La nuova associazione si chiama come il libro che è costato all’alto ufficiale la rimozione dal suo incarico per tesi considerate razziste e omofobe. Il promotore dell’iniziativa esclude finalità politiche: «Facciamo solo cultura». Ma in tanti a destra sognano una candidatura del militare
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Ha l’imprimatur calabrese il primo passo nella politica attiva del generale Roberto Vannacci, anche se le dichiarazioni ufficiali non parlano di discesa in campo. Eppure, il nuovo movimento “culturale”, a battesimo ieri a Lamezia, ha scelto come nome proprio il titolo del libro di Vannacci – Il mondo al contrario -, finito al centro di un caso nazionale per le tesi esposte, considerate omofobe e razziste, e costato al generale la rimozione dalla guida dell'Istituto geografico militare di Firenze, di cui aveva assunto il comando soltanto nel giugno scorso.
Dietro l’iniziativa c’è il tenente colonnello Fabio Filomeni, ufficiale dell’Esercito in pensione e collaboratore in passato di Vannacci. Filomeni – nell’esprimere soddisfazione per la riuscita dell’incontro, oggi sui suoi canali social ha ribadito quanto aveva giù sottolineato alla vigilia del debutto del movimento: «Il "Mondo al Contrario" è un movimento culturale che si propone di aggregare il pensiero di coloro che vogliono difendere la libertà di espressione. Culturale e non politico, perché tutti Noi siamo radicati nella cultura, ci serviamo della cultura, contribuiamo a crearla, e siamo usati da essa».
Dunque, si rimarca ancora una volta che il passo non è politico. Eppure, sempre Filomeni, mette in luce temi e approcci che da tempo sono il cavallo di battaglia di una certa destra ossessionata dal cosiddetto pensiero unico: «Nell’era della cosiddetta "intelligenza artificiale" un semplice manoscritto ha annunciato alla Nostra amata Patria la nascita di un baluardo a difesa della nostra cultura. La cultura viene manipolata secondo scopi ideologici: è così che si arriva a rovesciare il Mondo e far passare la normalità stessa per un'aberrazione. Ci stiamo organizzando. Abbiamo creato un sito, un blog e pagine social dove ci esprimeremo liberamente nel rispetto della dignità altrui, ma portando, al contempo, un contributo significativo alla crescita culturale della Nostra Nazione».
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Dal canto suo, Vannacci – che non era a Lamezia – si è limitato a un breve messaggio telefonico ai partecipanti: «Porgo un saluto a questo incontro che si occupa del tema della libertà di pensiero. Un tema di grande attualità. Sarei lieto di venire a Lamezia per presentare il libro da voi. Buon lavoro e buon divertimento. Perché discutere di libertà di espressione deve essere allegro e appassionante».
Poco, ma abbastanza per annullare la distanza iniziale, quando aveva affermato di non sapere nulla dell’iniziativa calabrese.
D’altronde il generale si è imposto di avanzare con cautela su un terreno pieno di opportunità ma anche insidie. Sono già in parecchi a fargli la corte, anche se il primo tentativo, quello di Forza Nuova che gli aveva proposto la candidatura a Monza nelle suppletive della Camera, è stato declinato in fretta dall’alto ufficiale.
Ma c’è soprattutto la Lega a blandirlo, dopo che Matteo Salvini si è schierato decisamente al suo fianco quando è stato travolto dalle polemiche e rimosso dal ministro Crosetto dal suo incarico.
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«Comprerò e leggerò il libro di Vannacci – aveva puntualizzato in quel frangente il leader del Carroccio -. Il generale è stato additato come un pericolo. Ma io leggerò il libro di questo generale che ha fatto missioni in Somalia, in Iraq, in Afghanistan, che ha salvato vite, che ha difeso la patria, il Paese, la bandiera, i nostri ragazzi, che fece delle denunce sull'uranio impoverito che tanto male ha fatto a tanti militari. Mi rifiuto di pensare che in Italia esista un Grande fratello che ti dice: questo lo puoi leggere e questo non lo puoi leggere».
Insomma, se son rose celtiche fioriranno.