Vivremo democristiani, chissà per quanto tempo ancora. Sul proscenio politico calabrese ci sono due leader incontrastati, due assi pigliatutto destinati, prima o poi, a digrignare i denti l’uno di fronte all’altro.

L’ex udc Roberto Occhiuto, signore assoluto del centrodestra, e il già margheritino Nicola Irto, capo calabrese del Pd, primo partito in Italia.

Niente rivali

Moderati, giovani, rampanti, ambiziosissimi: nei rispettivi poli non hanno rivali. E, soprattutto, non hanno da temerne per il futuro.

Occhiuto, dopo una lunga carriera politica senza particolari bagliori, in pochi mesi è riuscito a prendersi tutto: la Regione, la Sanità commissariata, un ruolo di primo piano tra i dirigenti di Forza Italia e tra i governatori del Sud.

Irto, a 40 anni, ha già un curriculum istituzionale e politico lungo così: consigliere comunale a Reggio, vicesegretario calabrese del Pd, eletto tre volte in Regione, una presidente del Consiglio, un’altra vice. Fino all’attualità: capogruppo dem a Palazzo Campanella e segretario eletto del Pd dopo tre anni di commissariamento.

Dietro, davanti, ma pure a destra e a sinistra, Occhiuto e Irto hanno il vuoto più assoluto. Nessuno, al momento, sembra neppure nelle condizioni di impensierirli o di indebolirne le leadership. Centrodestra e centrosinistra, in Calabria, sono cosa loro. Scontato che, prima o poi, dovranno misurarsi l’uno in relazione all’altro.

Primo test a Catanzaro

Il primo banco di prova saranno le Amministrative di Catanzaro. Nel capoluogo, tra pochi mesi, a meno di un anno dal trionfo delle Regionali, si testerà lo stato di salute del centrodestra di Occhiuto, così come le potenzialità del nuovo corso del Pd di Irto.

Le Comunali, tuttavia, rappresenteranno il terreno di uno scontro indiretto, senza conseguenze sul piano personale per i due dominus della politica calabrese. Sarà guerra fredda anche tra un anno, in occasione delle Politiche. Occhiuto avrà un peso decisivo nella formazione delle liste, mentre Irto dovrebbe candidarsi in prima persona e, considerato il ruolo, in posizione blindata.

Quel che è certo è che ogni tornata, ogni elezione, da qui in avanti vedrà i due assi pigliatutto contrapposti, pur senza l’oggettività di un duello in cui c’è chi perde e chi vince. Siccome il tempo è dalla loro parte, e siccome la politica regionale ristagna senza che possa prevedersi l’ascesa di altri uomini del destino, Occhiuto e Irto, salvo sconvolgimenti ora non ipotizzabili, potranno magari fronteggiarsi alle prossime Regionali, con il governatore a caccia del bis e il dem che potrebbe tentare il riscatto dopo la fallita candidatura alla presidenza dello scorso anno.

Bello e cattivo tempo

Cinque anni, in politica, sono però un’era geologica e avanzare prospettive può risultare fin troppo azzardato.

Quel che conta, invece, è rilevare che, nella Calabria del 2022, sono i due politici post-Dc a fare il bello e il cattivo tempo.

Il loro agire politico racconta che entrambi hanno accolto l’eredità della Balena bianca, interiorizzandone modi, liturgie, riti, approcci, strategie. Parlano da democristiani, conoscono il valore del compromesso politico, sanno mediare e poi emergere, hanno avversari negli altri partiti e nemici nei propri. Sono pacati pacati, rassicuranti nell’eloquio, accomodanti rispetto alle istanze altrui. Sembrano dolci coniglietti. Ma, come il Forlani di Pansa, questa potrebbe essere solo un’impressione, l’esito di un’analisi superficiale: chi li conosce e ne studia il percorso politico giura che siano qualcosa in più. Sì, conigli mannari, politicamente ferocissimi. Infatti hanno sbranato tutti gli altri.