VIDEO | Voto unanime da parte di maggioranza e opposizione per la proposta ispirata dall'imprenditore e testimone di giustizia reggino. Occhiuto plaude all'assemblea e avverte sulla possibilità che il provvedimento sia impugnato. Per Bruni (Pd) è necessario attivarsi perché si vada anche verso una regolazione delle norme a livello nazionale
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I partiti di maggioranza e opposizione hanno stabilito di dare seguito alla proposta di legge ispirata dall’imprenditore Nino De Masi sulla premialità per le imprese resistenti alla criminalità, votandola all’unanimità.
Al termine del dibattito il presidente Roberto Occhiuto parla di maturità dell’assemblea legislativa. «Il racconto che le istituzioni devono dare della Calabria è quello di una regione che sa opporsi ai poteri criminali. Il danno principale che la ‘ndrangheta ha fatto alla nostra regione è reputazionale, che induce anche quelli che potrebbero investire da noi a stare lontani dalla Calabria. Ma non si rendono conto che la ‘ndrangheta ce l’hanno sotto casa, perché molti di questi poteri criminali hanno i loro centri di investimento fuori dalla Calabria. Attenzione – rimarca il presidente - la presenza della ndrangheta è forte nella nostra regione e va sradicata. In alcuni casi ha cambiato le regole e anche lo Stato in alcuni casi è visto come nemico. Noi dobbiamo svolgere il nostro dovere di amministratori contrastando al massimo i poteri criminali, io l’ho fatto nella mia campagna elettorale, facendomi promotore del controllo dell’Antimafia prima della presentazione delle candidature. Ora mi sto adoperando perché alla Dia siano date le banche dati delle Asp per esercitare il necessario controllo. Abbiamo stipulato protocolli con finanza e carabinieri per evitare infiltrazioni in diversi ambiti, ma non basta. Chi si occupa di amministrare si deve preoccupare di stare vicino a chi denuncia. Purtroppo sono tante le aziende che collassano sotto il peso delle intimidazioni della criminalità organizzata».
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Occhiuto poi ha aggiunto che ci potrà essere una richiesta di impugnativa perché il provvedimento non sarebbe conforme alla normativa nazionale, «ma pure esponendosi all’impugnativa può essere promotore di un dibattito sui cambi eventuali o necessari nel codice degli appalti a vantaggio di imprenditori e aziende taglieggiate».
La proposta insomma ha un alto valore simbolico: «Siamo stanchi di registrare nel dibattito pubblico nazionale le solite discussioni sul contrasto alla ‘ndrangheta, Ecco, il contrasto si fa stando vicini a chi denuncia», aggiunge Occhiuto che boccia la gestione delle aziende dagli amministratori nominati dai Tribunali, che spesso le restituiscono praticamente in fallimento.
Occhiuto ha invitato insomma a votarlo così come è stato presentato nonostante quei rischi di impugnativa. «Noi dobbiamo svolgere tutte le attività che possiamo svolgere per convincere chi ancora non lo è, che solo lo Stato può garantire i diritti».
La legge “De Masi”
La proposta, asciutta ed essenziale, presentata in aula da Luciana De Francesco, presidente della Prima Commissione Affari istituzionali, consta di 3 soli articoli, il primo dei quali esplicita il tipo di premialità prevista per le imprese che denunciano i tentativi di interferenza della ‘ndrangheta.
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La premessa è un richiamo ai principi del nuovo codice dei contratti pubblici e ai precedenti in materia di premialità, ricordando che uno degli elementi qualificanti il nuovo codice è rappresentato dall'opzione di aumentare notevolmente la discrezionalità, e quindi la responsabilità, delle stazioni appaltanti attraverso alcuni principi generali come la fiducia negli operatori economici che è sostanzialmente rappresentata dal rilievo che può essere assegnato alla storia e al ruolo dell'impresa nel contesto territoriale e sociale di riferimento.
Così la Regione intende fornire uno strumento che rafforza l'orientamento delle stazioni appaltanti e la capacità di individuare, sulla base di parametri oggettivi, le imprese estranee all'economia illegale. Una misura che non interferisce con le competenze statali, e che consiste nell’automatica assegnazione di un punteggio aggiuntivo alle imprese pari al 10% del parametro finale in sede di aggiudicazione di gara.
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Punteggio da assegnarsi alle imprese che attestano, di essere state vittime di atti di criminalità organizzata, fatti usurari ed estorsivi o di aver assunto nei procedimenti penali ad essi relativi, il ruolo di testimoni di giustizia. Si prevede inoltre che la medesima premialità venga riconosciuta dalla Regione e dagli enti del sistema regionale anche in sede di riconoscimento di contributi e sussidi economici di qualsiasi natura.
Amalia Bruni (Pd) è convinta che ci si debba attivare ognuno coi propri parlamentari di riferimento perché si vada verso una regolazione delle leggi nazionali. Per Ferdinando Laghi la proposta ha un suo valore in sé e si augura che avrà una ricaduta operativa pratica: «Se questa proposta poi non verrà contrastata dagli organi sovraordinati sarà necessario seguirla nel tempo per capirne la ricaduta».