A una settimana dal referendum consultivo si riscaldano così gli animi. Nell’ultimo incontro svolto ieri sera, il gruppo Idm ha confermato tutta la sua contrarietà all’idea di unire i territori di Cosenza, Rende e Castrolibero
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Il tema della città unica resta al centro dell’attenzione e non potrebbe essere altrimenti. Il referendum, fissato per il 1° dicembre, coinvolge i territori di Cosenza, Rende e Castrolibero ed è seguito con attenzione anche dalle realtà limitrofe. Il fronte del sì resta abbastanza “agguerrito”, negli ultimi giorni non sono mancati i confronti e gli strali favorevoli, buona parte degli esponenti di centrodestra e del centrosinistra hanno espresso varie ragioni sull’unione dei tre comuni.
Il gruppo di Italia del Meridione, al contrario, non vorrà un comune unico né nel 2027 e nemmeno per un futuro ancora più lontano. La presa di posizione è stata abbastanza netta e senza tentennamenti, analizzata nel dibattito “Rende non si estingue”. In un hotel cittadino, il confronto pubblico ha registrato e confermato l’analisi complessiva di Idm, che ha spiegato la contrarietà al progetto, per altro partita già dai mesi scorsi. Non è un caso come, sul portale del gruppo, ci sia già dallo scorso febbraio una sorta di vademecum della contrarietà alla fusione dei tre centri con cinque punti, aggiornati ed esaminati in dettaglio nei vari interventi.
Introdotto dalla segretaria rendese, Francesca Cufone, il dibattito ha avuto diversi spunti con l’unica convinzione verso il no argomentata con veemenza. La prima stoccata è arrivata da Annalisa Alfano, segretaria provinciale Idm, che ha difeso l’operato dei suoi colleghi politici: «L’obiettivo del referendum è di eliminare una classe politica libera come la nostra. Siamo stati attaccati, ma continuiamo a portare avanti le nostre idee con fierezza, questa unione dei comuni è un progetto irragionevole». A seguire gli interventi di Caterina De Rose, la responsabile federale donne ha spiegato come questa unione possa creare disagi a tutte le fasce di popolazione, nonché del segretario regionale Emilio De Bartolo, a illustrare come «si rischia di mettere in campo un corto circuito democratico. È un referendum “farlocco”, consultivo ma non deliberativo comune per comune».
L’eventuale disomogeneità sugli indici tributari, sul Psc e le tante differenze tra centri ben diversi restano al centro dell’attenzione per l’economista Michele Mercuri, sottolineando un dato tecnico importante: «La Corte dei Conti ha già manifestato i suoi dubbi nel 2023 alla prima proposta di fusione. All’aumentare della dimensione degli enti non corrisponderà una diminuzione dei costi, questo vale solo per i comuni sino a 60mila abitanti».
Da un docente all’altro, Riccardo Barberi, direttore del dipartimento di Fisica all’Unical, ha mostrato tutta la complessità pratica di una futura unione: «Le motivazioni del sì sono fatte con un sentimento di pancia, chi è contro la fusione non è di certo contro al progresso. Avanzano le discrepanze, stanno spostando solo i problemi così. E poi, come si fa una fusione con una città commissariata?».
La conclusione del sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, sono andate in direzione di un dibattito che, a una settimana del voto, proseguirà con maggiore empatia su tutti i fronti: «I tecnici e gli esperti hanno smascherato una campagna elettorale denigratoria, ricca di fake news. Siamo noi contro il resto del mondo in pratica, abbiamo davvero a cuore il destino del territorio». Sul finale ha lanciato il guanto di sfida: «Abbiamo lasciato la confort zone, la storia non si deve estinguere. Ci sono esponenti, come i consiglieri regionali Caputo e Iacucci, che rifiutano il confronto, al contrario di Mario Occhiuto, l’ex sindaco di Cosenza: nelle prossime ore mi scontrerò politicamente con lui».