Ernesto Alecci e Franco Iacucci, membri leali dell’Ufficio di presidenza di Palazzo Campanella, l’hanno definita una «anomalia storica», condannando «metodo e finalità» della decisione assunta all’interno dell’ufficio guidato dal presidente Filippo Mancuso, di sdoppiare una carica tradizionalmente ricoperta da un’unica figura, Maria Stefania Lauria.

Per loro - e come dargli torto - è una scelta che non trova alcuna motivazione valida al di fuori della volontà di soddisfare logiche spartitorie. E non a caso i due, dopo aver provato a spuntarla per una postazione rimediando soltanto lo spostamento di Maurizio Priolo (già segretario generale con Presidente del consiglio Nicola Irto), si sono astenuti nella votazione finale, che nei fatti ha deciso un’altra partita nella partita, in cui Forza Italia recita la parte del pigliatutto, imponendosi per 3 a 1 nei confronti del Carroccio. Con il risultato che comunque sembra inevitabile un aumento delle spese per l’Amministrazione regionale.

In realtà si è trattato di gestire la più classica delle patate bollenti. Insomma una situazione complicata sin dall’inizio che ha sofferto anche del dualismo tra le due forze numericamente più numerose in Consiglio regionale. Infatti le tensioni fra Lega e Forza Italia, che si trascinano ormai da tempo, avevano da subito bloccato l’iter che l’Ufficio di presidenza aveva aperto alcune settimane fa pubblicando gli avvisi interni per il conferimento degli incarichi di segretario generale e di direttore generale del Consiglio regionale, in scadenza a fine 2024.

La novità più importante è proprio lo sdoppiamento di un ruolo che per tre anni e fino a oggi, era ricoperto da Maria Stefania Lauria. L’impossibilità di trovare un accordo su un nome condiviso (e che non fosse la Lauria) ha “costretto” allo sdoppiamento criticato dai membri di opposizione dell’Ufficio di presidenza.

Secondo i soliti ben informati di Palazzo, la situazione si è sbloccata soltanto dopo un vertice tra Lega e Forza Italia avvenuto subito dopo Capodanno, che è seguito a quello svoltosi nel periodo natalizio tra il presidente del Consiglio Filippo Mancuso e il segretario regionale di Forza Italia Francesco Cannizzaro. Proprio quest’ultimo al fine di chiudere la partita ha coinvolto il deputato rosarnese Giovanni Arruzzolo in un tavolo a tre in cui Pino Gelardi ha rappresentato la Lega, quale emissario di Mancuso. Un incontro all’insegna del “volemose bene” che è servito per individuare in Giovanni Fedele e Sergio Lazzarino rispettivamente il nuovo segretario generale e il nuovo direttore generale.

D’altra parte non rappresentano un mistero i buoni rapporti che intercorrono tra il capogruppo della Lega e Gigi Fedele, fratello di Giovanni, il cui apporto è stato anche decisivo nell’elezione di Gelardi alle ultime regionali.

Un incontro dunque che ha fatto “sintesi”, mettendo fine all’era della super dirigente Lauria, e dando l’avvio a quella di un trio che di fatto è espressione di Forza Italia che in qualche maniera mantiene saldo il timone delle attività di Palazzo Campanella. D’altra parte quello del direttore generale (Lazzarino) è un ruolo di comando, mentre quello del segretario (Fedele) è un ruolo prettamente legislativo. Ruolo, oltretutto, fanno notare nell’ambiente, che viene comunque ridimensionato, al di là dello sdoppiamento dell’incarico con il direttore generale, anche dalla presenza in posizione di “Capo area” della stessa Lauria che rimane comunque a capo di una importante area legislativa, con la quale volente o nolente il segretario generale dovrà confrontarsi. Vicino a Forza Italia è anche il “Capo area tecnico” Maurizio Praticò, già vice capo di gabinetto di Peppe Bova, con a capo Giuseppe Strangio, da poco entrato nella famiglia di Forza Italia.

In conclusione Forza Italia piazza i suoi negli spazi più importanti di Palazzo Campanella, ridimensionando la Lega, e Mancuso, con la sola nomina del segretario generale.