Nuovo ospedale della Sibaritide: stretta sull’impresa D’Agostino che ha in concessione il presidio sanitario. La lentezza delle attività preoccupa e non poco se si pensa che sull’opera, per varie ragioni, vi è un accumulo di ben 13 anni di attesa.

Esce allo scoperto l’ex delegato alla sanità durante il governo Oliverio Franco Pacenza: «Il concessionario deve trasmettere entro il 30 settembre 2020 tutti gli atti propedeutici alla consegna dei lavori, ivi incluso il piano della committenza, alla Regione Calabria. Ad oggi, le uniche attività autorizzate sono: la posa delle gru e la sistemazione del baraccamento del cantiere».

Il monito, ad attenzionare la pratica “ospedale”, è rivolto alla deputazione parlamentare della zona e all’amministrazione comunale in carica affinché diano inizio a una «attività di monitoraggio costante, così come è stato negli anni passati. In un’opera strategica di questa portata – continua Pacenza – può accadere di tutto. La Regione Calabria si faccia carico, dunque, della definizione dei lavori mediante l’assunzione di un cronoprogramma rigoroso».   

Pacenza invita ad evitare interventi di «tipo propagandistico. Diventa davvero curioso – continua l’ex parlamentare- prendere atto che chi è al governo faccia appelli alla Regione. Costoro devono, al contrario, assumere iniziative tali affinché si smuova ogni resistenza». I ritardi sono anche sulla realizzazione di ammodernamento della strada di Insiti che porta al nuovo ospedale, sprovvisto del progetto esecutivo.   

La presa di posizione del Consigliere Giuseppe Graziano

«Mi duole evidenziare che i lavori del nuovo ospedale della Sibaritide, sono praticamente fermi. Con la stessa chiarezza con cui nelle settimane scorse avevo annunciato l’imminente riapertura del cantiere, oggi ribadisco che la ditta concessionaria dell’opera non ha rispettato gli impegni assunti nel cronoprogramma di inizio attività.

Bisognava presentare alla Regione una serie di documenti propedeutici all’avvio delle procedure di realizzazione della struttura e bisognava anche impostare entro agosto le fondamenta dell’immobile, con la base in calcestruzzo. Non è avvenuto nulla di tutto ciò. Non va bene.

Occorre, allora, che la Regione sia più solerte e attenta rispetto a questa vicenda. Perché prima di programmare nuovi investimenti per la sanità è opportuno definire e chiudere la partita su quelli già in itinere. Partendo proprio dall’ospedale di Corigliano-Rossano che – ricordo – è quello più importante in quanto strategico per un territorio che può contare su un rapporto abitanti/posti letti pari solo allo 0.9%: la media più bassa d’Europa».

I 170 milioni di euro per i servizi ospedalieri potrebbero non bastare

Giuseppe Graziano, consigliere regionale in quota Udc, si dice profondamente dispiaciuto per l’ennesimo ed ingiustificato rallentamento dell’iter di realizzazione: «È apprezzabile la notizia dell’arrivo di nuove ed importanti risorse, pari a 170 milioni di euro, per la riprogrammazione dei servizi ospedalieri in Calabria. Questa ottima iniziativa però potrebbe non bastare se si lasciano irrisolte questioni, come quella dei nuovi ospedali, che si trascinano dietro da decenni senza che si trovi una soluzione chiara e definitiva. Nelle prossime ore chiederò al presidente della Commissione consiliare sulla Sanità di convocare il dirigente generale del Dipartimento sanità, Francesco Bevere, per sapere a che punto sia l’iter di realizzazione dei nosocomi, con particolare riferimento a quello della Sibaritideche – senza timore di smentita – è quello con maggiore priorità, considerato il deserto di servizi sanitari che purtroppo c’è in questo territorio. E poi anche per sollecitare lo stesso dirigente ad essere più severo nei confronti della ditta concessionaria dell’opera. Perché non ci sono giustificazioni che tengano nei confronti dell’opinione pubblica rispetto ai ritardi che questa struttura ha accumulato negli anni. Probabilmente – precisa ancora Graziano - la società D’Agostino, in questo momento, ha una lentezza sulla tabella di marcia che sarebbero tollerabile in qualsiasi altra circostanza. Ma non per questa. Perché 13 anni di prese in giro, ritardi, inaugurazioni farlocche, pose di prime pietre inesistenti sono uno sfottò ai cittadini di quest’area della Calabria che per curarsi devono ancora prendere la valigia e partire. Così non va bene. E non vanno bene nemmeno le uscite infelici di qualche pseudo comitato, probabilmente al guinzaglio della politica, che negli ultimi cinque anni si è praticamente eclissato sulla vicenda per ritornare alla carica solo ora».

La storia dell’ospedale e gli ostacoli

Troppo il ritardo accumulato negli anni, tra lentezze burocratiche, responsabilità politiche e questioni giudiziarie legate ad interdittive sulle imprese. L’ospedale venne inserito nel piano sanitario nel lontano 2004, previo approvazione della conferenza dei sindaci dell’allora ex ASL n.3 che indicò Insiti quale area in cui realizzare l’opera. Su tale scelta decise di astenersi l’allora sindaco di Cassano ed attuale assessore regionale Gianluca Gallo favorevole all’idea che il presidio si realizzasse a Sibari.

Nel 2011 l’appalto viene convertito in concessione, ereditando di fatto il solo progetto preliminare e, di conseguenza, l’avvio di tutte le procedure autorizzative ma solo dopo l’aggiudicazione della gara.  Nel 2015 qualcosa si muove di concreto, fermo restando che a distanza di qualche mese il concessionario (l’allora impresa Tecnis) è sottoposto a un provvedimento di interdizione antimafia con tutte le limitazioni e gli effetti che tali atti prevedono. Durante questa fase, venne approvato in sede prefettizia il protocollo della legalità.«Che già esiste – tuona Pacenza – non c’è bisogno di chiedere all’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) nulla, come qualcuno afferma». Nel 2016 avviene la consegna dei lavori, con tanto di annuncio e di conferenze stampa. Seguono fasi convulse in cui si lavora in regime di gestione straordinaria. Le attività subiscono una ulteriore paralisi a causa della presenza di vincoli giuridici e amministrativi.

Dal progetto preliminare si passa all’approvazione del progetto definitivo e alla ricomposizione del quadro finanziario, oltre all’ottenimento di tutte le autorizzazioni. Fino ad arrivare ai tempi di oggi, in cui il Rup (responsabile unico del procedimento) diffida l’impresa ad ottemperare circa la presentazione del piano di committenza.