Andrea Cuzzocrea sbatte i pugni sul tavolo e ritira la fiducia al sindaco che non ha più i numeri per governare
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Andrea Cuzzocrea ritira l’appoggio a Marcello Manna e getta nel caos il consiglio comunale di Rende, convocato, tra l’altro, per approvare il bilancio ma anche per richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti un’anticipazione di liquidità da oltre tre milioni e mezzo di euro, sfruttando un beneficio messo a disposizione degli enti locali dalla Legge Finanziaria e già positivamente utilizzato dal comune di Cosenza e dalla Provincia. Non ci vuole la zingara per indovinare cosa abbia fatto incrinare il rapporto di fiducia: Cuzzocrea, candidato alle provinciali, puntava alla elezione con il sostegno del sindaco, ma qualcuno è venuto meno ai patti ed ha fatto saltare il banco.
La dura legge dei numeri
In corsa nella lista Insieme per la Provincia, Cuzzocrea ha ricevuto solo due preferenze, più quella espressa in suo favore da egli stesso, dai colleghi del consiglio di Rende. Gli sarebbe bastato un altro voto, uno solo, per centrare l’obiettivo. A mettergli il bastone tra le ruote è stata anche la candidatura con Italia del Meridione di Franchino De Rango, altra stampella di Manna, che ha drenato in suo favore la propria e altre due preferenze. Lo strappo si è consumato in apertura della seduta di oggi, 26 febbraio. Cuzzocrea ha preso la parola annunciando la sua volontà di revocare l’appoggio all’amministrazione. Senza i numeri necessari per licenziare il bilancio, con il rischio concreto di una bocciatura della pratica, e conseguente chiusura anticipata dell’esperienza amministrativa, la ormai ex maggioranza, nella persona del consigliere Gaetano Morrone, ha tentato l’inversione dell’ordine del giorno, per porre subito in discussione il punto relativo all’anticipazione di liquidità, giustificando la richiesta con l’urgenza della pratica, che va approvata entro il 28 febbraio per non perdere il beneficio, e con i problemi familiari di due membri dell’assise che di lì a poco avrebbero dovuto abbandonare i lavori, consentendo così anche di rinviare proprio la discussione sul bilancio.
La controproposta di De Rose
Un trucco troppo evidente per non essere scoperto. I consiglieri di opposizione hanno allora proposto, inutilmente, il rinvio di 24 ore attraverso la voce di Massimiliano De Rose, a patto di confermare però la discussione di tutti i punti iscritti all’ordine del giorno, compreso quello dell’approvazione del bilancio. L’istanza è stata respinta. A quel punto allora, l’opposizione, con il gruppo di Rcd già assente per scelta fin dall’apertura della seduta, ha abbandonato l’aula, facendo mancare il numero legale. Consiglio sospeso e tutti a casa.
La conferenza stampa convocata da Manna
Il sindaco non si è perso d'animo. Con il supporto del presidente del consiglio Mario Rausa ha convocato d’urgenza un nuovo consiglio comunale per le ore 19 del 27 febbraio, affinché si proceda almeno a licenziare, unico punto iscritto all'ordine del giorno, l’anticipazione di liquidità, «vitale - ha ribadito Manna nel corso di una conferenza stampa convocata in quattro e quattr’otto in comune - per salvaguardare i conti». Difficile però che gli equilibri possano modificarsi in così poco tempo, a meno che Manna non sia disposto a sacrificare se stesso e a barattare l’approvazione di questa pratica con le sue dimissioni. Ci sarebbe poi qualche dubbio sulla regolarità delle notifiche. Ovviamente non basta un messaggino per convocare i consiglieri e rintracciarli tutti in tempo utile non sarà facile.
Gli errori politici del sindaco
Iscrivere l’approvazione del bilancio all’ordine del giorno di un consiglio comunale immediatamente successivo alle elezioni provinciali è stato un suicidio politico. Tanto più che, per licenziare la pratica contabile, c’è tempo fino al 31 marzo, scadenza che il governo si appresta addirittura a prorogare fino al 30 aprile. Ma il capolavoro era stato già confezionato qualche giorno prima: per soddisfare un capriccio di Mario Oliverio, al quale Cuzzocrea risponde, Manna aveva accettato di sostenerne la candidatura al consiglio provinciale, fornendo in tal senso ampie rassicurazioni al governatore nel corso di un incontro a San Giovanni in Fiore, dove il presidente della Regione è costretto a dimorare. Il sindaco era convinto di poter contare su almeno quattro voti, che poi però a dovuto dividere per accontentare anche le ambizioni di Franchino De Rango. Com'era prevedibile, alla fine nessuno dei due ce l’ha fatta e Manna è rimasto con il cerino in mano, costretto a chiedere la carità all’opposizione, rifuggendo da quelle responsabilità notoriamente in capo a chi amministra.