L’arrivo del ministro per il Sud Barbara Lezzi a Catanzaro, per partecipare all'insediamento del "Contratto istituzionale di sviluppo" delle città di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio e Vibo Valentia presso l’ufficio territoriale di Governo, non soddisfa a pieno il sindacato Uil Calabria convinto che «questi strumenti da soli non bastino per risollevare le sorti di un territorio».

Un territorio che «aspetta ancora lo sviluppo concreto dei Patti per la Calabria per i quali, dopo il varo operato dai precedenti Governi, ancora siamo in attesa di capire il cronoprogramma delle opere progettate e le risorse che, effettivamente, verranno messe a servizio di questi interventi sul territorio», replica il segretario generale Uil Calabria Biondo Santo Biondo.

Uil Calabria: «Servono interventi straordinari»

Secondo il segretario Uil Calabria gli interventi finalizzati alla rinascita della Calabria possono avere essere utili solo «se si inseriscono in quel progetto più ampio per il rilancio del Sud che i Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno presentato al premier Giuseppe Conte e che fa parte della piattaforma di rivendicazione che è stata al centro della grande mobilitazione unitaria del 22 giugno ultimo scorso a Reggio Calabria».

«Interventi straordinari che necessitano di essere razionalizzati all’interno di un piano organico che lo Stato sarà chiamato a finanziare attraverso l’utilizzo di una nuova iniezione di risorse pubbliche». 

«Necessari», per il sindacato, «interventi di medio o piccolo cabotaggio ma, allo stesso tempo, siano necessari investimenti pubblici più importanti in infrastrutture, partendo dalla cauterizzazione del terzo megalotto della Strada statale 106 e del suo completo ammodernamento sino a Reggio Calabria». 

«Così come necessitano interventi sulla funzionalità della rete ferroviaria a servizio del cittadino e del rilancio della logistica dei porti e, soprattutto, di quello di Gioia Tauro per proiettare questa infrastruttura fondamentale sui corridoi produttivi europei ed internazionali».

 

Con qualche disappunto sulle vertenza Zes (Zone economiche speciali) e dell’ipotesi «funesta» di allargamento alle regioni del Nord Italia: «se ciò si dovesse avverare ci troveremmo di fronte al palese tentativo di azzoppare un progetto di sviluppo del Mezzogiorno che, ancora oggi, tarda a registrare la sua definitiva operatività».

 

Allo stesso tempo, poi, «è improcrastinabile la definizione della “vertenza Zes” per la produttività della quale è necessario pensare ad una fiscalità di vantaggio che sia inserita a pieno titolo all’interno di un riforma più generale del fisco». 

 

Il Governo dovrebbe «investire maggiori risorse, economiche e strutturali, sull’avvio delle Zone economiche speciali del Sud Italia».

 

«Chi gestisce la cosa pubblica in Italia, infine, deve pensare ad un serio intervento di ricostruzione della rete dei servizi sociali e civili in Calabria, partendo dal settore sanitario che, nonostante il Decreto Calabria, continua ad evidenziare notevoli ritardi e inaccettabili disfunzioni», conclude il segretario Uil Calabria Santo Biondo.