«Riscontrati legami di parentela o di affinità o rapporti di frequentazione tra taluni sottoscrittori delle due liste di candidati presentatisi alle consultazioni elettorali del 2013 ed elementi dei sodalizi locali». E' uno dei passaggi della relazione al Presidente della Repubblica fatta dal ministro dell'Interno Marco Minniti che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Marina di Gioiosa, decretato il 22 novembre scorso. Minniti afferma che «E’ risultata la presenza di persone contigue ad ambienti criminali sia nei comizi tenuti dai candidati di entrambe le liste avversarie sia, soprattutto, in prossimità dei seggi elettorali in concomitanza con l’espletamento delle operazioni di voto». In particolare «è stata documentata la vicinanza tra un candidato alla carica di consigliere comunale, poi effettivamente eletto e dimessosi a novembre 2015, ed un soggetto considerato affiliato ad una delle menzionate famiglie malavitose, nonché legato da stretti vincoli parentali ad un noto capoclan». E’ stata anche presa in esame l’attività gestionale riconducibile all’area tecnica del comune, e in particolare le procedure finalizzate all’esecuzione di lavori ed alla prestazione di servizi in ordine alle quali «sono state accertate irregolarità ed anomalie di cui si sono avvantaggiate imprese controindicate».

 

Anche nel settore delle concessioni per la gestione degli stabilimenti balneari «sono emersi elementi rivelatori di uno sviamento dell’azione amministrativa a vantaggio degli interessi della criminalità organizzata. Emblematico è l’episodio relativo ad un’impresa intestataria di una delle concessioni in argomento nei confronti della quale la Prefettura di Reggio ha emesso un’informativa antimafia a carattere interdittivo il 21 ottobre 2016, dandone comunicazione in pari data al comando di polizia municipale dell’ente. Sennonchè soltanto il successivo 27 dicembre l’amministrazione comunale ha proceduto alla revoca della concessione. Parimenti sintomatica è la vicenda concernente un’altra impresa titolare di una concessione per la gestione di uno stabilimento balneare, anch’essa destinataria di interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio il 28 luglio 2016. In questo caso l’amministrazione comunale ha revocato la concessione con atto protocollato il 9 settembre 2016, consentendo in tal modo all’impresa di concludere la stagione turistica».

 

Nel settore edilizio sono stati riscontrati diffusi fenomeni di abusivismo in relazione ai quali «è stata acclarata la grave inerzia dell’ente che in molteplici casi ha omesso di porre in essere le iniziative necessarie a dare concreta attuazione alle ordinanze di demolizione di immobili realizzati in assenza o in violazione dei prescritti titoli abitativi. Tra coloro che hanno tratto vantaggio figurano persone vicine ad ambienti criminali, nonché un soggetto, legato da vincoli parentali ad esponenti di vertice della ndrangheta locale, titolare di un manufatto non solo sprovvisto delle dovute autorizzazioni ma anche, in parte, edificato su un terreno sottoposto a confisca».

 

Criticità sono emerse anche nella gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata ed assegnati al patrimonio indisponibile dell’ente con particolare riferimento a un fondo rustico sottoposto a confisca e consegnato al Comune dall’agenzia del demanio a marzo 2008. Le verifiche espletate dalla commissione d’indagine hanno posto in rilievo che l’ex proprietario del fondo a tutt’oggi ha continuato la manutenzione.

 

Una situazione di inefficienza e di generalizzato disordine amministrativo è stata riscontrata nelle occupazioni di suolo pubblico. «La documentazione in possesso dei competenti uffici comunali – scrive Minniti - è risultata gravemente carente in ordine allo stato delle concessioni in essere. L’amministrazione locale ha omesso di esercitare qualsiasi controllo sulla riscossione dei tributi dovuti per le occupazioni di suolo pubblico. Tra gli inadempienti che hanno beneficiato dell’inerzia dell’ente vi sono esponenti di sodalizi malavitosi ovvero persone vicine ad ambienti criminali per rapporti di parentela, affini o frequentazione».