattato di appuntamento elettorale con tutti i crismi, organizzato con l’unico obiettivo di mollare gli ormeggi verso un’altra candidatura, l’ennesima di una carriera politica che - dal Pci al Pd - l’ha già visto vestire i panni di consigliere regionale (1980), sindaco di San Giovanni in Fiore (1990), deputato per 4 legislature (dal 1992), presidente della Provincia di Cosenza (2004) e presidente della Regione Calabria (2014).
Avere il sostegno, sincero o meno che sia, di 230 sindaci, non vuol dire però avere anche i voti dei cittadini che quegli amministratori rappresentano. Forse un tempo era così, ma oggi i clientelismi resistono solo ad alti livelli, mentre la grande massa di elettori non può contare neppure sulla concessione di un passo carrabile. Più che in passato, alle prossime elezioni conteranno i risultati ottenuti e le aspettative per il futuro, due fronti sui quali il governatore uscente dovrà essere molto più convincente di quanto non lo sia stato sino ad ora. Senza contare che in Calabria la legge non scritta dell’alternanza è ardua da eludere.
Sarà una partita molto difficile e Oliverio lo sa, ma non gli importa. Ciò che conta è restare nel giro, profondamente consapevole che, come diceva Andreotti, il potere logora chi non ce l’ha.
Enrico De Girolamo
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