Non è poi così complesso raccontare la politica di oggi. Le parole chiave, per orientarsi tra gli schieramenti in campo (non tutti, certo, ma la gran parte sì) sono poche e abbastanza agevoli da assimilare perché ruotano rigidamente attorno a semplificazioni concettuali che pretendono di risolvere i problemi... aggirandoli: è tempo in cui trionfano gli slogan che parlano alla pancia dei cittadini, la logica del "qui e ora", la strategia dei voli a planare tra i differenti terreni di confronto tematico a seconda degli interessi elettorali del momento. Un tempo no: se non c'era visione non c'era leadeship; se non c'era leadership non c'era il partito. E se non c'era il partito non c'era politica.

Agazio Loiero è stato presidente della Regione Calabria dopo una carriera (un vero cursus honorum) di parlamentare e ministro della Repubblica. È stato (ed è) un democratico cristiano convinto, esattamente come Mino Martinazzoli, l'ultimo segretario nazionale della Dc e primo leader del Partito popolare italiano ispirato ai principi dello Scudocrociato delle origini, quello che aveva contribuito a ricostruire il Paese dalle macerie della Seconda guerra mondiale.

E di Martinazzoli, "il poeta della politica", scrive oggi Loiero. Lo fa in un volume che, edito da Rubbettino, in Calabria verrà presentato il 7 dicembre, a Cosenza, nel Museo dei Brettii e degli Enotri (ore 17.30). Il volume si intitola "Il cambiamento impossibile, biografia di uno strano democristiano" e reca il sigillo di prestigio assoluto: la prefazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, insieme a Loiero, di Martinazzoli fu compagno di partito nonché alleato di grandi battaglie a vantaggio del Paese. A firmare l'opera la giornalista Annachiara Valle, con molteplici esperienze editoriali anche in Rai. Alla presentazione del libro interverranno Pierluigi Castagnetti, Agnese Moro, Biagio Politano e lo stesso Loiero con il coordinamento del caporedattore di Rai Calabria Pasqualino Pandullo.

Discetteranno, tutti, su un piano che non può essere uno: la figura di Martinazzoli, infatti, va letta e riletta alla luce del contesto sociale degli anni in cui rivestì il ruolo di segretario Dc, dal '92 al '94 quando si vide costretto a dichiarare sciolta la Democrazia cristiana a causa dell'onda giustizialista che travolse la Prima Repubblica sotto i colpi di Tangentopoli. Anche a questo dato storico, del resto, non manca di fare esplicito riferimento Agazio Loiero che, proprio stamattina (sul Quotidiano del Sud) anticipa i contenuti della sua postfazione al volume di Annachiara Valle.

La riflessione di Loiero, che fa il paio alla prefazione di Mattarella, è una summa di ciò che è stato. Ma anche di ciò che poteva, e doveva, essere se l'onda d'urto del giustizialismo non avesse travolto anche gli onesti e coloro i quali si stavano battendo per riformare da dentro il partito. Scrive Loiero: «Martinazzoli le tentò tutte per resistere a quel tempo feroce. Cambiò radicalmente la classe dirigente, provò a cambiare il nome del partito. Una operazione che tanti democristiani perbene non accettarono». E più avanti: «Martinazzoli si era trovato obbligato a cambiare tutto per salvare il salvabile e portare il partito alla virtù delle origini...».

Ecco, la virtù delle origini quando ad occupare la scena erano i giganti della politica. E Martinazzoli, raccontato da Loiero, era uno di questi. L'ex presidente della Regione ne sottolinea le doti oratorie e il carisma, l'onestà e la visione, la costante ricerca di azioni che non avvantaggiassero le miserie di singoli politici ma il Paese nel suo complesso. Dell'ex segretario nazionale della Democrazia Cristiana Loiero sottolinea infatti la scelta di porre al servizio dell'Italia, e dell'unità nazionale, la cultura e il sapere di cui disponeva per promuovere la costruzione di un argine alle posizioni secessionistiche di bossiana memoria, che proprio in quei giorni prendevano piede. Una posizione di responsabiltà condivisa con Sergio Mattarella, oggi capo dello Stato, e contrastata anche da figure meridionali (e meridionaliste) quali lo stesso Loiero.

Il 7 dicembre, a Cosenza, la presentazione del libro che sarà occasione per marcare la distanza tra la politica di ieri e quella di oggi, nel tentativo estremo di ridestare una coscienza civile che spinga i cittadini a tornare come un tempo alle urne, a non scegliere di pancia ma con la testa, a selezionare scrupolosamente i propri rappresentanti in Parlamento, a supportare le sfide globali che un tempo – da destra a sinistra – venivano affrontate sì da posizioni differenti, ma collegialmente e sempre nell'interesse esclusivo del Paese.