L'ex ministro dell'Interno non ha ancora sciolto le riserve sulla sua corsa alla segreteria nazionale del Pd, ma sinora nessun sostegno è venuto dagli esponenti del partito calabrese. Michele Mirabello e Giuseppe Giudiceandrea sono volati a Roma per prendere parte all'iniziativa del governatore del Lazio. Preambolo dello spostamento di Oliverio verso le posizioni del fratello di Montalbano?
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La possibile candidatura dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti alla segreteria nazionale del Pd è praticamente caduta nel vuoto. Soprattutto nella sua Regione, dove a parte il sindaco sottoscrittore della proposta Giuseppe Falcomatà, nessun altro si è espresso in alcun modo su questa possibilità. Gelo sarebbe riduttivo per rendere il livello di reazione della classe dirigente calabrese.
Non solo. A “Piazza Grande”, l’iniziativa che Nicola Zingaretti ha organizzato a Roma, nel quartiere San Lorenzo, per lanciare la propria di candidatura al congresso nazionale, si sono visti due consiglieri regionali che la dicono lunga sullo stato dell’arte. Hanno risposto presente all’appello del governatore del Lazio il presidente della Commissione “Sanità” di palazzo Campanella Michele Mirabello e il capogruppo dei Democratici e Progressisti in Consiglio regionale, Giuseppe Giudiceandrea. Entrambi vicinissimi alla posizioni del presidente della giunta regionale calabrese Mario Oliverio. Il governatore, alla vigilia delle prossime regionali, non vuole fare passi falsi e per il momento preferisce mantenere una posizione autonoma. Ma è chiaro che la presenza di due suoi alfieri nella Capitale è significativa della manovra di avvicinamento verso Zingaretti, unica personalità in questo momento in grado di riunire l’ala sinistra del Pd.
Se a questo dato si aggiunge anche che pure Carlo Guccione, aderendo alla corrente di Andrea Orlando, è con Zingaretti, così come Mimmo Bevacqua che segue il posizionamento di Dario Franceschini, si capisce come in Calabria l’appeal della candidatura di Marco Minniti sia praticamente pari a zero. Il che rappresenta certo un elemento di debolezza per chi si porrebbe addirittura come un candidato unitario, ma che, da ex segretario regionale del Pd calabrese, pare non essere in grado di avere alcun sostegno tra i big nella sua Regione.
Le manovre nazionali, ovviamente, avranno effetti anche sul livello locale dove si è ancora alla ricerca di una candidatura unitaria che possa evitare un congresso con le primarie. La Commissione per il congresso guidata da Giovanni Puccio, che si è reso irreperibile stante le pressioni cui è sottoposto, ha licenziato una bozza di regolamento e indicato la data del 16 dicembre per lo svolgimento dell’assise. Ma in realtà tutto è rimesso alle decisioni del nazionale che esaminerà nei prossimi giorni i plichi in arrivo dalle varie federazioni. Con buona pace di Carlo Guccione che infuoca i suoi Dems per provare a fare saltare il banco, avendo voce ormai infinitesimale all’interno del partito.
Il nodo reale è quello di trovare un nome unitario. Demetrio Battaglia parrebbe l’unico, ma al momento si è chiamato fuori dai giochi. Le altre ipotesi, che vanno dal nome di Franco Laratta fino all’ipotesi dello stesso Oliverio come traghettatore fino alle regionali, non sembrano avere particolare credito. Anche il nome di Luigi Guglielmelli che circola negli ambienti da qualche giorno appare troppo schiacciato sula triade Oliverio-Adamo-Bossio per aspirare ad essere un candidato unitario.
Le prossime settimane saranno decisive e la costruzione degli assetti romani avrà sicura influenza sui giochi da retrobottega cui si è ridotto il Pd della periferica Calabria.
Riccardo Tripepi