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"Maestri di trasformismo, consociativismo e cinismo. Ma soprattutto di un trasversalismo che frustra ogni ipotesi di sviluppo per la comunità che si pretende di rappresentare. Le vicende sulla caduta del consiglio comunale di Cosenza sono una spia tangibile della spregiudicatezza di una certa classe politica che indipendentemente dal suo dichiarato schieramento considera il proprio “poteruccio” localistico al di sopra di ogni cosa. La crisi al comune di Cosenza delinea un comportamento che non ha la dignità del gattopardismo. Nell’analisi del principe Tommaso di Lampedusa, i dignitari del potere hanno il buonsenso, quanto meno, di salvare l’apparenza. Le vicende cosentine testimoniano il totale disprezzo anche della forma. L’obiettivo è uno e solo uno: perpetuare all’infinito le proprie posizioni di rendita politica. Naturalmente, senza valutare le conseguenze e i riflessi per la cittadinanza".
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La crisi della Calabria risiede proprio in un deficit di rappresentanza politica che pecca di qualsiasi credibilità ed è totalmente priva di idee e valori. E i risvolti cosentini ne sono la più vivida testimonianza. Gli autori di tale crisi dovranno rispondere al tribunale della loro coscienza politica, ma soprattutto a quello della storia che li condannerà senza alcuna possibilità di appello. Onore, infine, a Mario Occhiuto che in tutta la vicenda si è comportato con serietà, dignità e coerenza; virtù, quest’ultima, in via d’estinzione. Un primo cittadino, Occhiuto, dalla prospettiva amministrativa lungimirante che ha posto professionalità e coraggio al servizio della sua comunità".