di Alessia Bausone*

Scorrendo il cassetto dei ricordi, può venire a mente come lo scorso febbraio il consigliere regionale Franco Sergio abbia partecipato a un’assemblea pubblica sulla doppia preferenza e le quote di genere organizzata a Castrolibero, in provincia di Cosenza e alla presenza di molte donne impegnate in politica, nelle istituzioni e nella società avesse preso l’impegno di andare fino in fondo con una riforma attesa da troppi anni in una Regione spesso troppo ferma, quale è la Calabria.
Molti mesi sono passati con nel mezzo una bocciatura in consiglio regionale causata dal voto negativo e decisivo del capogruppo della lista Oliverio Presidente Orlandino Greco, (che proprio nella “sua” Castrolibero si è visto impugnare la giunta per mancato rispetto della normativa sulle quote di genere) e delle scenette di un Partito Democratico che si era detto addirittura “pronto a scendere in piazza” a favore delle donne. Fece seguito la mia proposta di legge regionale ad iniziativa degli enti locali sulle quote rosa e la doppia preferenza, approvata in primis a Catanzaro grazie all’impulso della consigliera Manuela Costanzo e di Demetrio Battaglia e poi a Ricadi, Cosenza, Rende e tanti altri paesi della Calabria.
Certo, lo Statuto regionale prevede l’arrivo immediato (entro 90 giorni) nell’aula di Palazzo Campanella delle proposte che seguono questa procedura particolare per il loro pubblico esame, ma nel gioco delle tre carte dei consiglieri regionali calabresi sulla riforma della legge elettorale si è preferito incardinare il testo, con tutta calma, nella prima commissione consiliare a guida, appunto, Franco Sergio.
Quest’ultimo, volpone della vecchia politica, aveva preso l’impegno di approvare la proposta sulla doppia preferenza e le quote di genere nella legge elettorale calabrese entro l’estate, salvo poi non convocare apposta per tre mesi la commissione “desaparecida”, fino al 30 settembre, ma solo per la liquidazione del Corap.
Dal Presidente Franco Sergio, quindi, solo prese per il c… sulla riforma di una legge elettorale che rimane scricchiolante dal punto di vista del rispetto di quella cosa, chiamata Costituzione.
Mi chiedo, infine, se per coerenza, i consiglieri Michele Mirabello e Arturo Bova ritengano di doversi dimettere dalla prima commissione “affari istituzionali”, in solidarietà alle tante donne che, facendo propria con serietà questa battaglia, pienamente rappresentano.

*giurista esperta in pari opportunità e consigliera comunale di San Luca