«Sono orgoglioso di essere il solo candidato fino a qui ad essere venuto in Calabria a presentare il nostro programma di riscatto per questa terra e per questo Paese. Davanti alle grandi questioni che attraversano anche un territorio come questo non si scappa, ma bisogna metterci la faccia, ragionare insieme e fare squadra».

Maurizio Martina si prende l’applauso più lungo della platea dell’aula Monteleone di palazzo Campanella quando sottolinea come lui sia l’unico tra i candidati alla segreteria nazionale del Pd ad aver messo piede nella nostra Regione quando manca una settimana al voto.

 

Il leader della mozione renziana, che ha registrato l’adesione alla mozione anche di Maria Saladino (candidata in autonomia prima delle convenzioni), ha fatto il punto della situazione con i suoi prima dell’inizio della convention.

Alla sala Monteleone è arrivato dal cortile interno del palazzo, praticamente scortato dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto e dall’ex vicepresidente della giunta regionale, oggi deputato, Antonio Viscomi. La linea decisa è una sola: silenzio tombale sulle vicende che riguardano la giunta Oliverio e la difficile fase che vive il Consiglio regionale con la maggioranza che traballa.

Martina ha delegato ogni decisione «al partito calabrese» e sottolineato che con la sua presenza ha voluto plaudire al lavoro di chi ben sta operando. E cioè il Consiglio regionale con la presidenza Irto che è stata più volte lodata per l’iniziativa adottata per arginare il regionalismo differenziato. «Sono un federalista convinto – ha detto Martina – sono convinto che questo Stato vada riorganizzato nel suo patto fondamentale fra Comuni, Regioni e Stato altrimenti si disgrega di più, ma sono seccamente alternativo all’ideologia autonomista che disvela una secessione reale tra i territori».

 

E poi il duro affondo alla campagna della Lega in Calabria: «Mi viene da mettere le mani nei capelli. Non li conosco come voi, ma mi basta guardare qualche faccia che è passata con Salvini per capire che stanno raccogliendo il peggio del peggio della vecchia politica di queste realtà».

Nessuna parola neanche sull’Amministrazione comunale, rappresentata in sala soltanto dall’assessore Giuseppe Marino. L’addio del sindaco Giuseppe Falcomatà e dei suoi all’area renziana, evidentemente, è ancora da metabolizzare. Anche verso quel fronte, però, nessuna polemica altrimenti avrebbe perso di senso anche il richiamo all’unità dei democratici con il quale Martina ha chiuso il suo intervento.

 

I presenti in sala, si vede anche D'Ascola

In sala presente tutti big dell’area. In prima fila il senatore Ernesto Magorno, l’ex ministro Maria Carmela Lanzetta e poi il consigliere regionale Mimmetto Battaglia, anche in rappresentanza di Gigi Meduri, il deputato Antonio Viscomi, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, l’assessore comunale alle Politiche europee Giuseppe Marino e il sindaco di Taurianova e consigliere metropolitano Fabio Scionti.

Più defilati il responsabile organizzativo del partito Giovanni Puccio e l’ex deputato Demetrio Battaglia.

Insieme a Maurizio Martina sul palco, oltre ai quadri dell’area anche i candidati della lista a sostegno della mozione, a partire dal capolista Massimo Canale che ha abbracciato l’area renziana dopo essere stato il candidato alla segreteria regionale all’ultimo congresso per la corrente di Oliverio e contro Magorno. Canale dal palco ha salutato il “suo maestro” Nico D’Ascola che arriva dritto da Ncd dopo il breve passaggio nella formazione politica dell’ex ministro della Sanità Beatrice Lorenzin.

 

Il silenzio su Oliverio

È ovvio, però, che nessuna parola di solidarietà al governatore Oliverio ancora in obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore e nessuna sulla sua possibile ricandidatura da parte di Martina vuol dire che la discussione in casa Pd sul tema è quanto mai aperta. Del resto il silenzio di Martina conferma il silenzio del resto del partito, con i big dell’area Zingaretti che fin qui si sono tenuti alla larga dalla nostra Regione, e con le parole del commissario regionale Graziano che ha rimandato a data da destinarsi ogni discussione sulle prossime regionali.

E, dunque, non può non confermarsi che le prossime primarie del 3 marzo saranno utili sì all’elezione del segretario nazionale, ma anche ad una conta interna che potrebbe ridisegnare completamente gli attuali assetti.

 

Riccardo Tripepi