Oddati, iniziamo con una domanda provocatoria: il Pd assomiglia sempre di più al Partito comunista sovietico?

«È una strana reazione quella di Guglielmelli e Murgi. Il commissario regionale Graziano ha detto più volte che non ci sarebbero state le primarie e che la posizione unitaria del partito era quella di cambiare e di non ricandidare Oliverio. A tutti è stato chiesto, in pubblico e in privato, di prendere atto della decisione e ognuno ha potuto manifestare liberamente il proprio dissenso. Il commissariamento è dunque la conseguenza della scelta di due segretari di perseguire una linea opposta rispetto a quella del partito».
Sul commissariamento delle federazioni di Cosenza e Crotone il responsabile per il Sud della segreteria Zingaretti ha insomma le idee molto chiare.
«Non è che possono pretendere di perseguire una linea di contrasto, per giunta con una possibile candidatura alternativa, e rimanere alla guida del partito. È un problema di competizione elettorale, ed è naturale che il partito intervenga».

 

È una decisione definitiva?

«Se Guglielmelli e Murgi sostengono la linea del partito, lo dichiarassero. Le cose possono sempre cambiare. A Guglielmelli, in particolare, ho chiesto di fare una dichiarazione in questo senso, altrimenti ci sarebbe stato il commissariamento. Lui sapeva tutto, le cose le abbiamo sempre fatte alla luce del sole».

 

La deputata Enza Bruno Bossio ha paragonato Zingaretti a Stalin...

«Penso che dovrebbe moderare molto le parole. Non è la prima volta che si lascia andare a intemperanze verbali che sono indecenti. A me fanno anche un po' sorridere, in verità, perché se nel nostro partito c'è un dirigente aperto, disponibile e inclusivo quello è Zingaretti. Il problema è che ci sono delle regole, non si può pretendere di andare contro la linea del partito in maniera così forte e che dopo non accada niente».

 

Nessun ripensamento, dunque.

«Qui nessuno ha il Verbo, può darsi che ci sbagliamo, ma la nostra linea era quella del candidato civico. E Callipo lo abbiamo scelto per motivi politici, di fronte al fatto che, dopo la verifica di sondaggi e del consenso interno, abbiamo ritenuto che la candidatura di Oliverio fosse insufficiente a farci competere».

 

Sì, ma Oliverio non molla.

«Oliverio non ha più nulla da mollare o da prendere. Ci vuole rispetto reciproco. Ci siamo più volte parlati, si è incontrato con Zingaretti e sono state dette delle cose. Oliverio le ha disattese».

 

Cioè?

«A un certo punto si era ragionato sull'ipotesi di una sua disponibilità a fare un passo indietro e di costruire insieme le condizioni per fare questa campagna elettorale. Ha detto di no, per motivi non meglio chiariti, e poi due giorni dopo ha fatto una conferenza stampa in cui ha ripetuto quelle cose lì, decidendo lui chi doveva essere eventualmente il candidato, quando noi lo avevamo già deciso. Ho inoltre trovato un po’ patetico il tentativo di strumentalizzare le sardine».

 

E quindi?

«Oliverio è stato molto scorretto. E questa scorrettezza segna un punto limite. Lui adesso può decidere di candidarsi e uscire dal partito, oppure può decidere di non farlo e di sostenere la nostra linea, pur con tutti i suoi dubbi. È chiaro che, se decide di correre con le sue liste, sceglie la strada di uscire dal Pd, e con lui chiunque lo sosterrà, in particolare chi svolge ruoli formali, siano segretari o parlamentari».

 

Che pensa delle dichiarazioni dell'area Oliverio contro Callipo?

«Sono parole sbagliate che mi fanno anche un po' sorridere. Sappiamo che Callipo non è un uomo di sinistra, ma avevamo detto che il Pd e il centrosinistra da soli non erano sufficienti per competere. Quella di Callipo è una figura che può allargare l'area del consenso ad altre realtà».

 

Ma Oliverio e i suoi ci sono andati giù pesante, anche sul personale.

«Noi non l'abbiamo mai fatto, non abbiamo mai adombrato problemi giudiziari per bloccare candidature, a differenza di quelli che prima si lamentavano rispetto a posizioni non garantiste. È veramente paradossale».

 

Ha letto le dichiarazioni di Aiello, il candidato del M5s? Prima ha aperto a Callipo, ma poi ha escluso categoricamente accordi con i partiti.

«Mi pare che i 5 stelle vogliano fare una valutazione seria su una possibile convergenza. Per noi Callipo sarebbe il punto inamovibile su cui costruirla. Il tempo c'è ancora, speriamo che le cose possano maturare».

 

Ci crede?

«Lo spiraglio è ancora aperto e lo sarà sempre di più man mano che sarà palese la forza attrattiva della candidatura di Callipo. Vorrei aggiungere una cosa».

 

Aggiunga.

«Voglio ringraziare l'imprenditore Nino De Masi per il suo appello. Della sua forza morale sapevamo, ma si è rivelato anche un abile stratega politico».

 

Senta, il tempo per le alleanze stringe. Le diplomazie romane sono al lavoro o siete su un binario morto?

«Penso che in questo momento funzionino meglio le diplomazie calabresi. Ci si renderà conto nel territorio di quanto un risultato positivo sia alla portata. E questo riguarda tutti, anche Oliverio. Io sono sempre convinto che l'intelligenza alla fine prevalga sull'ottusità».

bellantoni@lactv.it