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«Credo che il presidente Oliverio abbia smarrito la strada della politica e dell'autonomia e questo è un dato di fatto che pesa moltissimo, sia per la sua coalizione che per la Calabria». Lo afferma il senatore e coordinatore regionale del Nuovo centrodestra, Antonio Gentile.
«Intanto il dato che sfugge – prosegue Gentile – è che in sette mesi abbiamo avuto già due esecutivi. Il primo, squisitamente politico, e il secondo completamente tecnico: non è mai accaduto nella storia e mi meraviglio che gli organi di informazione non lo sottolineino. Emerge nell'opinione pubblica la sensazione di trovarsi dinanzi a una perdita progressiva di quella autonomia che il governatore aveva più volte rivendicato come suo modus operandi. Il problema principale è che la Regione ha perso i primi, importanti mesi di nuova amministrazione, quelli che determinano uno scatto propositivo, in un contesto nel quale l'ente proveniva da otto mesi di ordinaria amministrazione. Dire che la burocrazia è una palude non serve a niente se non si spezza il meccanismo patogeno che lo determina».
«Oliverio è stato consigliere e assessore negli anni ottanta – aggiunge – e queste cose dovrebbe saperle meglio di noi. La storia della Calabria ci insegna che i tecnici, da soli, per quanto possano essere bravi, non possono reggere il peso di un rapporto con la comunità, che è complesso per sua natura. Da Oliverio ci saremmo aspettati una rivoluzione burocratica che portasse a trasferire molte competenze gestionali ai Comuni. È lì, proprio nella gestione avvitata, che si inceppa il meccanismo istituzionale. Penso ai fondi europei e le Regioni dovrebbero concordare il trasferimento di alcune risorse a livello centrale affinché non si perdano. Se dobbiamo pensare che in 20 anni abbiamo restituito almeno cinque miliardi, ragioniamo sul fatto che con quella cifra avremmo rifatto la linea ferrata Jonica o portato l'alta velocità a Paola. Con il Pd non c'è stato il rapporto istituzionale che speravamo. Noi siamo all'opposizione e lì restiamo per creare un'alternativa seria a questa coalizione, ma ci auguriamo che in Consiglio si registrino convergenze sui grandi temi».
Gentile parla dei possibili risvolti della sentenza della Corte costituzionale. «Se la Consulta dovesse stabilire che si è votato con una legge illegittima – sostiene – si dovrebbe riflettere sulle conseguenze, perché non si tratterebbe solo di fare entrare Wanda Ferro, come è giusto, ma di rifare i conteggi per l'assegnazione dei seggi. Tornare al voto diventerebbe obbligatorio per un fatto etico-politico. Devo stigmatizzare il ritornello continuo delle colpe rivolte al passato, perché è una cosa che potrebbe dire un commissario venuto dal Nord e no chi fa politica nelle istituzioni da 40 anni».