Fu proprio l'ex assessore regionale in corsa ora per la poltrona di sindaco a Siderno a far saltare i nervi alla maggioranza oliveriana in consiglio. Con lei emerse plasticamente tutta l'ipocrisia della giunta
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
All’alba nel suo ritorno in campo nella scena pubblica con un webinar dal titolo “Sud D’Europa – radici e futuro della civiltà” per “entrare nel merito”, è opportuno farlo anche in riferimento alla sua scelta politica per eccellenza imposta in questi anni: far fuori la politica. Almeno, in apparenza. Per anni Oliverio ha malsopportato gli scalpitìi dei “suoi” consiglieri regionali che reclamavano potere e spazio in una giunta che vide solo alcuni di loro ospiti (sgraditi) per un quarto di luna.
Nella prima giunta varata dopo la vittoria elettorale del 23 novembre 2014 Oliverio optò per un “monocolore Pd” con Enzo Ciconte vicepresidente (poi passato con Mario Occhiuto prima della decisione di non ricandidarsi quest’anno), Nino De Gaetano (planato in LeU e poi tacciato come “impresentabile” da Pippo Callipo nella stesura delle liste elettorali) e quel Carlo Guccione, divenuto la sua nemesi dopo esser stato silurato.
Già, perchè Oliverio “grazie” all’inchiesta Rimborsopoli scoppiata nel giugno 2015 si liberò di quel Pd che gli stava stretto per puntare su figure (apparentemente) neutre “buone” per tutte le stagioni: i tecnici.
La “giunta dei prof” nata il 9 luglio 2015 venne presentata con orgoglio. Peccato che Oliverio non avrebbe mai immaginato di aver scelto come vicepresidente una “serpe in seno” o, per usare le parole di Enza Bruno Bossio, un “cavallo di troia”, che fece le scarpe a tutti per diventare in poco tempo deputato in quota Pd: Antonio Viscomi.
L’ex presidente pensava, forse, di trovare almeno la pace con una nuova giunta varata dopo le politiche del 2018. Ma, il tentativo di infiocchettarne mediaticamente l’annuncio descrivendo la giunta come “la più rosa di sempre” non è bastato a placare gli animi perennemente in fermento dei consiglieri regionali. Oliverio assicurò nella riunione di maggioranza del 22 marzo 2018 (la si ricorda perchè è una delle poche tenutesi in cinque anni) che la giunta sarebbe stata nuovamente tecnica, con persone “senza aspirazioni elettorali” (non alla Viscomi, insomma).
Si trattava semplicemente di una balla spaziale perchè fin da subito Antonella Rizzo aderì a LeU partecipando alla vita di Partito e facendosi promotrice di una lista elettorale alle elezioni provinciali di Crotone del 2018 contro l’asse Oliverio-Sculco (e oggi pare stia flirtando politicamente col centrodestra crotonese). Meno prevista (anzi, vissuta come una vera e propria pugnalata) la scelta di Angela Robbe di dimettersi dalla giunta Oliverio per candidarsi alle elezioni regionali abbracciando Nicola Zingaretti, nonostante fino all’ultimo abbia rassicurato il Presidente circa la fedeltà alla causa.
Quello che ci vide più lungo sulla storiella dei tecnici fu Giuseppe Aieta che all’epoca del varo della terza Giunta subito dichiarò: «Il governatore avrebbe fatto meglio ad evitare la discussione di maggioranza e operare le sue scelte in piena autonomia ma, giacchè si è voluto condividere l’ennesimo criterio dei tecnici, bene avrebbe fatto ad attenersi rigorosamente alle proposte dei consiglieri compresa quella avanzata più volte di non nominare assessori a loro riconducibili».
Si trattava di Maria Teresa Fragomeni, neo assessora con delega al Bilancio, di diretta espressione dell’allora capogruppo del Ps Sebi Romeo. È stata la sua nomina a far saltare il banco e i nervi alla maggioranza oliveriana in consiglio regionale.
Con Fragomeni l’ipocrisia della giunta (finto?) tecnica è emersa plasticamente, in quanto nel 2014 fu la mandataria elettorale del candidato consigliere Sebi Romeo, per poi diventare consulente dal marzo 2015 fino alla nomina ad assessora, del gruppo consiliare regionale del Partito Democratico.
Ebbe anche incarichi politici (segretaria del PD di Siderno e vicesegretaria provinciale del PD reggino) ed elettivi (due volte eletta consigliere comunale a Siderno).
Ecco perchè la sua candidatura a sindaca di Siderno presentata pochi giorni fa insieme a Nicola Irto non desterà scalpore alcuno, essendo il naturale proseguo di una carriera politica che si è tentato di celare con una “parentesi tecnica” che è stata solo l’ennesima pernacchia di Mario Oliverio alla sua vecchia maggioranza in consiglio regionale che probabilmente “entrando nel merito” non lo rimpiange.
LEGGI ANCHE:
Politica, Oliverio riemerge dal lungo letargo. Ora vuol riprendersi tutto quello che ha perso