Oliverio e i suoi tecnici stanno valutando con attenzione i modi e i tempi con i quali procedere alle nomine dei nuovi dirigenti delle Aziende ospedaliere. Le domande degli interessati sono già state spulciate e la giunta, già nella giornata di domani, potrebbe tentare il colpo di mano. Il condizionale, però, è d’obbligo in quanto l’esecutivo non è stato ancora formalmente convocato dal presidente. E considerata nella giornata la visita di Luca Lotti si potrebbe decidere di rinviare almeno di un giorno. Del resto la stessa decisione è stata presa per la riunione del gruppo dei consiglieri regionali di Palazzo Campanella che hanno spostato il loro incontro alla giornata di giovedì.
Oliverio, che non ha ancora ricevuto il provvedimento di inibizione emesso dall’Autorità nazionale anticorruzione, è convinto di poter firmare egli stesso i decreti di nomina dei dirigenti. Per non correre rischi, tuttavia, il presidente potrebbe anche optare per una soluzione b: allontanarsi al momento del voto e lasciare che a firmare il decreto sia il suo vice Viscomi.
Anche perché il governatore è convinto di poter vedere sospeso o cancellato il provvedimento di inibizione. La mancata notifica nei suoi confronti deriverebbe dalla richiesta di chiarimenti inoltrata all’Autorità nazionale anticorruzione che dovrebbe rispondere nei prossimi giorni in merito a tutti i soggetti ai quali va notificato il provvedimento. Ciò sarebbe sufficiente ad interrompere i termini per la presentazione di un ricorso al Tar che i legali di Oliverio considerano quasi vinto e comunque si dicono certi di poter ottenere immediatamente la sospensiva del provvedimento.
La convinzione di Oliverio e dei suoi deriva dalle modalità con le quali si è arrivati al provvedimento di inibizione. Prima dell’Autorità anticorruzione, era stato il Ministero della Funzione pubblica a mettere sotto osservazione la nomina di Gioffrè all’Asp di Reggio. In quel caso il confronto tra Regione e Ministero fu immediato e anche da Roma arrivò un parere per il quale l’incompatibilità prevista dalle legge per chi era stato sindaco nei cinque anni precedenti alla nomina riguardava la figura del direttore generale e non quella del commissario straordinario.
Durante lo scorso mese di maggio per la prima volta Cantone chiese chiarimenti sulla nomina alla Regione. Ma stavolta, in maniera ancora non chiarita, tale richiesta rimase nel cassetto degli uffici di palazzo Alemanni. Lo stesso accadde poi con il nuovo sollecito arrivato da Cantone nel mese di giugno.
Oliverio che ancora oggi sta cercando di capire cosa sia successo nei suoi uffici, è convinto che fornendo gli opportuni chiarimenti non si sarebbe arrivati all’inibizione. Un provvedimento, del resto, che il presidente Raffaele Cantone aveva annunciato al presidente qualche giorno prima della sua notifica. Un atto dovuto, ma che deriva da una normativa che lo stesso Cantone ha definito poco chiara.
A fronte di tutto ciò, Oliverio e i suoi valutano la possibilità di forzare la mano. Idea, però, che non è condivisa dall’opposizione interna che guarda all’opportunità più che alla legittimità di un nuovo strappo che potrebbe esporre la Regione a nuovi e imprevedibili scossoni. Il confronto con Lotti nella giornata di lunedì potrebbe servire a tutti per schiarirsi le idee.