L'esponente democrat che sostiene Cuperlo replica al capogruppo del partito, Mimmo Bevacqua, e al segretario regionale Nicola Irto in merito alla recente riunione dem che ha espresso dissenso verso il ritorno alla politica dell'ex governatore regionale
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È una replica scritta con la punta della penna intinta nel veleno quella che l’ex consigliere regionale Michele Mirabello (schierato con Gianni Cuperlo) riserva al capogruppo Pd in Consiglio, Mimmo Bevacqua, e al segretario regionale Nicola Irto. Sott’accusa finisce l’esito della recente riunione dem che ha espresso dissenso verso il ritorno alla politica attiva nel Pd di Mario Oliverio.
«Leggendo il resoconto giornalistico della riunione del Gruppo consiliare regionale del Pd - scrive Mirabello in una nota -, e le successive dichiarazioni della Capogruppo e del Segretario Regionale Nicola Irto, ci si rende immediatamente conto dello stato confusionale che regna nel Partito Democratico alle nostre latitudini. In poche righe, e nello stesso articolo, Segretario e Capogruppo assumono contemporaneamente le vesti di Marta e Maddalena».
«Marta (il capogruppo), pensando forse di essere il padrone del vapore, teorizza (anche a nome del gruppo?) che il Partito Democratico dovrebbe chiudere le porte, ed attendere magari la distribuzione delle sue personali pagelle, prima di consentire a chicchessia (alias Oliverio, nomen omen) di partecipare con pieni diritti di cittadinanza ad un congresso nazionale che per definizione è congresso costituente, aperto alle adesioni anche da parte di personalità non iscritte o iscritte ad altri partiti. Maddalena (Irto) nello stesso pezzo giornalistico dichiara, ecumenico come sempre, di voler costruire un partito unito, aperto ed inclusivo», continua l'esponente dem.
«Marta (sempre Bevacqua) che notoriamente detiene in via esclusiva le chiavi interpretative dei flussi del consenso elettorale calabrese - porosegue -, fingendo di dimenticare che in 3 anni in Pd in Calabria ha registrato una flessione a due cifre, afferma di essere contrario a legittimare uomini e percorsi superati. (A Roma si recuperano Bersani, Speranza, D'alema e a Longobucco si erigono mura ed argini invalicabili.) Maddalena (Irto), che convoca l'assemblea regionale per farsi votare la (Sua, personalissima) commissione per il congresso a mò di blitz, invoca la necessità di "fare sintesi per rendere protagonista il partito democratico calabrese (sic!)"».
«(La stessa sintesi che da Chiaravalle a Cutro sta vedendo il Partito Democratico calabrese protagonista di unità, apertura ed inclusività.) La sensazione, piuttosto netta, è che nè Marta, nè Maddalena abbiano ben compreso i contorni di una fase congressuale (ri)costituente che dovrebbe svilupparsi su ben altri binari, con atteggiamenti diametralmente opposti rispetto a quelli che ci hanno portato sin qui. Del resto, se dal terreno del Congresso ci spostiamo a quello della politica regionale, il terreno scivoloso ed incidentato delle contraddizioni e della confusione cambia poco. Basta pensare alla tragicomica gestione della questione delle Università, dove Marta (Bevacqua, sempre Bevacqua) afferma che non è un tema che compete alla politica (ah, no? E lo ha spiegato a studenti, sindaci, cittadini calabresi?) e Maddalena (Irto) convoca (con la solita grande tempestività) i rettori per avviare il confronto. Resta a questo punto da citare l'immancabile Flaiano: “La situazione è grave, ma non è seria!”», ha concluso Mirabello.