Pazzali, Gallo e Calamucci intrecciano le loro abilità per creare una rete che tutto vede e tutto controlla. Spiano, schedano e violano ogni regola, contando su agganci, intimidazioni e il desiderio di tenerci tutti “dossierabili”
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No, la Meloni non è l’italiana più dossierata. “Dossierati” lo siamo tutti, o meglio, lo siamo diventati grazie all’attività meticolosa di Equalize, l’agenzia investigativa che dal suo elegante ufficio milanese in via Pattari è riuscita a fare il salto di qualità: spiare chiunque conti qualcosa in Italia, e avere l’ardire di mettere il naso persino nell’email di Sergio Mattarella.
Il modus operandi? Semplice: «Freghiamo tutta Italia», si scambiano parole rassicuranti Nunzio Calamucci, hacker e membro storico di Anonymous, e Carmine Gallo, ex poliziotto a cui la pensione andava stretta. E così, tra corruzione di qualche agente di periferia e agganci al Ministero degli Interni, la banda è riuscita a penetrare nel cervellone della banca dati delle forze dell’ordine, il famoso Sdi. «Ottocentomila dati Sdi, c’ho di là», si vanta Calamucci, intercettato lo scorso gennaio mentre si fa due chiacchiere con Gallo. Sguardi di intesa, spallucce. Quasi fosse normale tenere un archivio privato su mezza Italia.
Le informazioni? I clienti le divorano, e non stiamo parlando di gente comune. «Abbiamo i clienti top in Italia», gongola Calamucci, mentre si vanta dei suoi contatti con i cosiddetti "servizi deviati". «Di quelli lì ti puoi fidare un po’ meno», avverte, in un tono che sa di esperienza, «ma fanno chiacchiere utili».
Tra i grandi utilizzatori c'è persino chi vuole spiare la sua ex fidanzata: Leonardo Maria Del Vecchio, rampollo della dinastia Luxottica, commissiona a Equalize un’operazione ai limiti della fantascienza, ordinando l’installazione di un “captatore” nel cellulare della ex, la modella Jessica Serfaty. «Se poi c’è un’illusione ottica nel dossier… tanto meglio», avrebbe commentato scherzando con un collaboratore, in riferimento a un falso dossier che includeva "conversazioni" compromettenti tra la modella e un illusionista.
Ma non basta: la banda di via Pattari si avvale anche del sistema Beyond, ideato da Gallo, che, con il suo fare pratico, descrive così il sistema ai potenziali clienti: «C’è un primo livello che ti dà un’informazione rapida e un secondo livello con il “flag rosso” per quelle informazioni che devi conoscere meglio. Certe e verificate, escludiamo omonimie». Una rete solida di dati privati, venduta con il fascino del controllo a portata di mano. «Tutta roba sicura, con noi sei a posto», rassicura Gallo, mentre il sistema viene proposto a manager e politici interessati a tenere sotto controllo la vita privata di avversari e collaboratori.
L'email di Mattarella è solo la ciliegina su questa torta avvelenata. In una chiacchierata intercettata, Gallo e Calamucci parlano di come abbiano violato la casella del Presidente della Repubblica grazie a un gruppo chiamato "Campo Volo". «Abbiamo culo, non c’è dubbio», ride Calamucci, «abbiamo chi ancora gestisce la struttura e che fa la manutenzione per altri quattro anni, siamo a posto…».
Il tutto, naturalmente, in perfetto equilibrio tra bugie e sotterfugi. Non sorprende che il loro principale, Enrico Pazzali, manager dai solidi agganci nel centrodestra lombardo, preferisca far finta di niente. «Non ha alcun dominio sul funzionamento dell’organizzazione», scrive infatti il gip, come a volerlo “discolpare” per la sua apparente passività. Dopotutto, se Gallo e Calamucci gestiscono le operazioni più scivolose, Pazzali è il volto che piace agli imprenditori e ai politici: manager della Fondazione Fiera di Milano e già seduto a tavoli influenti, tra cui quello del governatore lombardo Attilio Fontana, Pazzali si limitava a sfruttare i dati raccolti per i propri scopi.
Un esempio? Durante le elezioni regionali del 2023, la parola d’ordine era chiara: «Mi servono notizie per mettere in cattiva luce Letizia Moratti», ordina senza troppi giri di parole Pazzali, evidentemente deciso a favorire Fontana nella corsa alla presidenza lombarda. «Fontana è legatissimo a Pazzali», commenta compiaciuto Gallo, «sta facendo un lavoro perfetto». Del resto, Pazzali non si limita a usare le informazioni, ma le distribuisce in maniera calcolata.
Certo, il pericolo è sempre dietro l’angolo: «Carmine è a rischio perquisizione», avverte Gallo durante una telefonata, mentre istruisce la segretaria su come “occulatare” gli scatoloni con gli hard disk incriminati. «Non dobbiamo lasciare qua nessun materiale estraneo», ripete ossessivamente. E quando la segretaria chiede spiegazioni, lui riduce la questione a un dettaglio logistico: «Li porta giù nel garage. Così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua».
Di certo, Equalize non è un'agenzia “per tutti”: il gruppo si occupa anche di clienti d'élite, come Barilla, che si affida ai servizi di spionaggio di Calamucci e Gallo per identificare chi tra i dipendenti passasse informazioni riservate a un giornalista. «Possiamo fare una verifica completa», rassicura Gallo in un incontro, specificando che «non ci sono limiti, si investe quello che c’è da investire». Risposta da manuale: «Non ti preoccupare, non è tanto». Il tutto, naturalmente, spacciato per “attività legale”, almeno fino a un certo punto. Perché la banda si attrezza persino per il “positioning” – la localizzazione dei cellulari, uno dei servizi di punta di Equalize. «La macchinetta costa un casino», commenta Calamucci a Gallo, ma Gallo, pragmatico, aggiunge: «Vedi un po’ se si riesce ad intestare a tutti e due. Passo in Regione e ti faccio sapere». I due, secondo i pm, stavano cercando di ottenere sconti dagli uffici dei servizi segreti ubicati in Regione Lombardia.
In questo contesto, la banda Equalize si muove con una spregiudicatezza e una determinazione da manuale. Calamucci, l’esperto di “pulizie” digitali, parla come un manager navigato: «A volte arrivi dove vuoi senza che ti chiedano cose particolari». Gallo, dal canto suo, non nasconde i contatti con la criminalità organizzata, tanto che nelle carte dell’inchiesta emerge la descrizione di un “soggetto senza scrupoli” che ha rapporti “con diverse personalità di rilievo, oltreché con soggetti pregiudicati per associazione mafiosa”.
Così, mentre Equalize continua a operare tra le righe del codice penale e del buon senso, i suoi uomini si dilettano a violare vite private e a vendere segreti, costruendo un impero di dossier che sembra poter decidere le sorti di manager e politici. La privacy? Un dettaglio irrilevante per chi, come loro, è riuscito a costruire un’arena di informazioni riservate dove tutto ha un prezzo, dal semplice sospetto fino alla certezza di poter controllare chiunque.