Tra commenti a caldo, dichiarazioni accomodanti e di maniera, e meriti auto attribuiti, il pomeriggio capitolino dei grandi elettori scorre in attesa del verdetto che entro questa sera confermerà Sergio Mattarella Capo dello Stato. Tra i grandi elettori calabresi c’è naturalmente il presidente della giunta Roberto Occhiuto che in questi giorni, quasi con una certa insofferenza rispetto al teatrino registrato in parlamento, ha mantenuto un filo diretto con la Calabria, continuando ad assumere scelte tecniche ed amministrative considerate dallo stesso “importanti” e fondamentali rispetto al periodo emergenziale che stiamo vivendo.

Contattato telefonicamente quando ancora è in corso l’ottava votazione, la seconda di giornata, Occhiuto non nasconde un pizzico di amarezza per come sono andate le cose in questi giorni, certificando la crisi dei partiti odierni e confermando come i presidenti di Regione – primo vero riferimento per i cittadini - oggi giochino un ruolo fondamentale nel processo delle scelte politiche, anche per l’autorevolezza che si sono saputi ritagliare in un’epoca di mutamenti e di nuovi equilibri, dettati anche dalla pandemia.

Presidente, la scelta che va sul Mattarella bis è una scelta di garanzia, ma mette in crisi i partiti?
«Sicuramente si, mi pare che i leader nazionali di centrodestra e di centrosinistra si sono comportati come giocatori che fanno un disastro e poi restituiscono la palla all'arbitro, in questo caso all’arbitro di prima. Mattarella è sicuramente una scelta di garanzia, ha dimostrato grande equilibrio istituzionale, grande serietà, è stato da tutti apprezzato come presidente della Repubblica, ma se questa doveva essere la conclusione, si poteva decidere la stessa cosa qualche giorno fa. Invece si è scelto Mattarella che sicuramente è una garanzia ma quasi rappresentando questa scelta come una resa dei partiti incapaci di prendere una decisione».

Insieme a gli altri Presidenti di Regione siete saliti al Colle per incontrare il Capo dello Stato. Qual è Il senso di questo incontro, e qual è il peso delle Regioni su questa decisione?
«Guardi, i Presidenti possono essere più o meno apprezzati nelle loro regioni, ma sono sicuramente dei riferimenti per i cittadini che possono pensare che facciano cose buone o sbagliate ma hanno la percezione di dirigenti politici che si confrontano con i problemi. E questo conferisce maggiore autorevolezza ai presidenti di Regione rispetto alla politica nazionale che si muove con liturgie che i cittadini alla fine non capiscono. Io non credo che molti italiani abbiano davvero compreso quello che è successo in questi giorni, e magari si sono convinti del fatto, appunto, che la politica nazionale sia incapace di scegliere qualsiasi cosa. Peraltro negli ultimi anni persino i governi sono stati indotti dai Presidenti della Repubblica. Nei momenti più difficili, l’interventismo di Napolitano prima e l’equilibrio di Mattarella dopo hanno indotto scelte che i partiti soli non sarebbero stati capaci di fare. Ora, sembra quasi che i partiti in assenza di chi si sostituisce a loro nelle scelte, cioè il Presidente della Repubblica, non sappiano dimostrare alcuna capacità di decidere».

Le cronache raccontano che nell’incontro esclusivo con i presidenti ci sia stato un momento di confronto con ognuno di voi. Cosa vi siete detti lei e Mattarella?
«Si, il Presidente si è soffermato con ciascuno di noi. Io gli ho detto che ho l’onore di governare una Regione bellissima ma con un coefficiente di difficoltà un po' più alto di quello che hanno gli altri presidenti di Regione. Gli ho detto che gran parte del mio tempo è impegnato sulla sanità e lui è stato molto gentile con me. Gli ho detto che poi lo andrò a trovare nei prossimi mesi».