Quando Martina Hauser arrivò a Cosenza nel 2011 per rivestire il ruolo di assessore al fianco del neo eletto sindaco Mario Occhiuto nessuno in città sembrava sapere chi fosse. E finché non andò via tre anni dopo – dimettendosi ufficialmente per motivi personali, ma, più probabilmente, a seguito di un avviso di garanzia che oggi si è trasformato in rinvio a giudizio per lei e l'architetto cosentino - le cose non erano molto cambiate.

La triestina, moglie del potentissimo ex direttore generale del ministero dell'Ambiente (e dal 2011 titolare dello stesso dicastero nel Governo Monti) Corrado Clini e sposata in precedenza con un ministro montenegrino, non brillò mai per stakanovismo, tanto che alle sedute di Giunta partecipò solo in sei delle sessantasei occasioni a sua disposizione. Si lamentò, però, in quel periodo della scarsa operosità degli impiegati comunali, inimicandosi gran parte del municipio.

Quanto al suo operato a Cosenza, gli unici ricordi dei cittadini sono legati all'apertura del canile di Donnici (grazie a un finanziamento ottenuto proprio dal ministero retto da suo marito), qualche iniziativa in piazza per l'adozione dei quattrozampe, una conferenza sull'amianto e un intervento in Brasile durante il Forum mondiale per l'Ambiente. Occhiuto lo fece trasmettere alla presenza della stampa all'interno di un ristorante, all'epoca di sua proprietà e in seguito pignorato per i troppi debiti accumulati in passato dal primo cittadino cosentino. Riguardava progetti sulla carbon footprint, anch'essi al centro delle attuali indagini della magistratura.

Un assessorato per sdebitarsi degli appalti ottenuti

Le accuse della Procura di Roma, però, hanno fatto luce – o, meglio, ombre – su quelli che potrebbero essere stati i motivi di quella nomina a Palazzo dei Bruzi. Con l'incarico a Martina Hauser, secondo gli inquirenti, Occhiuto avrebbe ripagato infatti Clini per gli appalti ottenuti in Cina – fiore all'occhiello del suo curriculum professionale – grazie al Ministero dell'Ambiente. I lavori – tra cui quelli per il padiglione italiano dell’Expo 2010 di Shangai e la sede di Pechino del Ministero dell’Ambiente – gli sarebbero stati assegnati «in assenza di qualsivoglia procedura ad evidenza pubblica e senza obbligo di rendiconto alcuno» in cambio di somme e incarichi per la compagna del ministro. I circa 90mila euro percepiti da Hauser nella sua veste di assessore, insomma, non sarebbero stati altro che il modo con cui Occhiuto saldava il conto con Clini per quanto ottenuto illecitamente in Asia.

I rinviati a giudizio passati da Cosenza

Nel mirino dei pm, oltre alla coppia e al primo cittadino bruzio, sono finiti in tanti e il capo d'imputazione da cui dovranno difendersi in tribunale è quello di aver creato una vera e propria associazione a delinquere transnazionale che avrebbe fatto affari in mezzo mondo (Cina appunto, ma anche Montenegro, Brasile, Messico, Iraq ed Egitto) e si sarebbe macchiata di «una serie indeterminata di delitti tra i quali numerosi fatti di corruzione, abuso d'ufficio, turbativa d'asta, peculato». Tra gli accusati c'è anche Massimo Martinelli, all'epoca dei fatti braccio destro di Clini in Cina e dal 2009 socio dello stesso Occhiuto, come rivelò la trasmissione Report in una puntata andata in onda nel novembre del 2014.

Ma nella lista figura pure Sandro Favero, ingegnere della veneta Favero&Milan che ottenne un incarico da Palazzo dei Bruzi per la redazione del Piano energetico comunale. Altri lavori dal Comune di Cosenza arrivarono anche alla D'Appolonia Spa per un progetto legato alla carbon footprint, allo Studio Galli ingegneria per il risanamento ambientale, le perdite idriche e la qualità dell’acqua e al Gruppo Rem, che progettò il canile inaugurato dalla Hauser. Gli incarichi appena elencati non riguardano il processo per associazione a delinquere, ma le ditte in questione sono tutte nell'elenco dei rinviati a giudizio dalla Procura capitolina.

Le società di Occhiuto coinvolte nelle indagini

Secondo gli inquirenti gli imprenditori coinvolti ottenevano gli appalti all'estero e per sdebitarsi «riconoscevano a Clini, Hauser e loro congiunti denaro o altre utilità, attraverso prestazioni professionali (vere o fittizie), assunzioni, incarichi, rimesse in denaro e altre utilità». A beneficiare dei favori in terra cinese ci sarebbe stato pure Occhiuto con le società Moa architetture Srl, Moa Srl e Oltrestudio Srl, tutte riconducibili all'architetto cosentino e nell'elenco di quelle «destinatarie dirette e indirette delle erogazioni ministeriali» per progetti di cooperazione sino-italiana legati all'attuazione del protocollo di Kyoto.

Le tre aziende, questa l'ipotesi dell'accusa, «selezionate dal Clini e dal Martinelli, grazie al ruolo preminente svolto dal primo in seno al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal secondo in Cina in seno al SICP (Sino-italian cooperation program), ottenevano, senza procedure di affidamento concorsuale, gli appalti per l’esecuzione di opere e servizi, tutti a far carico sul bilancio del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare». In ballo c'erano centinaia di milioni di euro.

La difesa all'indomani dell'avviso di garanzia

Il sindaco bruzio ha respinto fin dalla chiusura delle indagini ogni addebito nei propri confronti. L'incarico alla Hauser? Arrivato – nonostante Clini fosse, a detta dell'architetto, contrario - perché era «sua amica» e avrebbe potuto essere «utile alla città con la sua competenza». I novantamila euro di stipendi? Una cifra che, viste le sue disponibilità economiche e poiché la stessa «in quel momento poteva accedere a qualunque tipo di incarico o consulenza», alla triestina non avrebbe fatto né caldo né freddo. Anzi, sostenne Occhiuto, la Hauser avrebbe accettato di entrare in Giunta quasi come se gli facesse «un favore personale», ritrovandosi a spendere più soldi in viaggi ed affitti nella sua permanenza in riva al Crati di quanti ne avrebbe guadagnati come assessore alla Sostenibilità ambientale. I lavori ottenuti dall'architetto in Cina? Tutti, dichiarò alla stampa in sua difesa, assegnati dalla Repubblica popolare e non dal Ministero italiano, senza spintarelle, dunque, da parte di Clini o Martinelli.

Le origini dei rapporti con la Cina

I rapporti tra il sindaco e il governo asiatico sarebbero stati, anzi, antecedenti e legati a quelli personali tra l'architetto e Francesco Sisci, celebre sinologo originario di Villapiana che a Cosenza beneficiò di un incarico relativo alla ricerca del tesoro di Alarico, chiodo fisso del primo cittadino. Quali fossero i legami tra la cultura cinese, di cui è esperto Sisci, e gli scavi per trovare il bottino di guerra di un re goto non fu mai troppo chiaro, ma questa è un'altra storia. E alla Procura di Roma non interessa, così come la tesi difensiva del sindaco che, dopo aver provato a chiarire la sua posizione agli inquirenti, ora dovrà farlo davanti ai giudici della capitale a partire da novembre.