Domani pomeriggio il presidio organizzato dal Movimento 24 agosto davanti a Montecitorio per protestare contro lo scippo delle risorse al Sud. Sit-in anche in mattinata per dire no alla riforma della Giustizia
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«Una giornata importante quella di domani davanti a Montecitorio all’insegna di una mobilitazione che sia più larga possibile, sempre nella prospettiva di un impegno concreto nella tutela dei diritti dei cittadini a tutte le latitudini. Per questo sarò in piazza prima di tutto alle 10, per partecipare al presidio organizzato assieme al coordinamento dei Cinquestelle anti-governisti “Parola agli attivisti” contro la riforma della giustizia penale che, di fatto, cancellando i processi, peggiora la qualità della giustizia in Italia. E in seguito, alle 15 parteciperò alla manifestazione organizzata dal Movimento 24 agosto “Equità territoriale” per denunciare lo scippo al sud nel Pnrr. Autentico scandalo che determinerà un aumento del divario tra i territori rendendolo incolmabile». È quanto afferma la senatrice de “L’alternativa c’è”, Bianca Laura Granato.
«Si tratta di due appuntamenti importanti per il Paese e per il Mezzogiorno. Saremo in piazza prima di tutto nel nome della legalità e di una giustizia equa, efficiente e giusta. Non possiamo rimanere in silenzio davanti ad una riforma della giustizia che incentiva ad allungare i processi per ottenere improcedibilità e quindi impunità – afferma ancora Granato -. Così come non possiamo accettare che la prescrizione processuale, voluta dal governo Draghi, permetta di archiviare circa 150.000 procedimenti. Con l'attuale riforma per i reati puniti fino a 6 anni di reclusione non si andrà più in carcere, non si rischia nemmeno la condanna, così come il Parlamento, con una legge ordinaria, potrà decidere quali reati avranno la priorità: questo significa dire addio all'obbligatorietà dell'azione penale».
«Ma saremo in piazza – dice ancora la senatrice – per contestare il Pnrr “bluff”, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che destina al Sud visto solo 10 per cento del Recovery. Parliamo di risorse insufficienti che non possono sostenere la ripartenza del Meridione e aumenteranno il divario tra le due anime di un Paese che mai come in questo momento ha avuto bisogno di pacificazione sociale ed economica. Sono due temi assolutamente trasversali, quindi parteciperanno esponenti di più forze politiche. Sembrerà uno scenario variopinto, ma è bene includere tutti coloro che sentono sulla propria pelle di onesti cittadini e contribuenti l’ingiustizia di queste misure che gridano vendetta – conclude Granato -. Mi metto a disposizione dei cittadini per qualsiasi evento o azione vogliamo portare avanti insieme sui territori».
La mobilitazione contro il Pnrr
«Al Sud sarebbe dovuta andare una quota del 70% del Recovery, in base ai criteri di riparto del Regolamento Ue. Ne hanno promesso il 40%, e ora vogliono assegnarne tra il 10 e il 15%, al di là dei buoni propositi annunciati dalla Ministra Carfagna. Degli 82 miliardi che il governo ha dichiarato che sarebbero andati al Meridione, di sicuri nel Pnrr inviato a Bruxelles ce ne sono solo 35. Il resto è lasciato all’arbitrio degli uffici governativi e a bandi che metteranno in competizione tra loro le amministrazioni e dove a pesare sarà la loro capacità di spesa. Ancora una volta il criterio che ha governato la distribuzione delle risorse nei territori nazionali, la spesa storica, rischia di pesare sui fondi che arriveranno al Sud, avvantaggiando le aree più ricche del paese, come già avvenne nel primo Piano Marshall». Questi i motivi per i quali i senatori Saverio De Bonis e Gregorio De Falco, il Movimento 24 agosto per l’equità territoriale, la rete dei sindaci “Recovery Sud”, le sedi regionali di Liberi agricoltori di Puglia, Basilicata, Calabria, Campania Sicilia e Sardegna chiamano tutti alla mobilitazione di domani. Alla manifestazione parteciperà anche l’Esecutivo nazionale comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l'Unità della Repubblica e l'Uguaglianza dei Diritti.
Nel mirino della protesta anche le politiche agricole. «Quanto alla PAC – dicono i promotori dell’organizzazione – negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a un progressivo taglio degli aiuti agricoli diretti e quindi alla marginalizzazione degli agricoltori. Con l’ultima programmazione (2021-2027), il taglio per l’Italia sarà del 15%, ossia 6,2 miliardi in meno. Ciò peserà soprattutto sulle aziende agricole e le comunità rurali del Mezzogiorno. Ma l’Europa non esiste senza l’agricoltura, e l’agricoltura muore se muore la Pac. E a farne le spese saranno i consumatori, in termini di qualità e salubrità».