Chiarimenti

Baker Hughes, il sindaco Stasi attacca: «Avrei dovuto fare carte false per trattenerli? Chi mi critica abbia il coraggio di dirlo»

Il primo cittadino di Corigliano Rossano torna sulla vicenda legata al progetto industriale da 60 milioni di euro sfumato: «Per alcuni la legalità è una bandiera da sventolare in base alla convenienza»

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di lu. la.
11 ottobre 2024
16:52

Non si smorzano le polemiche attorno al “caso” Baker Hughes. La multinazionale fiorentino-americana ha deciso di ritirarsi dalla proposta di investimento – da 60 milioni e circa 200 posti di lavoro – nel porto di Corigliano Rossano e da più parti continuano a piovere attacchi contro il sindaco, Flavio Stasi. Pur ribadendo la sua posizione favorevole, ma nel rispetto delle regole, il primo cittadino torna sull’argomento per fare ulteriormente chiarezza.

Da giorni rammenta di aver insistito nel chiedere all’Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno e Ionio le regole del gioco, ovvero un nuovo e tanto atteso piano regolatore portuale che indichi la “strada”, le vocazioni di una infrastruttura oggi seminutilizzata, se non dal comparto pesca. Una pianificazione, quindi, che sostanzialmente suggerisca cosa si può fare.
L’aver ricevuto solo silenzi da Gioia Tauro, ha indotto Stasi a rivolgersi, con tanto di ricorso ma senza richiesta di sospensiva, alla Presidenza della Repubblica, circostanza che, per come dichiara Baker Hughes-Nuovo Pignone, ha fatto saltare il banco.


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Tutti aspetti burocratico-amministrativi che a molti potrebbero sembrare questioni di lana caprina. Ma mentre si parla esclusivamente di occasione di sviluppo persa, Stasi persevera nel ribadire che nell’agire di un’istituzione – qual è in questo caso il comune di Corigliano Rossano – non ci possono essere né vie di mezzo né “nì”. Diverso potrebbe essere l’angolo di visione se osservato dal versante squisitamente politico.

«Bisogna avere il coraggio di dire che, pur di non ostacolare l'investimento, conveniva fare carte false»

Nell’intervento di Flavio Stasi c’è un passaggio chiave: «Ho chiesto e ribadisco la domanda a tutti i paladini del lavoro e dello sviluppo dell'ultima ora: gli Uffici Comunali avrebbero dovuto dare una conformità urbanistica falsa, sì o no? Spesso risulto poco simpatico perché non sono tipo da “ni”, ecco perché bisogna avere il coraggio di dire che, pur di non ostacolare l'investimento, bisognava fare carte false».

«La legalità è una bandiera da sventolare in base alla convenienza?»

«Nelle scorse ore – spiega il sindaco di Corigliano Rossano – ho presentato alcuni precisi riferimenti alle reazioni meno accorte, che certamente resteranno indelebili nella memoria collettiva della nostra terra. È evidente, però, che a seguito delle accoratissime reazioni che si sono susseguite, e sembrava che non si aspettasse altro, una parte delle quali abbastanza stupefacenti dal momento che si tratta di forze rimaste totalmente immobili per un anno rispetto alla vicenda BH, ho posto degli interrogativi impliciti che, in assenza di riscontri, devo rendere espliciti. A parlare di investimenti e posti di lavoro siamo tutti d'accordo e tutti discretamente bravi: ogni progetto, come ogni investimento, è funzionale allo sviluppo della Calabria. Ma il rispetto delle norme, la legittimità e la trasparenza delle procedure - in una parola la legalità - sono necessarie per lo sviluppo della Calabria o sono diventate improvvisamente discrezionali, come bandiere da sventolare ed ammainare a piacimento, in base all'entità dell'investimento o alla capacità relazionare dell'investitore? E sia chiaro che gli unici a non avere responsabilità in tutto questo sono proprio gli investitori, sulla cui serietà nessuno discute».

«Meglio fare populismo che dare spiegazioni?»

Stasi conclude sottolineando come gli uffici del Comune di Corigliano Rossano abbiano altre impostazioni: Se produrre «carte false» o meno, «si sono posti il problema immediatamente, hanno chiesto in decine di occasioni di superare i problemi, hanno persino proposto un protocollo di intesa con una pianificazione da condividere, in modo da destinare le altre banchine e non quelle utili a Baker Hughes. Tutto vano».
Ai “paladini”, Stasi domanda ancora se sia «accettabile che nel 2024 in un Paese occidentale venga assegnata una autorizzazione con una conferenza dei servizi che ha per oggetto un'altra cosa e che è stata convocata un mese e mezzo prima della richiesta stessa di autorizzazione? È vero che l'ordinamento amministrativo è cosa complessa, ma partiamo dalle basi: i pareri li vogliamo raccogliere, anche in maniera subliminale, per qualcosa che almeno è già stata richiesta? Ecco quelle che ho ribattezzato le “conferenze veggenti”».
«Capisco anche che assurgere il ruolo di difensore dei posti di lavoro in una terra di emigranti – chiosa Flavio Stasi – è molto più semplice, arriva molto più alla pancia, rispetto a spiegare che una tale assurdità renderebbe ogni successivo iter autorizzativo una vera e propria barzelletta».

 

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