Se non è un monopolio, poco ci manca, ma l’ondata fratellista su Fincalabra, ente in house della Regione Calabria per l’attuazione delle politiche di sviluppo economico, ha travolto le caselle apicali, occupando poltrone che si troveranno a gestire fior fior di fondi europei. In Fincalabra, come da bilancio 2019, circolano circa 200milioni di euro e sarà per questo che più d’uno ha storto il naso. Della questione se ne occuperà oggi, su richiesta del leghista Pietro Molinaro, la commissione regionale di vigilanza presieduza dall’esponente Fi, Domenico Giannetta. Sul banco degli “imputati” il presidente del C.d.a. Alessandro Zanfino e la nomina del direttore generale Marco Aloise, entrambi ritenuti vicini a Fdi.

Consiglio sciolto, ma le nomine non si fermano

La nomina da parte del presidente facente funzioni Nino Spirlì del presidente di Fincalabra, avvenuta a fine gennaio, ha fatto sobbalzare i consiglieri regionali del Partito Democratico che hanno inviato una formale missiva alla ministra per gli affari regionali Maria Stella Gelmini in cui chiedono, tra le altre cose, “di verificare la legittimità dei provvedimenti adottati: dai decreti con cui Spirlì ha nominato il presidente del CdA di Fincalabra”. «Siamo di fronte al superamento evidente dei limiti attualmente segnati per l’operato degli organi regionali e vogliamo pertanto capire se in Calabria vige lo Stato di diritto e il rispetto delle regole istituzionali» ha subito chiosato il capogruppo Mimmo Bevacqua.
«La Regione revochi, in autotutela e per evitare contenziosi da cui possono derivare responsabilità anche contabili, la nomina del presidente di Fincalabra fatta senza alcuna selezione pubblica», ha aggiunto il capogruppo del Misto, Francesco Pitaro.
Ma è stato l’avviso di selezione del direttore generale dell’ente (rivolto solo agli interni, ma che al suo interno ha un dirigente solo) a creare caos nello stesso centrodestra.

Molinaro sbotta sul direttore generale di Fincalabra

Sulla questione il consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro che ha promesso battaglia, chiedendo e ottenendo che venisse trattata nella seduta odierna della Commissione regionale di vigilanza. «Si tratta di un avviso interno che considero indegno per un ente in house providing strumentale della Regione Calabria. È una indecorosa finzione in quanto prevede la formazione di un elenco dei dirigenti interni a Fincalabra, disponibili all’incarico di direttore generale, ma l’ente ha un solo dirigente, su 127 dipendenti. È una pantomima per tentare di mascherare miseramente, la volontà di nominare direttore generale, l’unico dirigente presente nell’organico dell’ente», ha dichiarato Molinaro.

Mentre Wanda Ferro difende le nomine di Fincalabra

La sua uscita, però, non è piaciuta alla commissaria regionale di Fratelli D’Italia Wanda Ferro, intervenuta pubblicamente a difesa delle nomine di Fincalabra:
«Non possiamo in alcun modo accettare dichiarazioni come quella del consigliere Molinaro, che non è ben chiaro se parli a titolo personale o a nome del partito che esprime, in questa fase, il presidente facente funzioni della Regione. Nel secondo caso dovrebbe forse interrogarsi più proficuamente sui tanti incarichi affidati in ogni settore, con criteri più o meno meritocratici, più o meno politici, più o meno territoriali. Invece il consigliere Molinaro, ormai ossessionato dall’assessore di Fratelli d’Italia, tenta di sollevare dubbi su un incarico, quello del direttore generale di Fincalabra, per il quale non è stato prevista una nomina esterna, in quel caso forse sospettabile di interesse elettorale, ma che viene affidato opportunamente ad un dirigente interno, con evidente risparmio di spesa per le casse regionali e garanzia di competenza. Sulla trasparenza e sulla correttezza della gestione amministrativa - ha specificato la deputata - Fratelli d’Italia non riceve certo lezioni dal consigliere Molinaro».

