Il delegato alle Politiche sanitarie regionali Franco Pacenza snocciola i potenziali finanziamenti che dovrebbero servire a risollevare il settore. La nostra risposta: «Basta fumo negli occhi, servono risultati»
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Dal delegato alle Politiche sanitarie regionali, Franco Pacenza, riceviamo e pubblichiamo:
«In riscontro all’articolo pubblicato sul sito internet LaCNews24.it, dal giornalista De Girolamo in data 05/04/2019, con il quale si ironizza sull’esistenza delle risorse previste dalla DGR n. 115 del 02/04/2019, ai fini della stipula dell’Accordo di Programma integrativo per il settore degli investimenti sanitari, pari a € 701.570.804,41, si forniscono i seguenti chiarimenti, peraltro con elementi immediatamente riscontrabili all’interno della suddetta deliberazione.
Con nota prot. n. 40762 del 20/12/2018, acquisita agli atti della Regione Calabria al prot. n. 14337 del 15/01/2019, il Ministero della Salute ha certificato che le risorse a carico dello Stato, a valere sui fondi ex art. 20 della L. 67/88, disponibili per la Regione Calabria ai fini della sottoscrizione di nuovi Accordi di Programma, sono complessivamente pari a € 308.402.732,56 di cui € 258.494.814,88 non finalizzati ed € 49.907.917,68 da rifinalizzare.
L’importo di € 17.571.984,68 a carico dello Stato, a valere sul Programma previsto dall’art. 71 della L. 448/98, è già stato erogato dal Ministero della Salute ed iscritto nel bilancio della Regione Calabria al capitolo n. U6106013100.
Per quanto riguarda le risorse a carico della Regione Calabria, pari a € 74.696.087,17, la quota di € 42.116.863,63, inizialmente stanziata per l’Accordo di Programma del 2007 e non utilizzata, risulta essere anch’essa iscritta nel bilancio regionale al capitolo n. U6106013100, mentre la rimanente quota regionale di € 32.579.223,54, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 20 del Decreto Legislativo 23 giugno 2011, n. 118, sarà iscritta a bilancio dopo la sottoscrizione dell’Accordo di Programma e previa ammissione a finanziamento degli interventi.
Infine, relativamente alle risorse a carico di privati, quantificati in € 300.900.000,00, si precisa che le stesse saranno rese disponibili dai concessionari a cui sarà affidata, mediante gara pubblica, la costruzione degli interventi interessati da capitali privati e la relativa gestione dei servizi non sanitari».
Risponde Enrico De Girolamo
Gentile delegato alle politiche sanitarie, se alla Regione avete tutti questi soldi da spendere perché la gente continua a scappare dalla Calabria per curarsi altrove?
Perché i cittadini più poveri devono stare in fila dalle prime ore dell’alba per chiedere l’esenzione del ticket che gli spetta?
Perché bisogna attendere anche mesi per esami diagnostici che potrebbero salvare la vita delle persone?
Perché i pazienti rischiano di morire a causa degli ascensori rotti che non possono trasportarli da un reparto all’altro?
Perché quasi ogni sera ormai la Calabria è messa alla gogna sulle tv nazionali che mandano in onda immagini paurose della sanità pubblica regionale?
Perché alla Cittadella continuate a concentrarvi soltanto su chi nomina chi e fate la guerra ai commissari mandati da Roma per appianare i debiti che strozzano i livelli essenziali di assistenza?
Lei fa un elenco di favolosi finanziamenti, che nell’articolo al quale replica sono puntualmente citati, anche se in maniera molto meno burocratica. E fa quasi tenerezza vedere nella sua “rettifica” quelle cifre da centinaia di milioni di euro precise al centesimo, come se arrotondare 700 milioni rinunciando ai decimali dissolvesse tutta la magia che questo Accordone di Programmone Integrativone porta con sé.
Ai calabresi non importano più quanti atti firmate, quanti piani sottoscrivete, quali intese imbastite o promesse fate. Interessano i risultati, interessa essere curati e possibilmente guarire. Qui, in Calabria, non in Piemonte o Lombardia. La conferenza stampa di ieri a Catanzaro puzzava troppo di campagna elettorale e lei lo sa, come lo sa chiunque fosse seduto a quel tavolo vicino al presidente-ricandidato. Parlare di «702 milioni per una sanità al pari delle altre regioni», come ha fatto ieri il governatore, è fumo negli occhi. Troppo perché non cominciassero a lacrimare.