Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il governatore Oliverio avrà il suo bel da fare in questi giorni per levarsi dall’angolo in cui si è cacciato da solo e con granitica determinazione.
Manca pochissimo alla scadenza dell’ultimatum lanciato al governo Gentiloni per ottenere la fine del commissariamento di Massimo Scura. Secondo quanto affermato in tutte le sedi, ufficiali e non, il primo dicembre o “massimo il due”, se non dovessero esserci novità, il presidente della giunta procederà ad incatenarsi a palazzo Chigi in segno di estrema protesta.
Un annuncio che, almeno fin qui, è stato bellamente ignorato dal governo Gentiloni. Anzi, per dirla tutta, il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, lo ha sarcasticamente bollato come irricevibile, invitando il governatore al rispetto delle leggi.
Né la successiva riunione del tavolo “Adduce” ha prodotto ulteriori passi in avanti, ad eccezione dell’essere riuscita ad inasprire ulteriormente lo scontro con tra il governatore e l’Ufficio del Commissario.
Dalla Leopolda il nuovo endorsement di Minniti verso Renzi
Ma non sono arrivate scialuppe di salvataggio neanche dalla Leopolda di Renzi alla quale hanno preso parte tutti i calabresi fedeli all’ex premier, a partire dal ministro dell’Interno Marco Minniti per finire al segretario regionale Ernesto Magorno. Hanno risposto presente, tra gli altri, anche Stefania Covello,Giuseppe Aieta, Franco Laratta, Maria Grazia Laganà, Sebastiano Barbanti, Arturo Crugliano Pantisano e Giuseppe Giudiceandrea. Soltanto nella giornata di domenica, per la conclusione, è arrivata Enza Bruno Bossio, fedelissima del governatore. Non si sono fatti vedere né Oliverio, né Irto (impossibilitato), né il sindaco Falcomatà.
Al netto del gioco delle assenze e delle presenze, però, è arrivato chiaro il messaggio alle truppe calabresi da parte di Marco Minniti che ha ribadito a chiare lettere, e per più di una volta nel corso del suo discorso, il pieno sostegno a Matteo Renzi e, dunque, anche al governo Gentiloni in questa fase. L’orientamento per il partito calabrese, dunque, è chiarissimo: niente scherzi e disimpegni all’apertura di una fase delicatissima di campagna elettorale.
In questo quadro che spazi di manovra ha la strategia del governatore che a tutti i costi ha voluto alzare il livello dello scontro istituzionale sul tema della sanità? Nessuno, pare di capire. L’obiettivo sembra fuori dalla portata del presidente della giunta, così come lo è stato fin dall’inizio della legislatura.
Mercoledì la Conferenza dei sindaci alla Cittadella
Non a caso Oliverio ha convocato per mercoledì mattina i sindaci alla Cittadella per fare il punto della situazione e mostrare a Roma che il malessere nei confronti della gestione Scura è comune a tutti gli amministratori della Regione e non è solo una questione personale. «Di fronte alla drammatica e straordinaria condizione in cui è stata condotta la sanità calabrese – spiega Oliverio nella lettera di convocazione, la Conferenza dei sindaci costituisce un significativo momento di consultazione istituzionale per la definizione degli orientamenti e delle scelte che dovranno essere assunti dall'amministrazione e dal consiglio regionale della Calabria». Un modo, dunque, anche per tenere aperta una via d’uscita alternativa all’incatenamento e provare a non perdere la faccia.
Le parole di Minniti alla Leopolda sono state troppo chiare per essere fraintese: il Pd calabrese è con Renzi senza se e senza ma. Almeno fino a quando il progetto Renzi ci sarà. Non ci sono, dunque, margini per iniziative alternative o per scontri interni che Oliverio non avrebbe neanche la forza per sostenere al momento, dissanguato anche dall’emorragia in atto verso Mdp. L’unica tregua, al ribasso, possibile sarebbe quella di provare a rinfoderare le armi sulla sanità per provare a blindare qualcuno degli uscenti di corrente, come Enza Bruno Bossio e Bruno Censore.
Il resto delle strategie porterebbe fuori dal Pd la componente del presidente. Magari verso Mdp, anche se l’ipotesi non convince quasi nessuno dell’entourage di Oliverio. Oppure, al massimo, verso la componente orlandiana del Pd. Spostamento che però non servirebbe per ottenere nessuno degli obiettivi prefissati, nemmeno quello dei collegi sicuri.
Riccardo Tripepi