La controreplica del consigliere leghista su Fincalabra

«Non avrei mai immaginato – ha risposto Molinaro – che la coordinatrice regionale di Fdi, con la sua esperienza politica, potesse arrivare a tanto. Confondere il suo ruolo politico, con il controllo sul funzionamento di un ente in house della Regione Calabria, che ha i propri organi amministrativi, è davvero molto grave. Io ho censurato Fincalabra per l’avviso interno fasullo, relativo alla nomina del Direttore Generale. E l’ho definito “avviso anomalo” perché è rivolto a formare l’elenco dei dirigenti interni idonei a svolgere il ruolo di Direttore Generale, ma Fincalabra ha un solo dirigente. In pratica, un “Avviso ad personam”. È difficile immaginare un avviso più “anomalo” di questo». E ancora: «La coordinatrice regionale di Fdi si è inserita nella vicenda, pur se estranea alle sue funzioni, con accuse farneticanti nei miei confronti. Ma d’altra parte la coordinatrice ha dimostrato di essere molto informata sulla nomina predestinata del Direttore generale. Quanto accaduto e l’atteggiamento della Coordinatrice Regionale di FdI fanno sorgere delle domande a cui si dovrà dare risposta in Commissione Vigilanza del Consiglio Regionale. Perché la coordinatrice regionale di Fdi si permette di sostituirsi all’organo amministrativo di Fincalabra Spa? Chi comanda in Fincalabra Spa, che è un ente in house della Regione Calabria? Comanda il Consiglio di amministrazione, espresso dalla Regione Calabria, o il partito di Fdi? Perché una coordinatrice regionale di Fdi si oppone ad un Consigliere regionale della Lega, reo solamente di avere chiesto che la Commissione vigilanza del Consiglio regionale, si occupasse di un Avviso interno, redatto dalla finanziaria della Regione Calabria?».

Per Guccione «A Fincalabra spettacolo indecoroso»

Ad inserirsi nella polemica il vicepresidente della commissione di vigilanza in quota Pd, Carlo Guccione: «Non si può restare in silenzio davanti allo spettacolo indecoroso delle liti tra gli esponenti del centrodestra calabrese su bandi farlocchi e tentativi di lottizzazione dei vari Enti regionali. Per ultimo, la presa di posizione del consigliere regionale Pietro Molinaro dimostra come ci sia una lotta di potere per accaparrarsi nomine e poltrone».

Fincalabra, ecco chi sono Zanfino e Aloise

Alessandro Zanfino di Acri è un avvocato che si occupava in passato principalmente di assicurazioni e sinistri stradali. Sotto l’ala di un suo concittadino, l’ex consigliere regionale e assessore all’agricoltura in quota Udc Michele Trematerra, rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Acheruntia” nel febbraio 2017, Zanfino è stato nominato dirigente del dipartimento agricoltura nel 2010 dal presidente della Regione Peppe Scopelliti. Successivamente prese il posto di un’altro ormai ex “trematerriano”, Maurizio Nicolai (genero dell’ex parlamentare Pd Cesare Marini), all’Autorità di Gestione del “Programma di Sviluppo rurale” 2014-2020 della Calabria. Lo scorso gennaio, previa folgorazione sulla via sovranista, come si è detto, è stato nominato da Nino Spirlì Presidente di Fincalabra.
L’avviso interno per la nomina del direttore generale di FinCalabra che ha mandato su tutte le furie Pietro Molinaro, invece, riguardava Marco Aloise, unico dirigente interno all’ente, con un compenso da oltre 90mila euro annui. Nominato anche lui in epoca scopellitiana dirigente del dipartimento Attività produttive e poi direttore amministrativo dell’Asl di Cosenza, è con Mario Oliverio che arriva a Fincalabra.
Aloise è uno storico esponente di Alleanza nazionale, già candidato Sindaco a Paola nel 2003 con la coalizione di centrodestra (tranne l’Udc, che si presentò contro di lui con Graziano Di Natale, oggi eletto nella lista di Pippo Callipo in Regione). Il fratello Franco è stato anch’esso eletto nel consiglio comunale di Paola, arrivando a svolgere il ruolo di Presidente del consiglio. Parente diretto del missino Dante Aloise, Presidente del circolo An di Paola e già candidato con la Fiamma tricolore alle elezioni regionali del 2000. Quest’ultimo ama raccontare: «Mio padre all’età di 17 anni fece la Marcia su Roma!». Oggi, invece, si marcia su Fincalabra.
E se nel 2003 a Paola nei confronti della candidatura, indigesta ai più, di Marco Aloise, si converse su di lui parlando apertamente di «ingoiare un rospo per il bene e l’unità della coalizione», vedremo se, a distanza di anni, in commissione regionale di vigilanza si replicherà lo stesso canovaccio per quietare gli appetiti manifesti di Fratelli D’Italia.